A Woman of Much Importance

Grazie allo Speakers’ Corner abbiamo conosciuto un gruppo di webwriters, riunite sotto il nome “The New Loiterer”, che come noi amano profondamente la letteratura e Jane Austen. Il loro contributo (a otto mani) si chiama A Woman of Much Importance.

Per noi del New Loiterer tutto è cominciato con Jane Austen, o con “Zia Jane”, come amiamo chiamarla nell’intimità dei nostri messaggi privati su svariati social network (specie alcune zitelle impenitenti che fingono spudoratamente di essere null’altro che una reincarnazione della nostra beniamina).

In cosa consiste il New Loiterer in breve? Nasce nel 2009 con il “Jane Austen Day”, una conferenza ospitata dall’Università di Roma “Tor Vergata” senza precedenti non solo per l’argomento, ma anche per il fatto che dietro ai microfoni non c’erano rinomati accademici, bensì semplici studenti di ogni livello, da timorose matricole a impavidi dottorandi, una combriccola che comprendeva, a conti fatti, ben tre generazioni di Tor Vergatiani.

Dopo questa elettrizzante giornata, alcune di noi hanno iniziato a progettare qualcosa di più a lungo termine, qualcosa in cui ancora una volta sarebbero stati gli studenti a unirsi per gli studenti in nome di un interesse comune e non del dio CFU. L’idea era di creare una rivista, oggi un blog letterario, dove poter dar voce agli articoli e alla critica di chiunque avesse avuto voglia di immergersi nella letteratura in tutte le sue sfaccettature – le opere vere e proprie, certo, ma anche film, adattamenti, canzoni, fumetti o, in breve, qualsiasi cosa riguardante un autore, un genere o un periodo storico. Quest’ultimo è un nostro particolare punto d’onore, anche – indovinate un po’? – grazie a Jane Austen.
Come non dimenticare, da janeites quali siamo, la difesa del romanzo in Northanger Abbey, in cui la Austen si scaglia contro autori che sminuiscono le loro stesse opere:

[…] scarcely ever permitting them to be read by their own heroine, who, if she accidentally take up a novel, is sure to turn over its insipid pages with disgust. […] there seems almost a general wish of decrying the capacity and undervaluing the labour of the novelist, and of slighting the performances which have only genius, wit, and taste to recommend them. “I am no novel-reader — I seldom look into novels — Do not imagine that I often read novels — It is really very well for a novel.” — Such is the common cant. — “And what are you reading, Miss ———-?” “Oh! it is only a novel!” replies the young lady; while she lays down her book with affected indifference, or momentary shame. — “It is only Cecilia, or Camilla, or Belinda;” or, in short, only some work in which the greatest powers of the mind are displayed, in which the most thorough knowledge of human nature, the happiest delineation of its varieties, the liveliest effusions of wit and humour, are conveyed to the world in the best-chosen language.

(«[…] persino permettendo a malapena che vengano lette dalla loro stessa eroina, che, se per caso mette mano a un romanzo, sfoglierà sicuramente con disgusto quelle pagine insulse. […] sembra quasi che ci sia un generale desiderio di denigrare la capacità e di sottovalutare il lavoro del romanziere, e di bistrattare opere che hanno solo intelligenza, spirito e buongusto a raccomandarle. “Non leggo romanzi. — Di rado sfoglio un romanzo. — Non crediate che io legga spesso romanzi. — È davvero bello per essere un romanzo.” È questa la solita cantilena. “E che cosa state leggendo signorina?” “Oh! È solo un romanzo!” risponde lei, mentre posa il suo libro con affettata indifferenza, o con momentanea vergogna. “È solo Cecilia, o Camilla, o Belinda”, o, in breve, solo un’opera in cui si dispiegano gli enormi poteri dell’intelletto, in cui la massima conoscenza della natura umana, la più felice descrizione delle sue sfaccettature, la più vivida dimostrazione di spirito e intelligenza, sono trasmesse al mondo nel linguaggio più ricercato.», cap. 5)

Ecco perché, per noi, non esiste opera letteraria indegna di essere letta, studiata, sviscerata e criticata, per il semplice motivo che questo snobismo culturale è sempre e costantemente figlio del suo tempo. Oggi consideriamo le opere di Charles Dickens, per esempio, dei capolavori letterari, ma in tutta probabilità gli accademici dell’epoca non avrebbero mai pensato di includerlo nell’Olimpo letterario dove oggi siede tra Shakespeare, Milton & Co., e probabilmente avrebbero storto il naso con un commento en passant su come i suoi racconti fossero divertenti per un’ora o due di svago.

Interessarsi a Jane Austen ha significato, per noi come per molti altri lettori, andare oltre le prime impressioni dettate dall’alto delle cattedre accademiche che incasellano i suoi romanzi come di facile lettura. Ma basta guardare più in là del proprio naso per vedere l’ironia, il sarcasmo e lo sguardo critico verso una società che misura il genere femminile in base alla bellezza e ad una lista di accomplishments e quello maschile in rapporto alle disponibilità finanziarie.

A noi piace pensare che, un giorno, in una galassia non troppo lontana, i loiteriani del futuro ripercorreranno le nostre orme e continueranno a guardare tutta la letteratura, o qualsiasi altra espressione artistica, con un occhio critico ma imparziale, e soprattutto con passione.

Angela Sileo
Elisa Fulgenzi
Laura Scipioni
Vanessa Archinard

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