Note austeniane

Questo articolo intende mettere in evidenza l’utilizzo della musica nelle opere di un’autrice che l’aveva coltivata quasi quotidianamente nel corso della sua vita. Dagli esempi riportati si può constatare come la musica sia presente in molti modi, sia per mettere in luce caratteri, sentimenti e stati d’animo dei personaggi dei romanzi, sia per sottolineare alcuni sviluppi della trama, sia, infine, per alimentare il gusto parodico e umoristico sempre presente nell’opera austeniana.

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 9 (2017), pagg. 7-16. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


Jane amava la musica, e aveva una bella voce, sia nel cantare che nel parlare; in gioventù aveva preso qualche lezione di pianoforte, e a Chawton si esercitava ogni giorno, soprattutto prima di colazione. Credo che lo facesse anche per non disturbare gli altri, che erano meno amanti della musica. Di sera talvolta cantava, accompagnandosi da sola, qualche semplice vecchia canzone, delle quali ancora ho in mente le parole e le melodie, ormai non più eseguite.[1]

Il pianoforte nel cottage di Chawton

Così, in un brano sui vari talenti della zia, James Edward Austen-Leigh descrive il rapporto personale di Jane Austen con la musica. A quel tempo i soli modi per ascoltarla erano andare a un concerto, pubblico o privato, oppure avere e saper suonare uno strumento, o anche conoscere qualcuno che sapesse farlo. L’educazione musicale dilettantesca era riservata alle donne di buona famiglia, e saper suonare uno strumento, e quindi essere in grado di intrattenere parenti e amici, era parte integrante di una istruzione non tanto finalizzata ad acquisire cultura e conoscenza, ma a sviluppare talenti considerati squisitamente femminili, come risulta evidente da un celebre dialogo in Orgoglio e pregiudizio:

Una donna deve avere una profonda conoscenza della musica, del canto, del disegno, della danza e delle lingue moderne…[2]

Chi parla è Caroline Bingley, e delle cinque competenze due sono relative alla musica (musica e canto) e una vi è legata in modo diretto (danza).
Ma quasi le stesse parole le troviamo in una delle opere giovanili, Jack e Alice, del 1790, quando l’autrice aveva quindici anni:

Di conseguenza, ho vissuto con lei [una zia] per gli ultimi 8 anni della mia Vita, durante i quali mi ha procurato Maestri di prim’ordine, che mi hanno insegnato quanto è necessario al mio sesso e al mio rango. Attraverso i loro insegnamenti ho imparato la Danza, la Musica, il Disegno e diverse Lingue, il che significa che sono diventata più istruita di qualsiasi altra Figlia di Sarto nel Galles.

e anche in Catharine, ovvero la pergola (1792), dove il disegno, le lingue moderne (in questo caso l’italiano) e la musica vengono esplicitamente considerate competenze che non aiutano a sviluppare «Gusto e Discernimento»:

Era di aspetto elegante, piuttosto bella, e non priva di Qualità naturali; ma quegli Anni che avrebbero dovuto essere spesi ad acquisire conoscenze utili e ad aprire la Mente, erano stati tutti dedicati a imparare il Disegno, l’Italiano e la Musica, in particolare quest’ultima, e così ora questi Talenti, erano uniti a un’Intelligenza non coltivata dalla lettura e a una Mente del tutto sprovvista di Gusto e Discernimento.

mentre Lady Susan, nel breve romanzo epistolare che la vede protagonista, ha una considerazione molto scarsa di talenti del genere:

Non che io sia una sostenitrice della moda prevalente di acquisire una conoscenza perfetta in tutte le Lingue le Arti e le Scienze; – è tempo sprecato; diventare Padrona di Francese, Italiano, Tedesco, Musica, Canto, Disegno, ecc. farà guadagnare a una Donna qualche plauso, ma non aggiungerà un Innamorato alla sua lista. (lettera 7)

Nell’epistolario austeniano ci sono molti brevi accenni alla musica, che confermano le parole del nipote citate all’inizio, e soprattutto trasmettono la sensazione che la musica fosse molto presente nella vita di Jane Austen:

Sono lieta di sentire notizie così buone di Mr Charde [un suo insegnante di musica], e ho solo paura che la mia lunga assenza possa causare una ricaduta. Mi esercito tutti i giorni per quanto posso – vorrei che fosse di più per amor suo. (lettera 4, 1 settembre 1796)

Elizabeth [la cognata, moglie di Edward Austen] è molto crudele riguardo al mio modo di scrivere Musica, – e come punizione, mi ostinerei a trascriverla per lei in futuro, se allo stesso tempo non fosse una punizione per me. […] Questo disturbo all’occhio è stato duro da sopportare, perché da venerdì non sono stata in grado di leggere o lavorare in nessun modo, ma almeno un vantaggio ne trarrò, perché sarò diventata talmente esperta nella Musica quando mi sarò sbarazzata dell’infreddatura, che sarò perfettamente qualificata in quella Scienza almeno tanto da prendere il posto di Mr Roope questa estate a Eastwell (17, 8/9 gennaio 1799)

Sì, sì, avremo un Pianoforte, buono quanto può esserlo uno da 30 Ghinee – e io mi eserciterò nelle contraddanze, affinché possa essere di qualche svago per i nostri nipoti, quando avremo il piacere della loro compagnia. (63, 27/28 dicembre 1808)

Eliza è uscita per conto suo. Ha un sacco di faccende per le mani in questo periodo – perché è stata stabilita la data del Ricevimento, che si avvicina sempre più; più di 80 persone sono state invitate per il prossimo martedì Sera e ci sarà dell’ottima Musica, 5 professionisti, 3 dei quali cantanti, oltre ai Dilettanti. A Fanny farebbe piacere ascoltarli. Uno dei Mercenari, eccelle con l’Arpa, per cui mi aspetto un gran godimento. (70, 18/20 aprila 1811)

Dato che il Salotto aveva cominciato a essere troppo caldo per i nostri gusti, ci siamo messi nell’Anticamera, che in confronto era più fresca, e aveva il vantaggio di tenere la Musica a una distanza di sicurezza, oltre a permettere di vedere per primi ogni nuovo arrivo. (71, 25 aprile 1811)

Miss H[arding] è una ragazza dall’aspetto elegante, attraente e graziosa, di circa 19 anni suppongo, o 19 e ½, o 19 e ¼, con fiori tra i capelli, e musica sulla punta delle dita. – Suona davvero molto bene. Raramente ho ascoltato qualcuno con più piacere. (73, 29 maggio 1811)

Naturalmente ti eserciterai con la tua Musica, e confido in te per avere cura del mio Strumento e per non permettere che sia maltrattato in nessun modo. – Non farci poggiare qualcosa sopra, a meno che non sia molto leggero. (123, 30 ottobre 1815, alla nipote Caroline)

Nelle opere giovanili (Juvenilia) la musica, come abbiamo già visto, è inserita tra le competenze praticamente indispensabili all’istruzione di una fanciulla, ed è anche usata per arricchire gli intenti umoristici e parodici di opere che Jane Austen scrisse nella fanciullezza e nell’adolescenza, dato che le date di composizione vanno dal 1787, quando aveva dodici anni, al 1793, quando ne aveva diciotto. Un esempio lo troviamo in Lesley Castle, dove l’autrice si diverte a usare i termini italiani che all’epoca, per tutto l’Ottocento e in misura molto minore anche in seguito, erano usati negli spartiti musicali e nei teatri d’opera. È un brano della settima lettera, in cui Miss C. Luttrel, esperta di cucina, si lamenta della sorella Eloisa, amante della musica:

L’Accordo che avevamo fatto per ammirare a vicenda le nostre produzioni non sembrava più riguardarla, e benché io seguitassi a plaudire a tutte le Contraddanze, che Lei suonava, nemmeno un pasticcio di piccione fatto da me riusciva a ottenere una sola parola di Approvazione. Ce n’era certamente abbastanza per far perdere le staffe a chiunque; tuttavia, io restavo calma come un Formaggio cremoso e avendo messo a punto un progetto e organizzato un piano di Vendetta, ero decisa a lasciarla fare come voleva e a non rivolgerle mai un solo rimprovero. Il mio Piano era trattarla come lei aveva trattato me, e anche se avesse disegnato il mio Ritratto o suonato la Malbrook[3] (la sola melodia che mi sia mai piaciuta) di non dire nemmeno “Grazie Eloisa”, nonostante per molti anni a ogni sua esibizione avessi costantemente urlato, Bravo, Bravissimo, Encora, Da Capro, allegretto, con espressione, e Poco presto insieme a molte altre parole straniere simili a queste, che come mi aveva detto Eloisa esprimevano tutte la mia Ammirazione; e suppongo che in effetti fosse vero, dato che ne vedo diverse in tutte le Pagine di tutti i libri di Musica, e immagino esprimano i Sentimenti del Compositore.

Di Lady Susan ho già citato un brano in cui la musica è considerata molto poco utile a ciò che dovrebbe interessare di più a una ragazza, ovvero trovare un innamorato, mentre ne L’abbazia di Northanger, romanzo che è un po’ considerato l’inizio della fase matura della narrativa austeniana e allo stesso tempo la conclusione di un periodo giovanile dedicato alla sistematica demolizione, sia pure divertita e affettuosa, delle esagerazioni sentimentali e gotiche della letteratura del periodo, la musica è praticamente assente, e compare solo indirettamente nelle usuali scene di ballo, tanto che gli unici accenni si trovano nel primo capitolo, nella parte in cui si mette in luce la scarsa propensione della protagonista ad assumere il ruolo di eroina di un romanzo:

La madre voleva che imparasse a suonare, e Catherine era sicura che le sarebbe piaciuto, perché amava molto il tintinnio dei tasti della vecchia e malandata spinetta; così, a otto anni cominciò. Studiò per un anno, e non riuscì a sopportarlo; allora Mrs. Morland, che non insisteva mai con l’istruzione delle figlie se vedeva incapacità e avversione, le permise di lasciar perdere. Il giorno in cui fu congedato il maestro di musica fu uno dei felici della vita di Catherine.

In Ragione e sentimento, invece, la musica è presente in modo significativo, visto che ha un ruolo importante nel personaggio di Marianne, e viene usata sia nel primo incontro con il colonnello Brandon come uno degli elementi che fanno nascere il suo interesse per lei, sia per descrivere alcuni momenti del rapporto con Willoughby.
La visione “romantica” della vita di Marianna è descritta ampiamente, e la musica, insieme alla lettura, soprattutto di poesie, ha una parte importante. Parlando di Edward Ferrars con la madre, dopo che le due si erano accorte del sentimento che sembrava legarlo a Elinoir, ne lamenta la scarsa sensibilità artistica:

E oltretutto, mamma, temo che non abbia davvero gusto. La musica sembra attrarlo ben poco, e anche se ammira moltissimo i disegni di Elinor, non è l’ammirazione di una persona che ne capisca il valore. […] Non potrei essere felice con un uomo il cui gusto non coincidesse sotto tutti i punti di vista con il mio. Deve condividere tutte le mie emozioni; gli stessi libri, la stessa musica devono incantarci entrambi. (capitolo 3)

Nell’incontro con il colonnello Brandon a casa dei Middleton, è l’esibizione musicale di Marianne a provocare la reazione pacata e non falsamente entusiasta di colui che Marianne vede come un signore ormai anziano, tanto che si stupisce di come possa ancora provare dei sentimenti intensi, ivi compresi quelli legati alla musica:

Il Colonnello Brandon fu l’unico, fra tutti i presenti, ad ascoltarla senza andare in estasi. Le rese solo l’omaggio dell’attenzione; e lei provò, in quell’occasione, un rispetto che gli altri avevano ampiamente demeritato con la loro vergognosa mancanza di gusto. Il piacere che lui provava per la musica, benché non arrivasse a quell’estatico rapimento che era l’unico a poter competere con il suo, diventava apprezzabile se paragonato alla spaventosa insensibilità degli altri; e lei era abbastanza ragionevole da ritenere possibile che in un uomo di trentacinque anni fosse ancora viva tutta l’intensità dei sentimenti e la raffinata capacità di goderne. (capitolo 7)

Nel rapporto iniziale con Willoughby la musica e il ballo rappresentano le prime sensazioni comuni che avvicinano i due:

quando lo sentì dichiarare che amava con passione la musica e il ballo, gli rivolse un tale sguardo di approvazione da guadagnare per sé larga parte della conversazione per il resto della visita. […] Scoprirono rapidamente che il piacere del ballo e della musica era reciproco, e che emergeva da una complessiva identità di vedute in tutto ciò che riguardava entrambe le cose. […] Leggevano, chiacchieravano, cantavano insieme; le sue doti musicali erano considerevoli, e leggeva con tutta la sensibilità e lo spirito che sfortunatamente mancavano a Edward. (capitolo 10)

Mentre dopo l’improvvisa partenza di Willoughby la musica sembra diventare l’alimento principale del dolore e del rimpianto di Marianne:

La serata trascorse con lo stesso abbandono ai sentimenti. Suonò continuamente tutte le canzoni predilette che era solita suonare a Willoughby, tutte le arie nelle quali le loro voci si erano spesso unite, e sedeva allo strumento con lo sguardo fisso a ogni rigo di musica che Willoughby aveva trascritto per lei, fino quando non si sentì il cuore talmente pesante da non poter più aggiungere ulteriore tristezza; e questo cibarsi di dolore proseguì ogni giorno. (capitolo 16)

Al ritorno da Cleveland, dopo la malattia che l’ha quasi portata alla morte, Marianne è ormai disillusa e quasi pronta a un epilogo che non avrebbe mai immaginato, ovvero il matrimonio con il colonnello Brandon, e Jane Austen usa ancora una volta la musica per descrivere un rimpianto che, sia pure molto più consapevole e «ragionevole» del passato, non sarà certo facile da cancellare completamente:

Dopo il pranzo volle provare il pianoforte. Vi si sedette, ma lo spartito sul quale le cadde all’inizio lo sguardo, procuratole da Willoughby, comprendeva alcuni dei loro duetti favoriti, e aveva sul frontespizio il suo nome vergato con la calligrafia di lui. Era troppo. Scosse la testa, mise da parte la musica, e dopo aver sfiorato i tasti per un minuto, si lamentò della debolezza delle dita, e richiuse lo strumento, dichiarando però nel contempo, con fermezza, che in futuro si sarebbe esercitata molto. (capitolo 46)

In Orgoglio e pregiudizio la musica ha compiti del tutto diversi da quelli del romanzo precedente. Nessuna delle sorelle Bennet è particolarmente versata nell’arte. Tre: Jane, Catherine e Lydia, non sanno suonare e cantare, tanto che nel romanzo non si fa cenno a loro esibizioni musicali, e la stessa Elizabeth lo conferma rispondendo a una domanda di Lady Catherine de Bourgh:

Le vostre sorelle sanno suonare e cantare?”
“Una di loro sì.”
“Perché non avete imparato tutte? Dovevate imparare tutte. Le signorine Webb suonano tutte, e il padre non ha una rendita buona come il vostro. (capitolo 29)

mentre le altre due hanno approcci completamente opposti. Elizabeth, nel salotto di Lady Catherine de Bourgh, dopo aver accettato di suonare e aver stuzzicato Darcy, che in questa scena asembra un po’ intimorito dalla verve della ragazza che qualche giorno dopo chiederà in moglie con l’esito che conosciamo, descrive se stessa come una pianista con una tecnica non molto coltivata:

“Avete intenzione di mettermi paura, Mr. Darcy, venendo ad ascoltarmi con tutta questa solennità? Non mi farò spaventare, anche se vostra sorella suona così bene. In me c’è un’ostinazione che non sopporterà mai di essere intimorita dalla volontà degli altri. Il mio coraggio cresce sempre, a ogni tentativo di intimidirmi.” […] “Le mie dita”, disse Elizabeth, “non si muovono sullo strumento con la stessa maestria che vedo in molte altre donne. Non hanno la stessa forza o la stessa velocità, e non hanno la stessa espressività. Ma l’ho sempre ritenuto un difetto mio, perché non mi sono mai presa il fastidio di esercitarmi. Non perché creda che le mie dita non siano capaci, come quelle di tante altre, di un’esecuzione migliore.” (capitolo 31)

Nel caso di Mary, invece, la musica, insieme ai suoi interventi moraleggianti, è utilizzata per metterne in luce la pedante presunzione; è infatti convinta di essere in grado di suonare e cantare in modo perfetto e non si rende conto di quanto siamo noiose le sue esibizioni:

Mary non aveva né genio né gusto, e sebbene la vanità l’avesse fornita di determinazione, l’aveva anche fornita di un’aria pedante e di un modo di fare presuntuoso, che avrebbe oscurato anche un’eccellenza molto maggiore di quella di cui era dotata lei. Elizabeth, disinvolta e spontanea, era stata ascoltata con molto più piacere, sebbene non suonasse così bene. (capitolo 6)

Le capacità di Mary erano assolutamente inadatte a un’esibizione del genere; aveva una voce debole e modi affettati. Per Elizabeth era un supplizio. (capitolo 18)

Anche due personaggi presi di mira nel romanzo per le loro caratteristiche ridicole, Mr. Collins e Lady Catherine de Bourgh, hanno da dire qualcosa sulla musica. Lady Catherine, un po’ come avverrà con Augusta Elton in Emma, si autodefinisce una gran conoscitrice:

“Che cosa state dicendo, Fitzwilliam? Di che cosa state parlando? Che cosa state raccontando a Miss Bennet? Fatelo sentire anche a me.”
“Stiamo parlando di musica, signora”, disse lui, quando non fu più in grado di evitare una risposta.
“Di musica! Allora parlate a voce alta. È l’argomento che mi piace più di tutti. Devo prendere parte alla conversazione, se parlate di musica. Ci sono poche persone in Inghilterra che traggono maggiore godimento di me dalla musica, o che hanno un gusto più innato. Se avessi studiato, sarei stata una musicista provetta. E lo stesso Anne, se la sua salute le avesse permesso di applicarsi. Sono certa che avrebbe suonato in modo delizioso. (capitolo 31)

con parole che nella loro presuntuosa esagerazione («Ci sono poche persone in Inghilterra… […] Se avessi studiato, sarei stata una musicista provetta») diventano comiche e contribuiscono alla costruzione di un personaggio con una considerazione di sé talmente alta da diventare ridicola.
Mr. Collins, che ha una presunzione simile, anche se unita all’untuosa ammirazione verso la sua patronessa, si limita a considerare gli intrattenimenti musicali con benevola condiscendenza:

“Se avessi la fortuna di essere capace di cantare”, disse Mr. Collins, “trarrei un enorme piacere, ne sono certo, nel fare omaggio di un’aria alla compagnia, poiché considero la musica come un diversivo molto innocente, e perfettamente compatibile con la professione ecclesiastica. Non intendo certo affermare che saremmo giustificati nel dedicare troppo del nostro tempo alla musica, perché ci sono sicuramente altre cose di cui occuparsi.” (capitolo 18)

In Mansfield Park troviamo un altro uso della musica per caratterizzare un personaggio e avere un ruolo nello sviluppo della trama. La protagonista, Fanny Price, non ha ricevuto un’istruzione musicale, mentre Mary Crawford è accreditata come un’ottima suonatrice dell’arpa, e lo strumento, nella sua concretezza, ha una parte nella descrizione del suo carattere, quando, in una conversazione con Edmund Bertram, il suo stupore nello scoprire che nemmeno il danaro riesce a farle trovare un mezzo per far arrivare l’arpa da Northampton a casa della sorella nella canonica di Mansfield conferma gli indizi già emersi in precedenza sul suo carattere «cittadino», poco propenso a capire le esigenze della vita in campagna, così chiare al suo interlocutore:

“Sono rimasta sbalordita nello scoprire quante difficoltà sono sorte! Che in campagna non ci sia un cavallo e un carro sembrava impossibile, così ho detto alla mia cameriera di trovarne subito uno […] Immaginate la mia sorpresa, quando ho scoperto di aver chiesto la cosa più irragionevole e impossibile del mondo […]”
“Non ci si poteva aspettare che voi foste al corrente del problema; ma se ci pensate bene, capirete l’importanza di raccogliere il fieno. Noleggiare un carro talvolta può non essere facile come immaginate voi; i nostri contadini non sono abituati a farlo, e durante il raccolto non possono proprio fare a meno anche di un solo cavallo.”
“Col tempo imparerò tutti i vostri modi di fare; ma, essendo arrivata con in mente l’indiscussa massima di Londra, ovvero che con il denaro si può avere tutto, all’inizio sono rimasta un po’ confusa dalla testarda indipendenza delle vostre usanze campagnole.” (capitolo 6)

Alla fine l’arpa arriva a Mansfield, e il talento musicale di Miss Crawford diventa una delle tante qualità che affascinano Edmund:

L’arpa arrivò, e anzi aggiunse qualcosa alla sua bellezza, al suo spirito e alla sua allegria, poiché era sempre pronta a suonare, con un’espressione e un gusto che le si addicevano particolarmente, e c’era sempre qualcosa di intelligente da dire a conclusione di ogni aria. Edmund andava tutti i giorni alla canonica per essere appagato con il suo strumento preferito; ogni giorno assicurava un invito per quello successivo, poiché la dama non era affatto restia ad avere un ascoltatore, e tutto si sviluppò presto in un piacevole tran tran.
Una giovane donna, graziosa, vivace, con un’arpa elegante come lei; entrambe vicino a una finestra al livello del terreno, e aperta su un piccolo prato, circondato dal ricco fogliame dell’estate, era abbastanza per catturare qualsiasi cuore maschile. La stagione, la scena, l’aria, tutto era favorevole alla tenerezza e al sentimento. (capitolo 7)

In Emma, le eccellenti capacità di Jane Fairfax nel suonare il pianoforte e nel cantare, sono uno dei crucci della protagonista, versata nella musica, ma troppo incostante nello studio per raggiungere le vette di quella conoscente che non è mai riuscita a sentire come amica:

[…] e rispuntarono i lati irritanti di Jane. Fecero musica; Emma fu costretta a suonare, e i ringraziamenti e gli elogi che ovviamente seguirono le apparvero come un candore studiato, un’aria di grandezza, che significava solo un voler elegantemente mettere in mostra l’evidente superiorità della propria esibizione. (capitolo 20)

Cantarono un’altra volta insieme, ed Emma volle poi lasciare il posto a Miss Fairfax, il cui modo di suonare, sia vocale che strumentale, era infinitamente superiore al suo, cosa che Emma non aveva mai tentato di nascondere nemmeno a se stessa. (capitolo 26)

La musica, nelle vesti di un pianoforte, è anche la protagonista del piccolo mistero di quello strumento arrivato in modo del tutto inaspettato in casa delle Bates:

[…] quel pianoforte era arrivato il giorno prima da Broadwood completamente inaspettato, con grande stupore sia della zia che della nipote; che dapprima, da quanto aveva detto Miss Bates, la stessa Jane era rimasta del tutto sconcertata, del tutto incapace di pensare a chi potesse averlo mandato, ma ormai erano entrambe assolutamente convinte che potesse venire solo da una parte, che naturalmente dovesse venire dal colonnello Campbell. (capitolo 26)

Anche in questo romanzo, come in Orgoglio e pregiudizio, c’è un personaggio che, stavolta dietro a una finta modestia, si auto-elogia per il proprio gusto musicale:

“Non vi chiedo se siete amante della musica, Mrs. Elton. In queste occasioni, la reputazione di una signora in genere la precede, e Highbury sa da tempo che siete un’eccellente esecutrice.”
“Oh! no, per carità; devo oppormi a qualsiasi idea del genere. Un’eccellente esecutrice! lontanissima da ciò, ve l’assicuro. Considerate da quale fonte parziale provengono le vostre informazioni. Amo follemente la musica, l’amo appassionatamente; e i miei amici dicono che non sono completamente priva di gusto; ma per chiunque altro, sul mio onore, le mie esibizioni sono mediocri al massimo grado.
“[…] ero avvezza a ogni tipo di lusso a Maple Grove; ma gli ho assicurato che non erano necessarie due carrozze alla mia felicità, né camere spaziose. «Ma», ho detto, «per essere del tutto onesta, non credo che potrei vivere senza un ambiente in cui si ami la musica. Non pongo nessun’altra condizione; ma senza musica, la vita per me sarebbe vuota.»” (capitolo 32)

Nell’ultimo romanzo completato di Jane Austen, Persuasione, la musica è meno presente, ma ci sono almeno due brani in cui le qualità e le abitudini musicali di Anne Elliot hanno il compito di descrivere il suo carattere e il suo stato d’animo in un periodo della sua vita in cui le sembra di non essere più importante per nessuno e di non avere più speranze di cambiamento. Entrambi sono nella parte dedicata alla visita ai Musgrove; nel primo viene messo in luce come, pur essendo trattata con la massima cortesia, e pur vedendosi assegnato l’ingrato compito di confidente di tutta la famiglia, la sua rimanga comunque la posizione di un’estranea, di una persona che pur in compagnia degli altri sente comunque pesare la propria solitudine interiore:

Lei suonava molto meglio di entrambe le signorine Musgrove, ma, avendo poca voce, non sapendo suonare l’arpa, e non avendo genitori amorevoli seduti vicino a immaginarsi deliziati, le sue esibizioni erano poco considerate, al di là dell’educazione o della necessità di far riposare le altre, come lei sapeva bene. Si rendeva conto che quando suonava stava procurando piacere solo a se stessa, ma questa non era una novità; eccetto per un breve periodo della sua vita, non aveva mai, da quando aveva quattordici anni, mai da quando aveva perduto la diletta madre, provato la felicità di essere ascoltata o incoraggiata da qualcuno che sapesse davvero apprezzarla o avesse autentico buongusto. (capitolo 6)

Nel secondo vediamo come Anne Elliot si limiti a suonare per far ballare gli altri, senza mai partecipare direttamente alle danze, anche in questo caso con lo scopo evidente di far emergere il suo tenersi da parte, come se avesse ormai rinunciato a un rapporto diretto con ciò che la circonda:

[…] e sue dita erano meccanicamente al lavoro, andando avanti per un’intera mezzora, tanto senza errori quanto senza consapevolezza. Una volta si rese conto che lui la stava guardando, che stava osservando i suoi lineamenti così cambiati, cercando forse le tracce di quel che restava di un volto che una volta l’aveva incantato; e una volta lei capì che doveva aver parlato di lei; non ne fu consapevole fino a quando non sentì la risposta, ma allora fu certa che avesse chiesto alla sua dama se Miss Elliot non ballasse mai. La risposta era stata, “Oh! mai, ha smesso completamente di ballare. Preferisce suonare. Non si stanca mai di suonare.” Una volta le aveva anche parlato. Lei aveva lasciato lo strumento, visto che le danze si erano concluse, e lui si era seduto cercando di strimpellare un’aria della quale voleva dare un’idea alle signorine Musgrove. Senza volerlo, lei era tornata in quella parte della stanza; lui l’aveva vista, e, alzandosi immediatamente, aveva detto, con studiata cortesia, “Vi prego di scusarmi, signorina, questo è il vostro posto”; e sebbene lei si fosse subito ritirata negandolo con decisione, lui non si lasciò convincere a sedersi di nuovo. (capitolo 8)

Fra l’altro, in questo brano c’è l’unico esempio nei romanzi austeniani di personaggio maschile che usa uno strumento musicale, sia pure per «strimpellare», mentre in Emma, Frank Churchill si limita a cantare prima insieme a Emma e poi a Jane Fairfax.
Nei due romanzi incompiuti, I Watson e Sanditon, o meglio in quanto ci resta della stesura iniziale di essi, la musica è quasi assente. È solo il caso di citare un brano da Sanditon, in cui, così come in Mansfield Park, l’arpa sembra assumere un carattere piuttosto seduttivo, visto che viene citata come una sorta di richiamo da parte di una fanciulla ansiosa di attirare «elogi e gloria»:

Le signorine Beaufort […] una prendendo un’arpa a noleggio, e l’altra comprando qualche foglio da disegno, e con tutto l’abbigliamento elegante che già avevano a disposizione, avevano intenzione di essere molto parsimoniose, molto eleganti e molto solitarie, con la speranza, da parte di Miss Beaufort, di elogi e gloria da tutti coloro che passeggiavano entro il raggio d’ascolto del suo strumento, e, da parte di Miss Letitia, di curiosità ed estasi da tutti coloro che le si sarebbero avvicinati mentre disegnava. (capitolo 11)

Mentre all’inizio abbiamo visto come gli accenni nelle lettere confermino le notizie forniteci dal nipote James Edward circa la presenza della musica nella vita di Jane Austen, da questa breve e parziale carrellata nelle opere si comprende come la musica non sia affatto un elemento inessenziale o accessorio nei suoi scritti. Infatti, il rapporto con la musica dei suoi personaggi femminili è utilizzato in modi e con scopi diversi, per descriverne le sfaccettature del carattere e degli stati d’animo (Marianne Dashwood, Elizabeth e Mary Bennet, Emma Woodhouse e Jane Fairfax, Anne Elliot), come mezzo di seduzione più o meno voluta (Marianne Dashwood, Mary Crawford) e anche con intenti parodici e umoristici (Lady Catherine de Bourgh e Augusta Elton).
D’altronde, com’era sua abitudine, Jane Austen non poteva certo lasciar fuori dalle sue opere una parte così importante della sua vita reale.


Nel sito The Austen Family Music Books sono disponibili gli album musicali dell’epoca riconducibili a Jane Austen e alla sua cerchia familiare, in parte manoscritti, alcuni dalla scrittrice, e in parte a stampa. Nel sito che ho dedicato a Jane Austen ho inserito numerose trascrizioni degli spartiti (vedi la pagina jausten.it/jamusica.html).

In questo video, realizzato nel 2020 in occasione dei festeggiamenti online per compleanno di Jane Austen organizzati da JASIT, una breve carrellata di alcuni brani:

 


[1] James Edward Austen-Leigh, Ricordo di Jane Austen, capitolo V. tutte le citazioni sono tradotte da chi scrive e tratte dal sito jausten.it.
[2] Orgoglio e pregiudizio, capitolo 8.
[3] Si tratta di “Malbrouck s’en va-t-en guerre”, una canzoncina infantile francese molto popolare all’epoca, che si ispirava alle gesta del duca di Marlbourough, comandante delle armate alleate nella guerra di successione spagnola del 1702-1713.

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