La maturazione personale delle giovani donne austeniane

Oggi presentiamo il contributo di Clara Gotto, che esplora come le personalità delle giovani donne austeniane maturino nel corso dei romanzi. 

Non sono una professionista quindi scriverò un commento assolutamente soggettivo che nasce dalle suggestioni che Jane Austen mi ha lasciato attraverso i suoi scritti. La caratterizzazione dei personaggi e la coerenza delle loro azioni è a mio parere ciò che rende credibili e ancora oggi attuali i romanzi di cui parliamo. Il panorama femminile presentato dalla Austen è molto vasto e vengono ritratti molti caratteri femminili diversi, fra protagoniste e figure secondarie.

emma zazoA mio parere il più riuscito e originale è il personaggio di Emma: bella, intelligente e sicura di sé, ma non ottusa, capace di imparare dai propri errori, è un personaggio che si trasforma rimanendo fedele a sé stesso, ma imparando a conoscersi e a capire meglio gli altri superando la propria presunzione fino a poter riconoscere ed aprirsi all’amore. In questo caso l’amore è rappresentato da un uomo maturo, l’unico che non l’adula e che ne vede i difetti, quindi un innamorato “consapevole”, ma d’altra parte i sentimenti, sebbene ritenuti importanti, non sovrastano i protagonisti dei romanzi di JA, i quali possono soffrire per amore, ma non farsi travolgere da esso (salvo Marianne Dashwood, che però pagherà le conseguenze di questo poco autocontrollo ed essendo un personaggio positivo saprà emendarsi dai suoi errori giovanili).

Ma vorrei ritornare ad Emma perché ha una personalità ricca di sfaccettature ed è la protagonista più simile ad Elizabeth, “il personaggio” per antonomasia, l’eroina di Orgoglio e Pregiudizio. Sono simili, perché entrambe ironiche ed intelligenti, seppur abbiano situazioni familiari ed educazioni differenti. Emma proprio per l’educazione ricevuta, pecca di presunzione, Elizabeth cade nel pregiudizio. Sono due ragazze intelligenti e durante i due romanzi, grazie alle esperienze di vita, matureranno, comprendendo la natura dei loro errori e l’amore giungerà per entrambe quasi come un premio al termine del loro percorso di crescita. Ma Emma è a mio parere il personaggio più “maturo” della nostra autrice, la quale non ne nasconde fin da subito i difetti: è snob e un po’ manipolatrice e potrebbe non essere apprezzata dal lettore, ma è vera e per questo nonostante le sue pecche è impossibile non amarla.

Analizzando le protagoniste austeniane, non può sfuggire il peso che l’autrice riconosce al ruolo dell’educazione, non quella formale delle “buone maniere”, di gran moda alla sua epoca, ma l’educazione della personalità fondata su principi introiettati: quella che matura in famiglia. Spesso riconosce che i maggiori difetti dei suoi personaggi non sono intrinseci, ma frutto dell’educazione ricevuta: le sorelle Bertram ad esempio non sono malvagie, ma viziate ed abituate ad essere adulate per il loro ruolo sociale, tanto che poi non sapranno riconoscere i veri valori e guidate dalla vanità e dall’apparenza faranno degli errori fatali. Errori nei quali non cade la protagonista Fanny, sia per la sua personalità, ma anche per il diverso trattamento ricevuto dato il suo ruolo di parente povera. JA è molto critica sull’educazione del suo tempo, che spesso dà importanza alla forma e non al contenuto, creando fanciulle perfettamente “educate”, che sanno stare in società, ma che non hanno introiettato i valori che permetteranno loro di andare oltre l’apparenza e di raggiungere la felicità.

Anche Anne Elliot, seppur con un carattere molto diverso, capisce grazie alle proprie esperienze l’errore commesso; il suo difetto non è stata la presunzione, ma l’insicurezza: lei, con un carattere dolce e mite, si è fatta persuadere a interrompere il fidanzamento con l’uomo che amava e ne è amaramente pentita. Quando il destino le presenterà una seconda occasione, grazie alla maturità raggiunta, potrà coglierla e raggiungere la felicità. Tutte le eroine positive di JA hanno questa caratteristica, crescono e maturano nel corso del romanzo e raggiungono la felicità grazie ai casi della vita, ma soprattutto grazie al loro percorso di maturazione. Quindi il messaggio dell’autrice è chiaro: bisogna imparare a conoscersi e affacciarsi al mondo senza presunzioni e pregiudizi per poter raggiungere la felicità. Anche Catherine, che è una ragazza estremamente comune, che non brilla per nulla se non per la propria normalità, dovrà maturare e superare la sua estrema ingenuità per meritare l’amore; sì, ci sono gli ostacoli materiali (il padre di lui che la osteggia), ma è come se fosse un escamotage letterario: Catherine non è pronta per un amore maturo, finché si fa impressionare dai romanzi, con il rischio di confondere la fantasia con la realtà. Ma anche per lei le esperienze saranno formative e quando avrà capito quali sono le vere brutture del mondo, potrà raggiungere la felicità.

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Hattie Morahan nei panni di Elinor Dashwood

Lascio per ultimo le due figure femminili con meno difetti e proprio per questo meno simpatiche: Elinor e Fanny. La prima è protagonista di S&S, il meno perfetto dei romanzi, meno raffinato e maturo dei successivi. Quindi la mancanza di difetti di Elinor è forse data dal fatto che JA non aveva ancora affinato tutte le sue arti, oppure dalla funzione di specchio alla sensibile sorella Marianne, affidatale in questa storia. In ogni caso, Elinor assiste al percorso di crescita della sorella, ma poco cambia nel corso della narrazione, e ha troppo giudizio per avere solo diciannove anni. Anche Fanny per gran parte del romanzo fa da spettatrice ai parenti ricchi e non commette degli errori, ma proprio perché attenta a quelli degli altri impara da essi, e avendo interiorizzato dei sani principi, sa mantenersi ferma, non si fa persuadere dalla vanità o dallo zio a sposare un uomo che non ama e sarà premiata sposando quello che invece ama. In questo caso è Edmund, il personaggio maschile, a crescere e maturare nel corso del racconto e lo fa grazie a Fanny che con il suo carattere determinato gli mostra la strada da seguire, un po’ come ha fatto Elinor con Marianne.

Tutto ha quindi una funzione e nulla è lasciato al caso nei romanzi di JA, ma a mio parere i personaggi più riusciti sono quelli più imperfetti, perchè sono frutto del lavoro da miniaturista dell’autrice che li ha cesellati con estrema maestria e non credo di esagerare dicendo che nella letteratura vi sono pochi caratteri così ben descritti.

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1 commento

  1. Che bello leggere questa analisi, coglie con semplicità una delle cose che secondo me coinvolge di più nei romanzi di Jane Austen. Siamo tutte un po’ “piccole” nei nostri difetti, e questo viene messo in luce dalla complessità e completezza nella caratterizzazione delle protagoniste, imperfette sì, ma con quella voglia di essere migliori che traspare, anche se a volte un po’ nascosta. I difetti e le debolezze non le sminuiscono, anzi valorizzano la vitalità del loro processo di maturazione.
    È molto bello leggere dell’empatia che la Austen è riuscita a farci provare per le sue eroine.

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