Ricordi di viaggio in Austenland

La nostra Socia Catia Boetti ci racconta il suo recente viaggio nel cuore di Austenland.

Dopo molti anni in cui ho anelato a questo viaggio e incoraggiata dagli scritti di numerose amiche conosciute grazie a JASIT e ai gruppi su Facebook… finalmente ce l’ho fatta:  sono riuscita a ritagliarmi lo spazio di un weekend a Londra e dintorni alla scoperta dei luoghi austeniani (Chawton e Winchester).
In un viaggio simile al mio, ecco le dieci cose che meritano assolutamente, “da non perdere”, se siete appassionati di Jane Austen:
1. Andare a vedere il ritratto originale di Jane Austen dipinto dalla sorella Cassandra alla National Portrait Gallery (ingresso gratuito, stanza 18, molto ben segnalata appena si entra nel museo… deve essere uno dei ritratti più ricercati da appassionati di tutto il mondo!). Da non perdere, perché da questo ritratto così esile, appena tratteggiato, non più grande di una cartolina, abbiamo potuto “conoscere” il vero viso di Jane.
2. Fare un salto alla British Library dove sono presenti anche alcune pagine di  Persuasione. Da non perdere perché è troppo emozionante vedere gli scritti di Jane Austen vicino a quelli di Shakespeare e alla bozza di Yesterday di Paul McCartney. E poi perché la British Library (anche questa gratuita con un ristorante interno eccellente a prezzi veramente da studenti) è la biblioteca più grande del mondo!
3. Entrare nella biglietteria del Jane Austen’s House Museum esibendo la preziosa tessera della JASIT e scoprire che l’ingresso è gratis. Otto sterline risparmiate che potranno essere usate per un souvenir in più alla fine della visita!
4. Farsi una foto vicino al tavolino dove sono nati tanti capolavori e guardare attentamente cosa si vede dalla finestra, per capire cosa osservava Jane… Senz’altro il pub The Greyfair e la tea house Cassandra’s Cup (dove non si può non fare una sosta anche solo per fare una foto alle tazzine appese al soffitto) non erano tali all’epoca, ma il colpo d’occhio  doveva già essere quello.
5. Costruirsi il proprio sacchetto di lavanda nella cucina del cottage, perché ci si sente proprio un po’ come una  donna di casa Austen.
6. Fermarsi davanti alla lapide dedicata a Philip John Carpenter, che si trova all’esterno del cottage e ringraziare mentalmente i Carpenter e tutti i volontari che hanno lavorato per restituirci questa meravigliosa casa museo. Non oso pensare al periodo in cui era occupata dai braccianti della zona che avevano completamente stravolto anche gli spazi interni dell’abitazione.
7. Sedersi su una panchina nel giardino del cottage, respirare i profumi dei fiori e immergersi nell’atmosfera del luogo… perché chissà quante volte lo avrà fatto anche Jane.
8. Fermarsi dopo la visita al negozio del museo dove si trovano veramente souvenir unici. Quindi, se si vede qualcosa che piace, non bisogna pensarci  troppo su, perché, a meno che non capitiate a Bath, sarà difficile trovare un altro posto così fornito di articoli austeniani.
Io mi sono letteralmente innamorata di quadretti che rappresentavano i romanzi di Jane. Avrei preso tutta la serie, ma purtroppo il negozio era sfornito di quelli relativi ai libri più famosi come Orgoglio e pregiudizioRagione e sentimento e Mansfield Park.
Ma ho comunque trovato i quadretti dei miei favoriti: Persuasione ed Emma… e poi non ho potuto lasciare quello di Northanger Abbey perché la Catherine Morland ritratta era troppo simpatica.

Foto di Catia Boetti
Foto di Catia Boetti
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Foto di Catia Boetti
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Foto di Catia Boetti

9. Se la giornata è  bella e non piovosa, andare a piedi dal cottage fino alla casa del fratello Edward, Chawton House, e poi gironzolare nel parco di questa elegante dimora fino a raggiungere la chiesa di San Nicholas, nel cui giardino sono ben visibili le tombe della madre e della sorella Cassandra, respirando i profumi dell’aria e lasciandosi avvolgere dall’atmosfera ovattata del luogo.
10. Andare a vedere la tomba di Jane Austen all’interno della Winchester Cathedral…. Perché anche se non credevo fosse possibile ti lascia veramente senza fiato. Io sono arrivata alla cattedrale 20 minuti prima della chiusura delle 15.30 (e la biglietteria era già chiusa). Ho chiesto a un guardiano se potevo entrare solo per vedere la tomba di Jane dato che venivo apposta dall’Italia e non ero a conoscenza degli orari della cattedrale. Molto gentilmente mi ha lasciato entrare e sono stata molto felice di aver potuto avere questa possibilità. È stata un’emozione forte, toccante, indescrivibile, e proprio perché non voglio sciupare l’esperienza di chi ancora non l’ha vissuto non dico di più.

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A casa di zia Jane

Silvia Carnevale partecipa allo Speakers’ Corner descrivendoci la sua visita a Chawton, la Casa-Museo di Jane Austen.

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Foto di SIlvia Carnevale

L’estate scorsa sono andata in vacanza a Londra per la prima volta, e ho dedicato una giornata alla visita della Casa-Museo di Jane Austen, forse il giorno più emozionante e soddisfacente di tutta la vacanza!
Sono arrivata a Chawton a piedi da Alton, raggiunta invece in treno, e attraversare la bellissima campagna inglese ha aggiunto a questa giornata un’altra piacevole esperienza. Ho cercato di seguire il Jane Austen Trail ma purtroppo la mia incapacità di orientarmi mi ha fatto perdere diversi dei punti di interesse che avrei dovuto incontrare nella passeggiata, ma per fortuna me la sono goduta comunque perché Alton è una cittadina carinissima, con un sacco di case pittoresche, locali e fiori (tanti tanti fiori!) e Chawton è ancora più carina!
E poi, finalmente, arriviamo alla casa di Jane Austen.
Devo stare qui a descrivere l’emozione che mi ha preso ad essere lì? 🙂 Superata la biglietteria, la prima cosa ad accogliere i visitatori è il giardino. E già di per sé questo giardino merita la visita perché è veramente bello! Ci sono moltissimi fiori, l’effetto è di un’armoniosa esplosione di colori, e il bello è che sono tutte piante che probabilmente gli Austen coltivavano davvero, in quanto per la maggior parte piante edibili o officinali. Entrando nella casa vera e propria visitiamo le varie stanze che purtroppo non sono proprio tutte le stesse in cui viveva Jane: la casa è stata abitata fino al Novecento, e quindi ha subito varie modifiche. I mobili, così come i vestiti e oggetti vari in esposizione, non sono tutti realmente appartenuti alla famiglia Austen ma sono tutti risalenti a quell’epoca, o riguardano in qualche modo lei e i suoi romanzi. Infine ce ne sono alcuni che le appartenevano davvero come un bellissimo set da cucito cinese, o alcune porcellane, o ancora alcuni fazzoletti di Cassandra con le iniziali ricamate da Jane.
Ma più importante di tutti è sicuramente il famosissimo TAVOLINO! Che grandissima emozione entrare in sala da pranzo e scorgerlo lì, nell’angolino! Anche se ne avevo sentito tanto parlare, mi ha comunque stupito vedere quanto fosse effettivamente poco appartato! Cioè, la stanza non è per niente grande, il tavolino è quasi appiccicato al tavolo da pranzo! Guardandolo, mi sono tornate in mente le parole di Virginia Woolf: «e mi chiedevo se questo romanzo sarebbe stato migliore se Jane Austen non avesse ritenuto necessario nascondere il manoscritto ai visitatori» (Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, trad. di Maura Del Serra, Newton&Compton, p. 64), se avesse avuto uno spazio privato, una “stanza tutta per sé” dove poter scrivere in pace. Chissà, magari avrebbe anche scritto di più!
Non so se riesco a spiegare bene l’emozione che mi ha dato vedere questo tavolino dal vivo. L’avevo visto in fotografia, dal vivo è uguale, è proprio lui, l’ho riconosciuto subito, ma allo stesso tempo è diverso, è diventato all’improvviso più vero, perché ce l’ho a portata di mano (è isolato da pannelli trasparenti, ma comunque ho potuto sfiorarne la superficie), e zia Jane si sedeva proprio lì, curva su quel tavolino a scrivere gli ultimi dei suoi romanzi, alzando gli occhi guardava fuori da quella finestra, o li faceva vagare per quella stanza… insomma, proprio lì ha vissuto alcuni dei più importanti momenti degli ultimi anni della sua vita. Lì, dov’ero io in quel momento! Non so se vi rendete conto! Va bè, la smetto! 🙂
Dopo ho proseguito con la visita della casa. Inutile descrivervi ogni singola stanza, finirei col tediarvi troppo, ma sappiate che era tutto meraviglioso! La visita alla casa per una Janeite è veramente un’emozione dopo l’altra, ma devo dire che proprio il Museo di per sé, al di fuori dell’insana passione che uno può avere per Jane Austen, è davvero ben fatto e tenuto benissimo.

Foto di Silvia Carnevale
Foto di Silvia Carnevale

Uscita dalla casa la visita continuava in cucina (un edificio separato), dove era possibile confezionarsi un profumatissimo sacchetto di lavanda essiccata da portare a casa per profumare la biancheria. Erano inoltre a disposizione dei visitatori cappelli e vestiti (anche da uomo) per farsi una foto in stile Regency. Ne ho approfittato anch’io per farmi qualche selfie austeniano!
Finita la visita al Museo, non è ancora però finita la mia visita a Chawton perché, seguendo sempre il Jane Austen Trail, sono andata a fare un’altra passeggiatina per la città per andare a vedere la chiesa di San Nicola. Questa chiesetta si trova vicino a Chawton House, residenza del fratello di Jane, Edward, che però non ho visitato… sarà per la prossima volta! Comunque la chiesa di St. Nicholas, anche se non è affatto quella in cui si recava la nostra Jane per le funzioni perché in gran parte distrutta da un incendio nel 1871, è comunque molto pittoresca, con belle vetrate, e in particolare sono rimasta affascinata dal cimitero sito nel cortile della chiesa. Ora, io non sono particolarmente attratta dai camposanti, ma questi cimiteri inglesi piccolini, con le tombe nel terreno e le lapidi messe un po’ a casaccio, in mezzo al verde, li trovo molto affascinanti! Jane non è sepolta qui, ma ci sono le pietre tombali della madre e della sorella.

Foto di Silvia Carnevale
Foto di Silvia Carnevale

A questo punto la mia escursione austeniana è finita, ma vorrei aggiungere ancora un commentino, perché dopo la visita sono andata a mangiare alla sala da tè che si trova di fronte al Museo. Ne avevo letto proprio sul sito della JASIT, e siccome adoro l’afternoon tea, non potevo lasciarmi scappare l’occasione di prenderlo anche alla tearoom Cassandra’s Cup. Be’, sarà perché me lo sono goduto potendo guardare dalla finestra la casa di zia Jane, ma è stato veramente l’afternoon tea più bello, buono, ricco e anche più economico che ho assaggiato. E la sala da tè è piccolina ma graziosissima! Consiglio a tutti di concludere (o spezzare, o anche iniziare, insomma, come volete voi!) la vostra visita al Jane Austen’s House Museum e a Chawton con una puntata alla Cassandra’s Cup, non ve ne pentirete!

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Gita a Lyme Regis

Partecipa al nostro Speakers’ Corner dedicato ad Austenland Alessandra Quattrocchi, che ci racconta la sua visita a Lyme Regis.

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Foto di Alessandra Quattrocchi

Dopo aver detto “Laim Regis” per una vita, ho scoperto che si dice “Laim Rigis”, perché quel buffo genitivo latino si pronuncia all’inglese. Sono partita da Londra per visitare la minuscola cittadina sulla costa del Devon, alla ricerca di un pezzo di Persuasion. Lyme Regis, poche case arrampicate su una scogliera lungo un parco dall’erba curatissima digradante lungo il mare: una località turistica piena di bei negozi affacciata su un’insenatura dove la marea va profondamente su e giù, come in tutta la costa. Ha anche una pagina Facebook – per dimostrare al mondo che in 150 anni non è gran che cambiata… C’è un treno diretto per Axminster, la stazione più vicina, ma da Londra non è una gita dalla mattina alla sera: troppo lungo il viaggio, tre ore buone. Per cui ho cercato una stanza in un pub – che facesse anche cucina senza glutine perché sono celiaca. L’ho trovato e sono partita con il cuore più leggero.

Da Axminster si arriva anche con un autobus, ma a me hanno consigliato il taxi dalla stazione perché costa 15 sterline ed è, dicono, più affidabile… Quello che non mi aspettavo è l’aria. Appena scesi dal vagone, anche se Axminster non è sul mare, si viene avvolti da un intenso profumo di oceano: una miscela di alghe, merluzzo fresco e vento marino, impensabile alle nostre latitudini mediterranee. È il tipo di profumo che sarebbe insopportabile da un’altra parte, ma che si vorrebbe mettere in una boccetta per portarselo via, respirarlo e ritemprarsi di tanto in tanto.

Il tassinaro che mi porta sul mare mi dice che lui ha sempre vissuto qui, e se ne andrebbe volentieri, ma ha moglie e tre figli. “Ma è bellissimo” dico io. “Bello… sì. Ma qui dopo le sei di sera non c’è più nulla da fare, è tutto chiuso”. Ammutolisco.

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Foto di Alessandra Quattrocchi

È fine maggio ma fa ancora freddo (i locali in maglietta, io in piumino). Si arriva a Lyme Regis precipitando lungo una stradina ripida e stretta fino all’insenatura del porto. Ed eccola l’attrazione per i Janeites: il Cobb, il grande molo che si insinua serpeggiando verso il mare aperto. È di pietre scure, molto lungo, con una passeggiata inferiore rivolta verso terra e qui e lì ripidi gradini che portano alla passeggiata superiore esposta al vento. Da una di queste rampe, Louisa Musgrove precipita e batte la testa nell’episodio al cuore dell’ultimo romanzo di Austen. Su quel molo dunque Anne Elliot passeggiò… o quasi su quel molo: una targa ricorda che è stato ristrutturato negli anni Venti dell’Ottocento, dunque dopo la morte dell’autrice. Tant’è: non poteva essere molto diverso. Io l’ho percorso tutto tre o quattro volte, appena arrivata, la sera, la mattina dopo…. L’ho ammirato dall’alto dei giardini e l’ho filmato e ci ho letto sopra la descrizione amorosa che Austen fece della cittadina.

I turisti vengono anche perché su questo stesso molo, Isabelle Adjani andava disperatamente su e giù ne La donna del tenente francese. Ma a Lyme Regis ci sono soprattutto inglesi in vacanza. Riempiono i pub dove, come nel mio, si mangiano fish and chips, shepherd’s pie e sticky toffee pudding. Bevono birra, tanta birra, o vino mediocre. E passeggiano per il paesello. A Lyme si trovano e vendono molti minerali e conchiglie, e c’è l’immancabile negozio di robivecchi fra posate di Sheffield, vecchi cappelli e vassoi di anelli. E il tassinaro ha ragione: c’è ben poco da fare, nemmeno i solidi British osano accostarsi all’acqua, si può soprattutto camminare.

Faccio una lunga passeggiata fino alle strade interne al paese dove, l’ho detto, abbondano i bei negozi, di catene di abbigliamento ma anche di prodotti locali: per arrivarci si risale tutto il colle lungo le gradinate di legno fra i prati. Al ritorno scelgo la strada per riavere l’impressione precipitosa di cui parla anche Austen: “la particolare posizione della città, con la strada principale che quasi si affretta fin dentro l’acqua, la passeggiata sul Cobb, tutto attorno alla graziosa piccola baia…”, e i “frammenti di bassi scogli fra la sabbia che ne fanno il posto più felice per guardare il flusso della marea, seduti in contemplazione mai paga”. L’unica cosa di cui non parla, Jane, sono i gabbiani: stormi e stormi, protervi come sempre (anche a Roma), stridenti e bellissimi in questa cornice nordica. Ma forse, a inizio Ottocento i gabbiani non c’erano?

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Foto di Alessandra Quattrocchi

Il cielo è mutevole, naturalmente. Arrivo col sole, la sera cala una pioggerella fitta, il giorno dopo è fresco e coperto e ventoso. La mattina il mare è scomparso lasciando le barche in secca. Sono felice di essere stata qui; un posto in cui lascio pensieri di fatti miei, ricordi, aspirazioni vaghe o più precise. Alla mia età, Jane era morta già da molto tempo. Mi assale come sempre il pensiero di sfruttare i miei anni.

Il tassì che mi riporta in stazione arriva con mezz’ora di anticipo. Gli lascio la valigia: mi dice che va a fare una commissione e sparisce, bagagli e tutto. Resto perplessa, i miei preconcetti cittadini in lotta con il buon senso: siamo a Lyme Regis, qui si conoscono tutti, ci sarà ovviamente al momento giusto, preoccuparsi è assurdo. Intanto torno sul Cobb, su e giù, fra gli spruzzi del mare, e penso che questo odore di salsedine non lo sentirò mai da un’altra parte.

Torno indietro, e all’ora convenuta, il taxi riappare puntuale. “Scusi” ride, “ha pensato che fossi fuggito con i bagagli?”

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Le cinque sorelle Bennet in Austenland

La cronaca di un viaggio in quintetto, con le testimonianze raccolte da Raffaella Amicucci.

L’antefatto: Chiara, avrei una proposta da fare a te e a Silvia… un viaggio a Bath, Winchester, Alton-Chawton sulle tracce di Jane Austen, dove è vissuta, dove è morta, il tavolino dove ha risistemato i primi romanzi e scritto le ultime opere… E così siamo qui con l’aggiunta di Anna e di sua figlia Benedetta… le cinque sorelle Bennet in viaggio!
Quelli che seguono sono pochi brani tratti dal vero diario di viaggio che insieme abbiamo scritto.
Bath: arrivate in auto a Bath e alloggiate all’ostello YHA ceniamo alla Sally Lun’s House, il forno e la casa più antica di Bath dove magari la zia Jane avrà comprato i celebri Buns, che assaggiamo anche noi….
Il giorno dopo seguiamo l’audio guida scaricata dal web e visitiamo l’incantevole Bath dove tutto ci rimanda all’epoca Regency, a Persuasione, a Northanger Abbey.

Foto di Raffaella Amicucci
Foto di Raffaella Amicucci

Al numero 40 di Gay Street (pochi numeri dopo il 25, dove Jane ha vissuto qualche mese) ci attende il Jane Austen Centre. Il museo è ricco di memorabilia ma ciò che ci diverte di più è l’angolo dei travestimenti! Ognuna di noi si sceglie il proprio vestito e trasformate in nonna Belarda, più che in Jane Bennet, affrontiamo la foto di rito… Il Regency Tea nella Tea Room ci sembra un rituale da non perdere… Ordiniamo il tè preferito da Jane accompagnato da superbe fette di torta al limone, scones e finger sandwiches, deliziosi! Veniamo servite da un’impeccabile cameriera in cuffietta e grembiulino d’epoca. Siamo davvero gratificate.
Camden Place, ora Camden Crescent, dove è situata la casa degli Elliot in Persuasione: fotografiamo con cura meticolosa le case disposte a semicerchio proprio come quelle più maestose del Royal Crescent, poi, attraversando un piccolo parco, arriviamo alla chiesa di St. Swithin e chiediamo della tomba di George Austen…. La cripta è un locale molto accogliente con bar, tavolini e giochi per bimbi… poi fuori, nel piccolo giardino, troviamo la pietra tombale su cui si legge, ormai quasi cancellato dal tempo, il nome del reverendo George Austen.
Assembly Rooms: erano note come “Upper Rooms” (abbiamo visto infatti le “Lower Rooms”, ora un hotel). Entriamo nella Ball Room: l’atmosfera ci avvolge all’istante ed improvvisiamo un minuetto, poi rimaniamo incantate nell’ammirare i sontuosi lampadari, gli stucchi e i decori di questa grande sala. La fotografiamo da tutti gli angoli, sdraiandoci addirittura sul pavimento… mai contente, perché le immagini non rendono giustizia alla suggestione che ci pervade in questo posto magico.
Com’è facile immaginare questa grande, elegante sala azzurra gremita da dame e gentiluomini, che si scambiano intensi sguardi e messaggi furtivi, un ballo dopo l’altro… sembra quasi di sentire l’orchestra suonare, dall’alto della balconata….
L’attigua sala ottagonale mette in comunicazione gli ambienti, qui l’accogliente color crema delle pareti e il tepore dei camini invitavano gli avventori a intrattenersi in piacevoli conversazioni, solo se opportunamente presentati dal maestro di cerimonia, s’intende! Di lì si sceglieva se recarsi a giocare a carte o a bere il tè…
Royal Crescent N°1: so che da un momento all’altro uscirà da quella porta e si getterà lungo il Crescent per cercare il capitano Wentworth che è appena uscito. Ma Anne non esce, entriamo noi, il sogno però continua perché ad accoglierci c’è la housekeeper con tanto di cuffietta… Ci sorride, ci invita ad accomodarci e noi passiamo nella prima stanza…
Alton: dopo aver preso possesso delle regali stanze del pub The Queens entriamo a Alton… tocchiamo la porta della casa del capitano Francis, quella del chirurgo, sul quale Jane scrisse qualche frase umoristica e ci fermiamo al pub The Swan davanti al quale Jane attendeva le carrozze per Londra… Grazie a Jane Austen possiamo visitare anche sperduti paesi di campagna come Selborne o Alton. Ma è proprio guardando questi luoghi che Jane ha creato personaggi immortali come Mr Collins, Mrs Bennet o Sir Walter Elliot. Tra le ragazze del posto vive ancora una Elizabeth, un’Emma Woodhouse intenta a matchmaking e dove si sono baciati Catherine e Tilney?
Chawton: entriamo alla Jane Austen’s House…. la cucina. Qui si viene invitati a provare vestiti dell’epoca, cappelli di paglia o stoffa, a prepararsi sacchettini di lavanda e a scrivere con lunghe penne d’oca da intingere nei calamai… Passiamo molto tempo a svagarci e a ridere in questo ambiente, preparandoci al momento più importante, infine entriamo con trepidazione nella casa vera e propria. I soffitti sono bassi, il parquet scricchiola, la porta che dà sul salotto cigola ancora, come ai tempi di zia Jane, alla quale faceva comodo quel cigolio per poter nascondere in tempo i suoi scritti agli occhi dei domestici. Il tavolino davanti alla finestra porta emozioni e mette voglia di abbandonare i nostri freddi IPad e Smartphone per tornare a carta e calamaio.

Foto di Raffaella Amicucci
Foto di Raffaella Amicucci

Al piano di sopra troviamo la stanza che Jane e Cassandra condividevano e all’ingresso per un momento veniamo colte dal dubbio di un’apparizione: Jane è lì, con il suo vestito azzurro indifferente ai numerosi che invadono il suo spazio: il caminetto, lo stretto letto a baldacchino e un armadio…. Dopo aver visitato Chawton House, la casa del fratello, e lasciato un pensiero alle tombe della madre e della amata sorella Cassandra…. pranziamo al Cassandra’s Cup buttando un’occhiata di tanto in tanto alla casa di fronte…
Dopo pranzo partiamo, dirette a Winchester. Restiamo incantate dalla cittadina medievale e soprattutto dalla meravigliosa cattedrale. Questa racchiude dei tesori inestimabili: la Bibbia e una riproduzione del 1217 della Magna Charta! Ovviamente per noi c’é un terzo tesoro: la tomba di Jane Austen. Sulla lapide non viene menzionata la sua attività di scrittrice ma traspare tutto l’amore dei fratelli che l’hanno voluta lì.
Sopra la targa aggiunta a posteriori, che invece rende giustizia alla sua fama, si erge una vetrata con Sant’Agostino che, abbreviato, diviene Saint Austen… guarda caso!
Usciti dalla Cathedral…giungiamo a College Street e da lontano riconosciamo l’edificio bianco e giallo che fu l’ultima residenza della nostra eroina. Man mano che ci avviciniamo sentiamo la musica di un pianoforte provenire proprio da lì. Non ci sono dubbi per noi su chi sta suonando lì dentro…..

Anna, Benedetta, Chiara, Silvia e Raffaella

Foto di Raffaella Amicucci
Foto di Raffaella Amicucci
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Cercasi Jane disperatamente

Il viaggio sulle tracce di Jane Austen di Luana Solla.

È una verità universalmente riconosciuta che una mattinata a casa di Jane Austen a Chawton profuma di lavanda e di felicità allo stato puro.

Foto di Luana Solla
Foto di Luana Solla

Così, arrivati a Londra e ritirata la nostra fiammante auto a noleggio, ci siamo subito messi in moto verso Chatwon e la casa di Jane che desideravo visitare da secoli! Dall’aeroporto di Gatwick, con l’indispensabile stradario della Michelin alla mano, ci si mette poco più di un’oretta. Sul sito ufficiale del museo ci sono tutte le indicazioni degli orari e, con un pizzico di fortuna come quella che ho avuto io, potrebbe capitarvi di assistere a una riunione delle Alresford Lacemakers, un meraviglioso gruppo di signore che vi illustrerà l’antica arte del merletto sorseggiando una tazza di tè fumante. Si tratta di una tecnica difficilissima e affascinante che si sposa perfettamente con l’ambiente circostante e l’atmosfera ottocentesca. Io sono stata guidata da una paziente lady dai capelli bianchi nel creare un pezzettino di decorazione a forma di pesce, là proprio nel centro del giardino. Sulla casa di Jane potrei naturalmente dilungarmi ore, parlando della camera da letto, della cucina con la lavanda, dell’anello di Jane (chi glielo aveva donato?), del tavolino accanto alla finestra su cui Jane scriveva… ma preferisco di gran lunga indirizzare a uno dei miei siti di riferimento, quello della straordinaria Silvia Ogier che ogni appassionata della Austen dovrebbe aver salvato tra i preferiti sul proprio browser. Eccolo qui http://www.unteconjaneausten.com/.

Foto di Luana Solla
Foto di Luana Solla

C’è però un nota personale che mi frulla in testa e che mi sento di dover aggiungere. Quel giorno come oggi, l’emozione più grande per me a Chawton sono stati proprio il giardino, gli alberi, le piante. L’idea che siano lì da quando c’era Jane, che con certezza li abbia sfiorati, ci sia seduta accanto, abbia sentito lo stesso intenso odore di fiori… ecco la trovo una cosa avvincente e sconquassante come poche altre al mondo. E così, da quando sono tornata in Italia, provo a ricercare quelle sensazioni ri-leggendo i suoi romanzi. Frase dopo frase, stanza dopo stanza, passeggiata dopo passeggiata.
Sempre seguendo il suggerimento di Silvia Ogier, per pranzo – mentre intorno a noi decine di auto d’epoca si aggiravano per le stradine di Chawton – ci siamo fermati al Cassandra’s Cup, una sala da tè dove i sandwich sono gustosissimi e le torte deliziosamente deliziose. È esattamente di fronte alla casa di Jane e porta il nome di sua sorella.
Del resto la lettura che mi ha “formata” in vista di questo viaggio letterario è sicuramente Jane Austen: i luoghi e gli amici, edito in Italia da Jo March (uno di quegli editori gioiellino che seguo sempre con piacere e che già dal nome offre naturalmente il migliore dei programmi). Si tratta del racconto di viaggio di due sorelle, Constance ed Ellen Hill, che nel 1901 “infilarono in valigia taccuini e matite, noleggiarono un calesse vecchio stile e partirono alla ricerca di “Austenland”, come chiamarono, in modo bizzarro e ingegnoso, il mondo di Jane Austen – quel luogo fisico (l’Inghilterra della sua vita e dei suoi romanzi) ma anche letterario (il microcosmo delle persone della sua vita ma anche dei suoi personaggi) e soprattutto metafisico (la fonte dei sentimenti generati nei suoi lettori) sul quale regna incontrastato e sempre rigoglioso il suo genio creativo, da oltre duecento anni”. Siccome in libreria faticavo a trovarlo, l’ho prenotato direttamente online e me lo sono divorato in una sera. Perché anche io, come Costance ed Ellen, ho cercato Truman Capote a New York, Dante ad Acqua Cheta, Walter Benjamin a Sanremo, Grazia Deledda a Cervia, Jane in giro per il sud dell’Inghilterra…

Il viaggio verso Jane, d’altra parte, non sarebbe terminato a Chawton. Dopo aver scoperto Stonehenge e Salisbury, ci siamo infatti diretti verso la Jurassic Coast che con Lyme Regis fa da teatro a Persuasione e siamo infine approdati a Saint Ives. Qui passava le estati Virginia Woolf, la donna per cui Jane era la più perfetta delle scrittrici, e anche di Virginia sono riuscita a scovare la casa (anche se non era indicata sulle guide tanto che pensavo non esistesse più). Il percorso sulle tracce di Jane è poi proseguito verso Bath, dove gli angeli si arrampicano su una scala proprio sulla facciata dell’abbazia, la dea Minerva vigila – dorata e bellissima – sui bagni romani, la Catherine di Northanger Abbey si aggira con lo spirito di Jane tra le stradine di un tempo e le profumate sale da tè (e forse questa volta diventerà un’eroina!). Nella luce magica di Bath si ondeggia tra le tinte calde dell’arenaria e quelle fresche dell’Avon. Qui Kubrick girò diverse scene di Barry Lyndon, le vetrine sono piene di giocattoli di altri tempi e di meravigliosi cupcake, gli scoiattoli si tuffano sugli alberi con spavalderia e c’è anche un museo dedicato alla nostra amata, il Jane Austen Center. Ma la verità è che la città tutta è imperniata di lei e probabilmente senza Jane non sarebbe la stessa.

Foto di Luana Solla
Foto di Luana Solla

O forse… forse che sia io, che siamo noi, a essere impregnate di Jane e a portarla con noi anche quando non lo sappiamo? Da quando sono stata a Chawton il sospetto lo ho. Tanto che ogni volta che respiro il profumo di lavanda e di panni stesi al sole, ecco allora so che Jane è lì e mi aspetta da qualche parte.

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Speakers’ Corner n° 3: Apertura lavori

Speakers-Corner-postCari appassionati di Jane Austen, buongiorno e bentornati nel nostro Speakers’ Corner, arrivato alla sua terza edizione. Lo Speakers’ Corner nasce come una sorta di “convegno virtuale” durante il quale potremo leggere le riflessioni, e in questo caso i ricordi, dei lettori di JASIT. Il tema, “Ricordi di viaggio in Austenland“, ha stimolato la vostra penna, e spesso la vostra nostalgia, permettendoci di ricevere dei contributi davvero bellissimi!

A partire dalle prossime ore e fino a domenica 13 settembre potrete trovare pubblicati in questo sito i contributi che abbiamo ricevuto, in quest’ordine:

9 settembre
Luana Solla, Cercasi Jane disperatamente
Raffaella Amicucci, Le cinque sorelle Bennet in Austenland

10 settembre
Alessandra Quattrocchi, Gita a Lyme Regis
Silvia Carnevale, A casa di zia Jane

11 settembre
Catia Boetti, Ricordi di viaggio in Austenland 
Roberta Zanasi, Una passeggiata a Winchester 

12 settembre
Romina Angelici, Pellegrinaggio a Chawton
Anna Carini, My Austenland

13 settembre
Valeria Altiero, Diario da Chawton 

Un ringraziamento alle amiche che hanno partecipato. Auguriamo a tutti voi una buona lettura, e aspettiamo i vostri commenti e le vostre osservazioni!

Vi ricordiamo infine che potete scaricare qui gli appunti di viaggio in Austenland di noi fondatori di JASIT. 

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