Il giardino ben recintato

Un articolo estremamente interessante, sul sapiente uso delle parole nelle opere di Jane Austen, è Il giardino ben recintato di Elisa Zirotti.

Nel vostro sondaggio avete chiesto: “Qual è l’aspetto della letteratura di Jane Austen che ti coinvolge maggiormente?” Ero proprio indecisa… Trama? Personaggi? Ironia? Linguaggio? Amo tutti quegli aspetti. Alla fine ho scelto “Altro” intendendo la Logica, che per me è ciò che fa la differenza, influenza e caratterizza tutti gli altri aspetti; è una sorta di “marchio di fabbrica”.

Charlotte Brontë ha definito Orgoglio e Pregiudizio un “giardino ben recintato e ben curato”. Non intendeva fare un complimento, ma secondo me ha centrato perfettamente il punto. Sulla vegetazione che cresce incolta la meticolosa giardiniera interviene con le affilate forbici dell’umorismo, taglia i rami che sfuggono al controllo, modella e raddrizza le piante protagoniste del giardino ed estirpa le erbacce antagoniste. Lo fa senza indugio, con naturalezza, tagli netti e precisi, ha in mente un’idea precisa di ordine e di estetica, di logica…. E io per questo la adoro!

In realtà Jane Austen non ha mai utilizzato la parola “Logic” o “Logical”; in sostituzione, con significato simile, usava “Reasonable”, citata nei romanzi 74 volte. Basta un’occhiata a uno qualsiasi dei suoi libri per rilevare che sono costellati di altre parole concernenti la logica, come ad esempio “Rational”, utilizzata 50 volte, e con significato simile utilizzava spessissimo anche la parola “Sense” (238 volte). “Consistent” è stata utilizzata 17 volte, “Inconsistent” 4, ma sommate con parole simili e sinonimi come “Inconsistency”, “Coherent”, “Contrast”, “Paradox”, “Incongruity”, “Contradiction”, “Absurd”, “Contradictory”, “Incoherent” e “Incongruous” si arriva a un totale di 87.

L’utilizzo di queste parole potrebbe far pensare semplicemente ad un’influenza culturale: Jane Austen, vissuta in un’epoca di transizione, è stata influenzata da idee del ‘700 che esaltavano il progresso, la ragione, eccetera. In parte sicuramente è così, ma in parte non è possibile attribuire tutto all’influenza della prosa degli scrittori illuministi, perché si nota che Austen era influenzata dalla logica ad un livello più profondo: la coerenza logica non interessa solo l’utilizzo dei termini, ma anche la struttura del romanzo, la trama, i personaggi e l’umorismo.

Jane Austen offre “una finestra”, grazie al discorso indiretto libero, sul punto di vista dei personaggi, in particolare delle eroine, spiegando come percepiscono una certa situazione. I pensieri si tramutano in azioni e comportamenti, e questi vanno ad intaccare pensieri e comportamenti di altri personaggi. L’autrice non interviene deus ex machina, c’è poco spazio per il caso: i personaggi generano la trama, una catena causa-effetto che si estende generando una rete. La trama procede con incredibile naturalezza.

Jane Austen racconta ciò che avviene nella mente dei personaggi, fa considerazioni a proposito dello stato d’animo o dei fattori della situazione esterna che influenza pensieri e comportamenti, sottolinea il successo o l’insuccesso della decisione, conseguenze, guadagni e perdite nel raggiungimento dell’obiettivo. Tutto viene puntualmente spiegato, tutto viene motivato.

Un esempio di questa “catena di causa-effetto” può essere questo, tratto da Mansfield Park. Fanny decide di non rivelare nulla a Sir Thomas del comportamento di Maria per non metterla in cattiva luce, e non può rivelare l’amore che prova per Edmund; questa decisione le si ritorce contro, perché non può fornire abbastanza spiegazioni per giustificare il rifiuto della proposta di matrimonio fattale da Mr. Crawford; dunque Sir Thomas crede che non abbia valide motivazioni, crede che il comportamento di Fanny sia un capriccio, che “si sia montata la testa” e sceglie una punizione non fine a se stessa, ma “strategica”: manda Fanny a Portsmouth perché spera che, tornando in contatto con la povertà della sua famiglia di origine, finisca con il rendersi conto della miseria da cui è stata strappata e di quanto deve essere grata per tutto ciò che ha.

Il modo di agire dei personaggi spesso è non solo logico, ma addirittura strategico. pensiamo ad esempio a Mrs. Bennet e alle sue manovre per favorire gli incontri tra Jane e Mr. Bingley; Charlotte Lucas che cerca di ottenere la proposta di matrimonio di Mr. Collins; Miss Bingley che cerca di ottenere le attenzioni di Mr. Darcy; Frank Churchill che cerca di far ingelosire Jane Fairfax; oppure alla strategia di Lucy Steele per mettere da parte Elinor e ai comportamenti strategici adottati da Elinor per parare i colpi di Lucy.

Non tutte le strategie hanno successo; spesso falliscono perché il personaggio, per scelta di vita, sceglie una strada “rischiosa” (es. Miss Crawford); o compie azioni controproducenti perché accecato da sentimenti come la gelosia (es. Miss Bingley) oppure non analizza bene la situazione e le conseguenze o le interpreta in modo errato. A questo proposito i migliori esempi sono Emma ed Elizabeth Bennet, che adottano comportamenti per raggiungere un certo scopo, ma a causa di tutta una serie di errori di interpretazione ottengono effetti opposti a quelli attesi. Elizabeth esce dal labirinto di pregiudizi e di interpretazioni sbagliate che si era costruita grazie alla riflessione e alla logica: rileggendo la lettera di Mr. Darcy trova la prova della colpevolezza di Wickham grazie ad un’incoerenza: “She saw the indelicacy of putting himself forward as he had done, and the inconsistency of his professions with his conduct.” (“Si rese conto dell’indelicatezza di esporsi in quel modo, e dell’incoerenza tra le sue affermazioni e la sua condotta.”, cap. 36)

Ma le incoerenze sono anche alla base dell’umorismo di Jane Austen: “Follies and nonsense, whims and inconsistencies do divert me, I own, and I laugh at them whenever I can.” (“Stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità mi divertono, lo ammetto, e ne rido ogni volta che posso.”. cap. 11) Negli scritti giovanili l’umorismo è basato principalmente sulle incongruenze logiche, sulla rottura del legame logico tra aspettative, cioè i cliché, e le conclusioni che possono essere opposte alle aspettative, esagerate o ridotte. Nei romanzi canonici, invece, le incoerenze sono soprattutto tra parole e comportamento e azioni dei personaggi; l’ironia non ha più solo funzione di suscitare ilarità, ma anche di sottolineare l’ipocrisia. I personaggi vengono spesso ridicolizzati per questo: pensiamo ad esempio a Miss Bingley, Isabella Thorpe, Mrs. Norris eccetera. L’abbazia di Northanger presenta entrambi questi utilizzi delle incoerenze: la trama è appositamente costruita per spezzare le aspettative del lettore e di Catherine; Isabella Thorpe è invece il personaggio più ridicolizzato, a causa della sua ipocrisia.

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