A casa di zia Jane

Silvia Carnevale partecipa allo Speakers’ Corner descrivendoci la sua visita a Chawton, la Casa-Museo di Jane Austen.

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Foto di SIlvia Carnevale

L’estate scorsa sono andata in vacanza a Londra per la prima volta, e ho dedicato una giornata alla visita della Casa-Museo di Jane Austen, forse il giorno più emozionante e soddisfacente di tutta la vacanza!
Sono arrivata a Chawton a piedi da Alton, raggiunta invece in treno, e attraversare la bellissima campagna inglese ha aggiunto a questa giornata un’altra piacevole esperienza. Ho cercato di seguire il Jane Austen Trail ma purtroppo la mia incapacità di orientarmi mi ha fatto perdere diversi dei punti di interesse che avrei dovuto incontrare nella passeggiata, ma per fortuna me la sono goduta comunque perché Alton è una cittadina carinissima, con un sacco di case pittoresche, locali e fiori (tanti tanti fiori!) e Chawton è ancora più carina!
E poi, finalmente, arriviamo alla casa di Jane Austen.
Devo stare qui a descrivere l’emozione che mi ha preso ad essere lì? 🙂 Superata la biglietteria, la prima cosa ad accogliere i visitatori è il giardino. E già di per sé questo giardino merita la visita perché è veramente bello! Ci sono moltissimi fiori, l’effetto è di un’armoniosa esplosione di colori, e il bello è che sono tutte piante che probabilmente gli Austen coltivavano davvero, in quanto per la maggior parte piante edibili o officinali. Entrando nella casa vera e propria visitiamo le varie stanze che purtroppo non sono proprio tutte le stesse in cui viveva Jane: la casa è stata abitata fino al Novecento, e quindi ha subito varie modifiche. I mobili, così come i vestiti e oggetti vari in esposizione, non sono tutti realmente appartenuti alla famiglia Austen ma sono tutti risalenti a quell’epoca, o riguardano in qualche modo lei e i suoi romanzi. Infine ce ne sono alcuni che le appartenevano davvero come un bellissimo set da cucito cinese, o alcune porcellane, o ancora alcuni fazzoletti di Cassandra con le iniziali ricamate da Jane.
Ma più importante di tutti è sicuramente il famosissimo TAVOLINO! Che grandissima emozione entrare in sala da pranzo e scorgerlo lì, nell’angolino! Anche se ne avevo sentito tanto parlare, mi ha comunque stupito vedere quanto fosse effettivamente poco appartato! Cioè, la stanza non è per niente grande, il tavolino è quasi appiccicato al tavolo da pranzo! Guardandolo, mi sono tornate in mente le parole di Virginia Woolf: «e mi chiedevo se questo romanzo sarebbe stato migliore se Jane Austen non avesse ritenuto necessario nascondere il manoscritto ai visitatori» (Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, trad. di Maura Del Serra, Newton&Compton, p. 64), se avesse avuto uno spazio privato, una “stanza tutta per sé” dove poter scrivere in pace. Chissà, magari avrebbe anche scritto di più!
Non so se riesco a spiegare bene l’emozione che mi ha dato vedere questo tavolino dal vivo. L’avevo visto in fotografia, dal vivo è uguale, è proprio lui, l’ho riconosciuto subito, ma allo stesso tempo è diverso, è diventato all’improvviso più vero, perché ce l’ho a portata di mano (è isolato da pannelli trasparenti, ma comunque ho potuto sfiorarne la superficie), e zia Jane si sedeva proprio lì, curva su quel tavolino a scrivere gli ultimi dei suoi romanzi, alzando gli occhi guardava fuori da quella finestra, o li faceva vagare per quella stanza… insomma, proprio lì ha vissuto alcuni dei più importanti momenti degli ultimi anni della sua vita. Lì, dov’ero io in quel momento! Non so se vi rendete conto! Va bè, la smetto! 🙂
Dopo ho proseguito con la visita della casa. Inutile descrivervi ogni singola stanza, finirei col tediarvi troppo, ma sappiate che era tutto meraviglioso! La visita alla casa per una Janeite è veramente un’emozione dopo l’altra, ma devo dire che proprio il Museo di per sé, al di fuori dell’insana passione che uno può avere per Jane Austen, è davvero ben fatto e tenuto benissimo.

Foto di Silvia Carnevale
Foto di Silvia Carnevale

Uscita dalla casa la visita continuava in cucina (un edificio separato), dove era possibile confezionarsi un profumatissimo sacchetto di lavanda essiccata da portare a casa per profumare la biancheria. Erano inoltre a disposizione dei visitatori cappelli e vestiti (anche da uomo) per farsi una foto in stile Regency. Ne ho approfittato anch’io per farmi qualche selfie austeniano!
Finita la visita al Museo, non è ancora però finita la mia visita a Chawton perché, seguendo sempre il Jane Austen Trail, sono andata a fare un’altra passeggiatina per la città per andare a vedere la chiesa di San Nicola. Questa chiesetta si trova vicino a Chawton House, residenza del fratello di Jane, Edward, che però non ho visitato… sarà per la prossima volta! Comunque la chiesa di St. Nicholas, anche se non è affatto quella in cui si recava la nostra Jane per le funzioni perché in gran parte distrutta da un incendio nel 1871, è comunque molto pittoresca, con belle vetrate, e in particolare sono rimasta affascinata dal cimitero sito nel cortile della chiesa. Ora, io non sono particolarmente attratta dai camposanti, ma questi cimiteri inglesi piccolini, con le tombe nel terreno e le lapidi messe un po’ a casaccio, in mezzo al verde, li trovo molto affascinanti! Jane non è sepolta qui, ma ci sono le pietre tombali della madre e della sorella.

Foto di Silvia Carnevale
Foto di Silvia Carnevale

A questo punto la mia escursione austeniana è finita, ma vorrei aggiungere ancora un commentino, perché dopo la visita sono andata a mangiare alla sala da tè che si trova di fronte al Museo. Ne avevo letto proprio sul sito della JASIT, e siccome adoro l’afternoon tea, non potevo lasciarmi scappare l’occasione di prenderlo anche alla tearoom Cassandra’s Cup. Be’, sarà perché me lo sono goduto potendo guardare dalla finestra la casa di zia Jane, ma è stato veramente l’afternoon tea più bello, buono, ricco e anche più economico che ho assaggiato. E la sala da tè è piccolina ma graziosissima! Consiglio a tutti di concludere (o spezzare, o anche iniziare, insomma, come volete voi!) la vostra visita al Jane Austen’s House Museum e a Chawton con una puntata alla Cassandra’s Cup, non ve ne pentirete!

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