Introduzione a Emma

Quest’anno cade il bicentenario della prima edizione di Emma (23 dicembre 1815), anzi, in effetti si tratta di un bicentenario che, come accadrà per i due romanzi postumi, si estenderà anche all’anno successivo, visto che l’edizione, pur se uscita alla fine del 1815, riporta come anno di pubblicazione il 1816.
Per cominciare i festeggiamenti di questo doppio bicentenario vi proponiamo l’Introduzione di Giuseppe Ierolli alla sua traduzione di Emma nel sito jausten.it, dove è ricostruita la storia editoriale del romanzo e sono riportate le numerose citazioni che Jane Austen gli ha dedicato nelle sue lettere.

Emma - 1816

In un manoscritto di poco successivo alla morte di Jane Austen, la sorella Cassandra trascrisse le date di inizio e fine del lavoro di scrittura dei sei “romanzi canonici”. Per Emma leggiamo: “iniziato il 21 gen. 1814, finito il 29 marzo 1815”. Nei mesi successivi il fratello Henry contattò John Murray, uno dei principali editori di Londra (con lui pubblicavano, fra gli altri, Byron e Walter Scott), e proprietario di una prestigiosa rivista letteraria, la “Quarterly Review”.
Murray mandò il manoscritto del nuovo romanzo a William Gifford, il suo editor, facendo anche riferimento a uno dei romanzi già pubblicati, Orgoglio e pregiudizio. Gifford, in una lettera del 29 settembre 1815, gli scrisse:

Ho letto di nuovo “Orgoglio e pregiudizio” – è molto buono – stampato malissimo, e con una punteggiatura che lo rende quasi inintelligibile. Non abbiate timore a mandarmi qualsiasi cosa da leggere o rivedere. Sono sempre felice di fare entrambe le cose, pensando che possano esservi utili. […] Su “Emma” non ho nulla da dire se non cose buone. Ero certo di chi fosse l’autrice prima che me lo diceste. Il manoscritto, anche se molto chiaro, ha diverse piccole omissioni, e qualche frase qua e là può essere corretta durante la stampa. Mi assumerò volentieri l’incarico di rivederlo. (1)

Murray si mostrò quindi interessato al nuovo romanzo, e si offrì di acquistare anche i diritti di Ragione e sentimento e Mansfield Park, precedentemente pubblicati da un altro editore, Egerton, con la formula “su commissione”, ovvero a spese dell’autrice (per Orgoglio e pregiudizio i diritti erano stati venduti, sempre a Egerton, e quindi JA non ne aveva la disponibilità). Per i tre libri Murray offrì 450 sterline, ma a JA, arrivata nel frattempo a Londra, l’offerta non sembrò molto congrua, come si legge in una lettera del 17 ottobre alla sorella:

È arrivata la Lettera di Mr Murray; è una Canaglia ovviamente, ma una canaglia cortese. Offre 450 sterline ma vuole che vi siano inclusi i diritti di MP e S&S. Magari andrà a finire che pubblicherò per conto mio. – Comunque ci sono molti più elogi di quanti me ne aspettassi. È una Lettera divertente. La vedrai. (2)

Le trattative andarono avanti per un po’, e ne abbiamo notizia da diverse lettere nel periodo in cui Jane Austen era ospite del fratello a Londra, nella casa di Hans Place. Henry si era ammalato, e il 20 o 21 ottobre scrisse all’editore:

Una grave Malattia mi ha confinato a Letto fin da quando ho ricevuto la Vostra del 15 – non posso ancora tenere la penna in mano, e mi servo di un Amanuense. – La Cortesia e la Chiarezza della vostra Lettera richiedono entrambe in egual misura questo mio Sforzo prematuro. – La vostra opinione ufficiale circa i Meriti di Emma, è molto apprezzabile e altrettanto soddisfacente. Anche se mi permetto di dissentire su qualche punto della vostra Critica, vi assicuro però che la Quantità dei vostri elogi eccede più che restare al di sotto delle aspettative mie e dell’Autrice. – Le Condizioni che offrite sono molto inferiori a quelle che ci eravamo aspettati, tanto che ho il timore di aver fatto qualche grave Errore nei miei Calcoli Aritmetici. – Sulla questione dei profitti e perdite dell’editoria, siete senz’altro meglio informato di me; – ma alcuni Documenti in mio possesso sembrano dimostrare che la Somma offerta da voi per i Diritti di Sense & Sensibility, Mansfield Park e Emma, non è pari all’Ammontare che mia Sorella ha concretamente realizzato da una molto modesta Edizione di Mansfield Park – (Voi stesso siete rimasto stupito di una Edizione così ridotta per un’opera che avrebbe meritato di girare il Mondo) e ancora di meno rispetto a quello di Sense & Sensibility. (3)

Henry Austen
Henry Austen

Subito dopo questa lettera le condizioni di Henry si aggravarono, e la sorella mandò un espresso a Chawton e a Edward a Godmersham per avvertire della situazione critica. Tutto poi si risolse in alcuni giorni, e James, Edward e Cassandra, accorsi a Londra, tornarono a casa.
La pubblicazione di Emma, e le edizioni successive dei due romanzi precedenti, avvennero poi con il metodo preannunciato da JA, ovvero a spese dell’autrice, che avrebbe ricevuto l’intero profitto delle vendite detratto il 10% spettante all’editore.
All’inizio di novembre ci fu una sorpresa: il Principe Reggente, il futuro Giorgio IV, era un ammiratore di JA e incaricò il suo bibliotecario, il rev. James Stainer Clarke, di invitarla nella sua residenza londinese, Carlton House, e di comunicarle che le era concesso di dedicargli il romanzo in uscita.
In un breve “Ricordo” della nipote Caroline, figlia di James Austen, possiamo leggere i retroscena di questa dedica:

Due dei grandi Medici del tempo avevano assistito mio zio durante la sua malattia – Non sono, dopo tutto questo tempo, sufficientemente sicura di chi fossero, tanto da fornire i loro nomi, (4) ma uno di loro era molto vicino al Principe Reggente, e, nel corso delle sue visite durante la convalescenza di mio zio, un giorno disse a mia zia che il Principe era un grande ammiratore dei suoi romanzi, che li leggeva spesso, e ne aveva una copia in ogni sua residenza – Che lui, il medico, aveva detto a sua Altezza Reale che Miss Austen era in quei giorni a Londra, e che per espresso desiderio del Principe, Mr. Clarke, il Bibliotecario di Carlton House, le avrebbe presto fatto visita.
Mr Clarke andò, confermò quegli omaggi, e invitò mia zia ad andare a Carlton House, dicendo che il Principe lo aveva incaricato di mostrarle la biblioteca, aggiungendo molte cortesie circa il piacere che sua Altezza Reale aveva tratto dai suoi romanzi – Ne erano stati pubblicati tre – L’invito non poteva essere rifiutato – e mia zia andò, il giorno concordato, a Carlton House.

Visitò la biblioteca e, credo, qualche altra sala, ma i particolari della sua visita, se mai li ho saputi, li ho ormai dimenticati – solo di una cosa mi ricordo bene, che nel corso di essa Mr. Clarke, parlando di nuovo dell’ammirazione del Reggente per i suoi scritti, la informò di essere stato incaricato di dire che se Miss Austen avesse avuto qualche romanzo in uscita, sarebbe stata completamente libera di dedicarlo al Principe.
Mia zia fece i ringraziamenti del caso, ma non aveva intenzione di accettare l’onore che le era stato offerto – finché qualcuno dei suoi amici la avvertì che quel permesso doveva essere considerato un ordine.
In quel periodo era in stampa Emma – e così una dedica di poche righe venne apposta al primo volume, e seguendo ancora le istruzioni dei beninformati, mandò a Carlton House una copia, splendidamente rilegata – che suppongo abbia provocato i debiti ringraziamenti da parte di Mr. Clarke.
Subito dopo la visita, mia zia tornò a casa, dove la piccola avventura fu oggetto di conversazione e procurò un qualche divertimento. Nella primavera successiva Mr. Henry Austen si trasferì da Londra, e mia zia non ebbe più occasione di essere così vicina alla Corte – né cercò mai di riallacciare rapporti con il Medico, il Bibliotecario o il Principe, e così finì questo piccolo sprazzo di Patrocinio Reale. (5)

Il principe reggente (dal 1820 re Giorgio IV) ritratto da Thomas Lawrence nel 1816
Il principe reggente (dal 1820 re Giorgio IV) ritratto da Thomas Lawrence nel 1816

Arriviamo così alla fine di novembre, quando è la stessa JA a scrivere a Murray:

Il biglietto di mio Fratello di lunedì scorso è rimasto così privo di risultati, che temo non ci possano essere che poche possibilità di qualche effetto positivo scrivendovi io; ma ciononostante sono così tanto delusa e contrariata dai ritardi dei Tipografi che non posso fare a meno di pregarvi di farmi sapere se non vi sia speranza di farli affrettare. – Invece di approntare il Lavoro per la fine di questo mese, sarà a malapena finito, al ritmo con cui si procede ora, per la fine del prossimo, e dato che prevedo di lasciare Londra ai primi di dic., è importante che non venga più perso tempo. – È probabile che i Tipografi possano essere indotti a una maggiore Celerità e Puntualità sapendo che l’Opera sarà dedicata, col suo Permesso, al Principe Reggente? – Se poteste sfruttare questa circostanza, ne sarei molto lieta. (6)

Le preoccupazioni di JA per i tempi di pubblicazione furono subito superate, probabilmente proprio per quella dedica, che evidentemente rendeva l’editore particolarmente attento, visto che poteva senz’altro influire sulle vendite. Lo sappiamo da una lettera a Cassandra del giorno successivo a quella precedente:

Ho il piacere di mandarti un resoconto molto migliore dei miei affari, che so ti farà molto piacere. Ieri ho scritto io stessa a Mr. Murray, e Henry ha scritto nello stesso tempo a Roworth. Prima che spedissimo i biglietti ho ricevuto tre fogli di bozze, e delle scuse da parte di R. Abbiamo inviato comunque i biglietti, e ho avuto una risposta molto civile da parte di Mr M. Anzi era talmente cortese da mettermi in imbarazzo. – I Tipografi avevano dovuto aspettare la carta – la colpa ricade sul Fornitore – ma ha dato la sua parola che non avrò ulteriori motivi di insoddisfazione. (7)

Due giorni dopo JA informa la sorella di essere all’opera per la correzione delle bozze:

Ho menzionato il P.R- nel mio biglietto e Mr Murray, e mi ha procurato in cambio un bel complimento; se abbia fatto qualcos’altro di buono non lo so, ma Henry pensa che sia valsa la pena provarci. – I Tipografi continuano a rifornirmi molto bene, nel vol. 3 sono arrivata alla mia arra-root, sulla cui particolare ortografia c’è un modesto punto interrogativo a margine. – Non dimenticherò l’arrow-root di Anna. (8)

Il lavoro editoriale proseguì abbastanza celermente, e l’11 dicembre il libro era ormai praticamente pronto:

Dato che ho visto che la pubblicazione di Emma è annunciata per sabato prossimo, (9) credo sia meglio non perdere tempo affinché sia definito tutto quello che resta da definire sull’argomento, e per farlo adotto questo metodo, poiché implica il minore dispendio del vostro tempo. –
In primo luogo, vi prego di intendere che lascio interamente al vostro Giudizio i termini con i quali organizzare la Distribuzione dell’opera, e vi prego di lasciarvi guidare in tale organizzazione dalla vostra esperienza di ciò che è preferibile per licenziare rapidamente l’Edizione. Mi considererò soddisfatta di qualunque cosa riteniate essere la migliore. –
Il Frontespizio dev’essere così, Emma, Dedicato col Suo Permesso a S. A. R. Il Principe Reggente. (10) -È mio desiderio particolare che una Copia sia completata e spedita a S. A. R. due o tre giorni prima che l’Opera sia di pubblico dominio – Dovrà essere spedita in un Plico al Rev. J. S. Clarke, Bibliotecario, Carlton House. – Aggiungo anche una lista (11) di quelle persone, alle quali vi chiedo il disturbo di inoltrarne una Copia ciascuno, quando l’Opera sarà pubblicata; – tutte non rilegate, con Dall’Autrice, nella prima pagina. (12)

Lo stesso giorno (a Londra la corrispondenza veniva consegnata sei volte al giorno) JA accetta, con il consueto tono un po’ ironico, le idee di Murray sulla dedica, molto più elaborate rispetto a quelle dell’autrice:

Vi sono molto obbligata per la vostra, e felicissima di vedere che tutto è stato sistemato con reciproca soddisfazione. Per quanto riguarda le mie direttive circa il frontespizio, sono scaturite solo dalla mia ignoranza, e dal fatto di non aver mai notato la giusta posizione per una dedica. Vi ringrazio per avermi indicato la giusta via. Qualsiasi deviazione da ciò che si fa di solito in questi casi è l’ultima cosa che desidero. Sono felice di avere un amico che mi risparmi le conseguenze negative del mio grossolano errore. (13)

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La dedica al Principe Reggente

La prima edizione uscì il 23 dicembre 1815 (datata 1816), in tre volumi al prezzo di una ghinea, con l’indicazione “By the Author of ‘Pride and Prejudice,’ &c. &c.”

Annuncio della pubblicazione del romanzo sul "Morning Chroniche" del 23 dicembre 1815, nella sezione "Books published this day"
Annuncio della pubblicazione del romanzo sul “Morning Chronicle” del 23 dicembre 1815, nella sezione “Books published this day”

Le vendite andarono piuttosto bene: delle 2000 copie stampate ne furono vendute 1248 entro ottobre 1816, con un guadagno netto per JA di 221 sterline; in realtà, però, l’autrice ricevette soltanto 38 sterline, poiché nel febbraio 1816 Murray aveva pubblicato la seconda edizione di Mansfield Park (l’editore della prima edizione, Egerton, aveva rinunciato a ristampare il libro), che aveva venduto pochissimo, con una conseguente perdita di 183 sterline. Nei quattro anni successivi le vendite furono piuttosto scarse, e alla fine del 1820 le 539 copie rimaste furono svendute a 2 scellini. Il profitto complessivo del romanzo fu quindi di poco più di 372 sterline, parte delle quali furono pagate all’erede di JA, la sorella Cassandra.
Alla pubblicazione seguì una breve corrispondenza con il bibliotecario del principe, che suggerì all’autrice due soggetti per romanzi futuri: le vicende della vita di un ecclesiastico, che ricalcavano molto le sue, e un romanzo storico sulla casata dei Cobourg, che gli era familiare, visto che in quel periodo era diventato “Segretario particolare inglese” del principe Leopold di Saxe-Cobourg.
Le risposte di JA a questi suggerimenti non richiesti furono in perfetto stile austeniano:

Sono altamente onorata per essere da voi ritenuta in grado di ritrarre un Ecclesiastico del genere di quello da voi abbozzato nel vostro biglietto del 16 nov. Ma vi assicuro che non lo sono. Del lato comico del Carattere potrei essere all’altezza, ma non di quello Buono, Fervente, Colto. La Conversazione di un Uomo del genere deve a volte vertere su argomenti di Scienza e Filosofia dei quali non so nulla – o almeno deve di tanto in tanto abbondare in citazioni e allusioni che una Donna, che come me, conosce solo la propria Madrelingua e ha letto pochissimo anche in quella, sarebbe totalmente incapace di riportare. Un’Istruzione Classica, o in ogni caso, una conoscenza molto estesa della Letteratura Inglese, Antica e Moderna, mi sembra assolutamente Indispensabile per una persona che voglia rendere giustizia al vostro Ecclesiastico – E io credo di potermi vantare di essere, con tutta la possibile Presunzione, la Donna più illetterata, e disinformata che abbia mai osato diventare un’Autrice. (14)

Siete molto, molto gentile nei vostri suggerimenti circa il tipo di Componimento che al momento potrebbe portarmi a dei riconoscimenti, e io sono pienamente consapevole che un Romanzo Storico, basato sulla Casa di Saxe Cobourg potrebbe servire molto di più a raggiungere Profitti o Popolarità, rispetto ai ritratti di Vita domestica in Villaggi di Campagna di cui mi occupo io – ma non potrei mai scrivere un Romanzo Storico più di quanto potrei farlo con un Poema Epico. Non potrei mettermi a scrivere un Romanzo serio per qualunque altro motivo se non quello di salvarmi la Vita, e se fosse indispensabile farlo e non lasciarmi mai andare a ridere di me stessa o degli altri, sono certa che mi impiccherei prima di aver terminato il primo Capitolo. – No – devo mantenere il mio stile e andare avanti a Modo mio; E anche se non dovessi mai avere successo in quello, sono convinta che fallirei totalmente in qualunque altro. (15)

Si concluse così il rapporto tra JA e Clarke, le cui proposte sicuramente divertirono molto la destinataria.
Della fine di quell’anno abbiamo anche due lettere che riguardano la contessa di Morley (Frances Talbot, moglie di Lord Boringdon), una delle persone alla quali JA aveva chiesto di inviare una copia del romanzo. La contessa scrive:

Stavo aspettando con estrema impazienza di essere presentata a Emma, e vi sono infinitamente grata per esservi gentilmente ricordata di me, il che mi ha procurato il piacere di fare la sua conoscenza qualche giorno prima di quanto avrei fatto altrimenti – Sono già diventata intima della famiglia Woodhouse, e sento che non mi divertiranno e non mi interesseranno meno dei Bennet, dei Bertram, dei Norris e di tutti i loro ammirabili predecessori – Non potrei far loro un elogio migliore – (16)

E JA risponde così:

Accettate i miei Ringraziamenti per l’onore del vostro biglietto e per il cortese interesse a favore di Emma. Nel mio attuale stato di dubbio su come verrà accolta dal Mondo, è particolarmente gratificante ricevere così presto l’assicurazione che vostra Signoria l’approva. Mi incoraggia a contare sullo stesso numero di giudizi positivi che hanno incontrato i Predecessori di Emma, e a credere di non essere ancora diventata, come accade prima o poi a quasi tutti gli Scrittori di Narrativa, troppo prolifica. (17)

Del gennaio dell’anno successivo è invece una lettera alla nipote Anna, figlia di James, che aveva da poco avuto la prima figlia. Il modo in cui JA parla del suo romanzo somiglia molto al “my own darling child” usato tre anni prima in occasione delle prima edizione di Orgoglio e pregiudizio:

Mia cara Anna
Poiché desidero molto vedere la tua Jemima, (18) sono certa che gradirai vedere la mia Emma, e mi fa perciò molto piacere mandartela a leggere. Tienila per il tempo che vuoi; qui l’hanno letta tutti. (19)

Come aveva già fatto per Mansfield Park, JA raccolse i giudizi di parenti e conoscenti sul romanzo, in un manoscritto dal titolo “Opinions of Emma“.
La recensione dedicata a Emma da Walter Scott, pubblicata anonima sulla “Quarterly Review” qualche mese dopo l’uscita del romanzo, è sicuramente la più importante apparsa durante la vita di JA.
Murray si affrettò a mandarne una copia a JA, che gli rispose con ringraziamenti piuttosto blandi e con un’evidente contrarietà per la mancata citazione del romanzo precedente:

Vi restituisco la Quarterly Review con molti Ringraziamenti. L’Autrice di Emma credo non abbia ragione di lamentarsi del trattamento ricevuto – salvo per la totale omissione di Mansfield Park. – Non può non dispiacermi che un Uomo così intelligente come il Recensore di Emma lo consideri talmente indegno di nota. – Vi farà piacere sapere che ho ricevuto i Ringraziamenti del Principe per la bella Copia di Emma che gli ho mandato. Qualunque cosa possa pensare della mia parte nell’Opera, la Vostra sembra sia stata fatta estremamente bene. (20)

La recensione è lunga e articolata, e contiene anche molti riferimenti generali ai romanzi dell’epoca. Tra le altre cose, c’è una riflessione interessante di Scott sull’opera complessiva di JA:

La conoscenza del mondo dell’autrice, e la peculiare delicatezza con cui presenta personaggi che il lettore non può mancare di riconoscere, ci riporta alla mente alcune delle qualità della scuola di pittura fiamminga. I soggetti spesso non sono eleganti, e sicuramente mai grandiosi; ma sono modellati sulla natura, e con una precisione che delizia il lettore. Questa è una qualità che è molto difficile illustrare con delle citazioni, perché pervade l’intera opera, e non può essere compresa leggendo un singolo passaggio. (21)

che riporta alla mente giudizi simili in opere critiche italiane: il richiamo alla pittura fiamminga, in particolare a Vermeer, in un libro di Mario Praz:

Nella sua commedia d’ambiente borghese e aristocratico provinciale, la Austen è grande come il più gran romanziere che abbia mai dato fondo a cielo e terra; a quel modo che Vermeer (coi pittori olandesi ella ha più d’un tratto affine) non è men grande di Rembrandt. (22)

e “l’arte di sfumature” nel capitolo dedicato a JA da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nella sua Letteratura inglese:

La Austen è uno di quegli scrittori che richiedono di esser letti lentamente: un attimo di distrazione può far trascurare una frase che ha un’importanza primaria: arte di sfumature, arte ambigua sotto l’apparente semplicità. (23)

Ma forse le parole più belle su questo aspetto della sua scrittura sono quelle della stessa JA, in una lettera al nipote James-Edward Austen, figlio del fratello James. La madre l’aveva informata che il figlio non riusciva più a trovare due capitoli di un libro che stava scrivendo, e la zia, dopo aver giurato scherzosamente di non essere lei la ladra, continuava così:

Comunque non credo che un qualsiasi furto del genere sarebbe davvero utile per me. Che cosa me ne farei dei tuoi Abbozzi robusti, virili, ardenti, pieni di Varietà e di Fuoco? – Come potrei abbinarli al pezzettino di Avorio (largo due Pollici) sul quale lavoro con un Pennello talmente fine, che produce un effetto minimo dopo tanta fatica? (24)

Emma, come tutti i romanzi di JA, contiene innumerevoli “pezzettini di avorio”. Il lettore attento descritto da Tomasi di Lampedusa non farà fatica a trovarli.

Da ultimo, non si può non ricordare una famosa frase di JA riferita alla sua eroina: “Ho scelto un’eroina che non piacerà molto a nessuno tranne me.” Ma è una frase che non si trova nel suo epistolario; la conosciamo solo dalla testimonianza del nipote James Edward Austen-Leigh, che, nella biografia del 1869 dedicata alla zia, scrisse:

Amava molto Emma, ma non contava sul fatto che incontrasse il favore generale, poiché, quando cominciò a scrivere quel romanzo, disse, “Ho scelto un’eroina che non piacerà molto a nessuno tranne me.” (25)


(1) Lettera da William Gifford a John Murray, in: Samuel Smiles, A Publisher and his Friends. Memoir and Correspondence of John Murray, John Murray, London, 1911, pag. 112.
(2) Lettera 121 del 17-18 ottobre 1815 alla sorella Cassandra.
(3) Lettera 122(A)(D) del 20 o 21 ottobre 1815 da Henry Austen a John Murray.
(4) Durante la sua malattia, Henry Austen era stato sicuramente curato dal dott. Charles Haden, che abitava lì vicino, ma sembra che nei giorni più critici sia stato chiamato un secondo dottore, probabilmente il dott. Matthew Baillie, che era uno dei medici del principe reggente (vedi: Deirdre Le Faye, Jane Austen: A Family Record, Cambridge University Press, Cambridge, 2004, pag. 225).
(5) Caroline Austen, My Aunt Jane Austen. A Memoir, Jane Austen Society, Alton, 1952, pagg. 12-13 (Mia zia Jane Austen. Ricordi, su jausten.it).
(6) Lettera 126 del 23 novembre 1815 a John Murray.
(7) Lettera 127 del 24 novembre 1815 a Cassandra.
(8) Lettera 128 del 26 novembre 1815 a Cassandra. La “arrow-root” è una fecola (originariamente di una pianta americana, la maranta, ma poi anche di altre piante, comprese le patate); l’errore ortografico della frase precedente (arra-root) si riferisce al cap. 9 del terzo volume (cap. 45 della numerazione continua) del romanzo, dove Emma manda la fecola a Jane Fairfax, che però la rifiuta e la rimanda indietro. La stessa fecola è ricordata poi due capitoli dopo. L’accenno alla nipote Anna si spiega nella parte finale della lettera 129, del 2 dicembre, dove JA scrive alla sorella di aver “preso la fecola per Anna”.
(9) La pubblicazione di Emma fu annunciata una prima volta per il 16 dicembre 1815 nell’Observer del 10 dicembre, ma poi ci fu evidentemente un ritardo, poiché in effetti la pubblicazione avvenne il 23 dicembre, come annunciato dal Morning Chronicle nello stesso giorno dell’uscita. Nel libro mastro di Murray ci sono i dettagli dell’edizione: 2000 copia stampate; tre volumi al prezzo di una ghinea; frontespizio datato 1816.
(10) In realtà Murray inserì, nella pagina immediatamente successiva al frontespizio (vedi anche la lettera successiva), una dedica molto più elaborata.
(11) La lista, sicuramente scritta su un foglio a parte, non è nel manoscritto, ma l’elenco delle copie è conservato nella carte della casa editrice: due per sé, due per Mrs Austen, una ciascuna per la contessa di Morley, il rev. Clarke, lo zio James Leigh-Perrot, i fratelli Frank, James e Henry, la nipote Fanny Knight e Miss Sharp, oltre a quella per il principe reggente, con una speciale rilegatura che costò 24 scellini. Una di queste copie, quella inviata a Anne Sharp, ex governante a Godmersham Park con la quale JA era sempre rimasta in contatto, è stata venduta all’asta nel giugno 2008 per 180.000 sterline (The Guardian, 25 June 2008). Murray mandò anche una copia ciascuno alla sorellastra di Byron, Augusta Leigh, e a Maria Edgeworth, e in una lettera del 25 dicembre 1815 a Walter Scott scrisse, fra l’altro: «Avete per caso voglia di buttare giù un articolo su “Emma”? Le mancano azione e romanticismo, non è vero? Nessuno degli altri romanzi dell’autrice è stato recensito, e sicuramente “Pride and Prejudice” merita i massimi elogi.» Scott inviò la recensione a Murray acclusa a una lettera del 19 gennaio 1816, e la pubblicazione avvenne nel marzo di quell’anno sulla Quarterly Review (vol. 14, n. 27, datato ottobre 1815).
(12) Lettera 130 dell’11 dicembre 1815 a John Murray.
(13) Lettera 131(C) dell’11 dicembre 1815 a John Murray.
(14) Lettera 132(D) dell’11 dicembre 1815 a James Stainer Clarke.
(15) Lettera 138(D) del 1° aprile 1816 a James Stainer Clarke.
(16) Lettera 134(A) del 27 dicembre 1815 dalla contessa di Morley a JA.
(17) Lettera 134 del 31 dicembre 1815 alla contessa di Morley.
(18) Anna Jemima, figlia di Anna e Benjamin Lefroy, era nata il 20 ottobre 1815 ma JA ancora non la conosceva.
(19) Lettera 135 del gennaio 1816 alla nipote Anna Lefroy.
(20) Lettera 139 del 1° aprile 1816 a John Murray.
(21) Walter Scott, recensione (anonima) a Emma, Quarterly Review, vol. 14, n. 27, ottobre 1815 (il numero fu pubblicato nel marzo 1816).
(22) Mario Praz, La letteratura inglese dai romantici al novecento, Edizioni Accademia Milano, 1968, pag. 21.
(23) Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Letteratura inglese (1954): “Jane Austen”, in: Opere, Mondadori, Milano, 1995, pag. 982.
(24) Lettera 146 del 17 dicembre 1816 a James Edward Austen.
(25) James Edward Austen-Leigh, Ricordo di Jane Austen, cap. X.

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