Abbiamo letto… Morte a Pemberley di P.D. James (ed. Mondadori)

morte a pemberleyQualche giorno fa ci ha lasciato una delle più grandi gialliste di ogni tempo, da molti considerata la sola erede di Agatha Christie, P.D. James.

James era una Janeite molto appassionata, tanto da decidere di scrivere un sequel di Orgoglio e pregiudizioDeath Comes to Pemberley uscì nel 2011 e nel 2013 Mondadori ne pubblicò la traduzione col titolo Morte a Pemberley (trad. it. di Maria Grazia Griffini).

Alcuni tra noi di JASIT lo lessero e ne parlarono sui loro blog personali.

Mara Barbuni su Ipsa Legit ha dapprima tradotto parte di un’intervista in cui P.D. James spiegava la propria decisione di confrontarsi con un sequel austeniano (P.D. James a Pemberley) e in seguito ha descritto la propria esperienza di lettura nel post Death Comes to Pemberley.

Silvia Ogier e Gabriella Parisi hanno scritto una recensione a quattro mani del libro nel post
GdL Death Comes to Pemberley di P.D. James e Gabriella ha anche commentato la miniserie televisiva che BBC ha tratto dal romanzo. Potete leggerla in Ricordando P.D. James 

Vi auguriamo una buona lettura per rivivere insieme a noi le atmosfere suggestive di una Pemberley dal sapore… mystery.

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About thirty years ago…

Il Jane Austen Book Club (JABC) organizzato a Bologna dalla Biblioteca Salaborsa e da JASIT prevede una serie di incontri mensili, ma anche un gruppo su Facebook dove, prima, durante e dopo gli incontri, si discute, si esprimono opinioni, si interpreta e si analizza l’opera del mese, spesso con giudizi contrastanti. In questo periodo si parla di Mansfield Park e la discussione è nutrita e molto accesa e articolata.
Abbiamo quindi pensato di far partecipare anche l’autrice, inserendo qui una serie di citazioni dal romanzo che magari possono mettere in luce qualche argomento, qualche particolare, qualche personaggio di cui non si è parlato o si è parlato di meno, oppure far sorgere qualche curiosità.
Le citazioni sono in italiano (sono tratte dal sito jausten.it e le potete trovare anche nel volume che abbiamo dedicato al bicentenario del romanzo) ma abbiamo pensato che almeno il titolo del post dovesse rendere omaggio alla lingua dell’autrice.
Naturalmente potete aggiungere le vostre citazioni preferite, nei commenti a questo post o nel gruppo Facebook, da dove provvederemo ad aggiungerle qui.

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Citazioni da Mansfield Park

Circa trent’anni or sono, Miss Maria Ward, di Huntingdon, con sole settemila sterline di dote, ebbe la fortuna di attrarre Sir Thomas Bertram, di Mansfield Park, nella contea di Northampton, e di essere così elevata al rango di moglie di un baronetto, con tutti gli agi e le prerogative di una bella casa e di una rendita cospicua.
(incipit)

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Chi era la madre di Harriet Smith?

Pubblichiamo oggi un articolo tradotto da Persuasions #7 del 1985: “The word was blunder”: Who was Harriet Smith’s Mother?, di Edith Lank, una riflessione sui nomi di battesimo utilizzati da Jane Austen con una piccola burla.

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“La parola è un indizio”: Chi era la madre di Harriet Smith?

Più di un critico ha notato che Emma può essere considerato un romanzo mystery puro e semplice. Indizi abilmente intrecciati nella trama del romanzo possono facilmente passare inosservati, in modo che a ogni rilettura ci si ripete deliziati: “Ma certo, come mai non me n’ero mai accorto prima?”
Eppure, in 170 anni in cui il libro è stato studiato (l’articolo è del 1985, N.d.T.), nessuno ha colto l’indizio, lasciato maliziosamente in bella vista da Jane Austen, circa l’identità della madre di Harriet Smith.

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Le edizioni annotate di Jane Austen a cura di D. Shapard

Oggi vi proponiamo la traduzione di un’intervista molto interessante apparsa sul sito dell’associazione Jane Austen in Vermont. Abbiamo ottenuto il permesso di tradurla da Deborah Barnum, autrice dell’articolo, che ha dialogato con David Shapard a proposito delle sue “Annotated Editions” delle opere di Jane Austen. Le edizioni curate da Shapard sono molto utili a chi voglia leggere i romanzi austeniani in lingua originale, grazie all’ausilio di note puntuali e approfondite.

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Gentili lettori, David Shapard, autore di cinque edizioni annotate dei romanzi di Jane Austen – tutti a eccezione di Mansfield Park, la cui pubblicazione è prevista il prossimo anno – la prossima settimana si unirà alla Jane Austen Society of North America, Regione del Vermont, per il Burlington Book Festival. In quell’occasione ci parlerà di “The World of Jane Austen and her Novels” (“Il mondo di Jane Austen e dei suoi romanzi”), permettendoci di sbirciare nella società del primo Ottocento inglese, che pervade i romanzi di Austen, con un’attenzione particolare nei confronti della posizione e dei costumi dell’élite dominante e del ruolo delle donne in questa società.
Oggi do il benvenuto a David per una serie di domande e risposte a proposito del suo amore per Jane Austen e delle sue eccellenti edizioni annotate.
Dunque, benvenuto David. E grazie per essere così gentile da rispondere a tutte le mie domande!

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L’aspetto fisico in Jane Austen. Niente dita di mani o piedi

Abbiamo tradotto per voi un articolo tratto da Persuasions #13 del 1991, Jane Austen Images of the Body: No Fingers, No Toes di Carol Shields (Department of English, University of Manitoba, Winnipeg A3T 2N2).

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L’aspetto fisico in Jane Austen. Niente dita di mani o piedi ¹

“Una metà del mondo non riesce a capire i piaceri dell’altra metà” dice Jane Austen tramite la sua eroina Emma Woodhouse (Emma, cap. 9), e una lettura di Emma suggerisce che l’autrice appartiene a quella metà del mondo che è indifferente alle apparenze fisiche. Le sue complicazioni e svolte narrative vengono generate per caso o in seguito a un ragionamento e mai per necessità o per reazione corporale. Il cervello – poiché Jane Austen si riferisce spesso a quel particolare organo materiale – comanda sul resto del corpo, che viene trattato con cosa? Indifferenza? Mancanza di curiosità? Noncuranza? O forse una metaforica scrollata di spalle che quasi lo cancella. Altrimenti la sua strategia, che sia consapevole o meno, punta a valori che lei crede siano di supporto a una comunità rispettabile di individui.

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Soldi, soldi, soldi… 2

La gente è più propensa a prendere in prestito ed elogiare, che a comprare – cosa che non mi meraviglia; – ma anche se mi piacciono gli elogi come a tutti, mi piace anche quello che Edward chiama la Grana.
(Lettera del 30 novembre 1814 alla nipote Fanny Knight)

Nella prima parte di questo articolo abbiamo curiosato nelle rendite dei personaggi austeniani, e abbiamo scoperto che la forbice tra i più ricchi e i più (relativamente) poveri era molto ampia: dalle 12.000 sterline l’anno di Mr. Rushworth alle 40 delle sorelle Bennet. Ma Jane Austen di che rendita disponeva? Quanto ha guadagnato con le sue opere? Come spendeva i suoi soldi?

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