La casa che Jane Austen non vide mai

In questi giorni sul web, su testate italiane anche importanti, imperversano articoli che parlano della messa in vendita della casa di Steventon in cui Jane Austen abitò per venticinque anni – ovvero dalla sua nascita, nel dicembre 1775, fino al 1801– e dove la scrittrice stilò le prime stesure di Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento e L’abbazia di Northanger.

Ora, chiunque sia stato a Steventon o anche chi conosca sommariamente i luoghi austeniani sa che quella casa non esiste più. Possiamo sapere come era fatta dai Memoir familiari, in particolare da A Memoir of Jane Austen (1869) di suo nipote James Edward Austen-Leigh, che in quella casa abitò dal 1801 al 1819, anno della morte di suo padre James Austen, il fratello maggiore di Jane.

Nel capitolo 2 di A Memoir of Jane Austen, la canonica viene così descritta da James Edward:

La casa stessa era situata in una valle poco profonda, circondata da pendii erbosi cosparsi di olmi, alla fine di un piccolo villaggio di cottage, ognuno col suo giardino, disseminati quasi con grazia su entrambi i lati della strada. Era sufficientemente comoda per tenere degli allievi, in aggiunta a una famiglia che cresceva, e a quei tempi era considerata al di sopra della media delle canoniche; ma le stanze erano rifinite con meno eleganza di quanta adesso se ne trova in alloggi molto più ordinari. Non c’erano cornici a segnare l’incontro tra muro e soffitto, e le travi che sostenevano i piani superiori erano esposte in tutta la loro nudità alle stanze sottostanti, coperte solo da uno strato di vernice o di calce; di conseguenza, in seguito fu giudicata inadeguata a essere la rettoria di una parrocchia di famiglia, e circa quarantacinque anni fa fu abbattuta allo scopo di erigere una casa nuova in una posizione migliore, dalla parte opposta della valle.

Il disegno di Anna Lefroy della vecchia canonica

Nel 1801, quando il reverendo George Austen decise di ritirarsi per lasciare il posto di parroco (e la canonica) al figlio primogenito James, portò con sé la moglie e le figlie Cassandra e Jane, mentre James si trasferì con la propria famiglia: la moglie Mary Lloyd e i figli Anna (figlia della prima moglie Anne Mathew, morta nel 1795) e James Edward. La figlia minore, Caroline, nacque proprio in quella casa nel 1805. Jane non tornava volentieri alla canonica, forse a causa del carattere della cognata Mary o forse per il doloroso cambiamento che trovava in quella casa a cui era affezionata e che non sentiva – e che non era – più sua.

Nel periodo in cui la canonica fu abitata dalla famiglia di James Austen, si sarebbero dovute fare delle ristrutturazioni che né James né suo padre (e in seguito, dopo la morte di George Austen nel 1805, sua madre) si potevano permettere. Dopo la morte di James Austen, nel 1819, gli subentrò il fratello Henry, che però fu solo curato per conto del nipote William (ancora troppo giovane), il figlio quintogenito del fratello Edward, che ormai aveva abbandonato da anni il cognome Austen per acquisire quello dei genitori adottivi: Knight.

La nuova canonica come appare oggi

Come ho sottolineato nel brano tratto dal Memoir, la casa si trovava in una valle poco profonda, ed era soggetta a continui allagamenti. Per questo motivo, in seguito a un’alluvione, Edward Austen Knight – che, al contrario del padre e del fratello James poteva permettersi la spesa – decise di abbattere la vecchia canonica e di ricostruire l’edificio per il figlio William, che nel 1823 era diventato parroco di Steventon. La casa fu terminata nel 1826, ma non più nella stessa location della vecchia, bensì, per citare James Edward Austen Leigh in una posizione migliore, dalla parte opposta della valle. Un luogo meno soggetto ad allagamenti, cioè.

Jane Austen era ormai morta da nove anni. Quindi, nella casa messa in vendita di cui si parla negli articoli citati all’inizio non può aver messo mai piede, figurarsi aver scritto lì i suoi romanzi.

Nella location in cui sorgeva la vecchia canonica, invece, c’è solo un prato. Persino la vecchia pompa dell’acqua di cui parlava Constance Hill nel suo Jane Austen: i luoghi e gli amici, presente fino a pochi anni fa, è stata rimossa, come abbiamo potuto constatare durante il viaggio sociale del 2017 (https://www.jasit.it/jasit-in-austenland-seconda-parte/).

Della vecchia canonica, dunque, oltre alla descrizione fornitaci da James Edward Austen-Leigh nel suo Memoir restano solo i disegni di sua sorella Anna Austen Lefroy del 1814, e l’illustrazione presente in A Memoir of Jane Austen, che Constance Hill ha copiato all’interno di Jane Austen: i luoghi e gli amici.

Il disegno di Ellen Hill (1902)

Fonti:

James Edward Austen-Leigh, A Memoir of Jane Austen (1869), traduzione di Giuseppe Ierolli (https://www.jausten.it/jamfjamesedward.html)

L’articolo di Giuseppe Ierolli su Steventon in Due passi per Austenland:
https://www.jasit.it/due-passi-per-austenland-steventon-e-dintorni/

Jane Austen World sulla Steventon parsonage:
https://janeaustensworld.com/tag/steventon-parsonage/

Jane Austen in Vermont sulla Steventon parsonage:
https://janeausteninvermont.blog/2010/06/01/the-saga-of-the-steventon-parsonage/https://janeausteninvermont.blog/2010/06/06/steventon-parsonage-redux/

Constance Hill, Jane Austen: I luoghi e gli amici (1902), casa editrice Jo March, 2013, Traduzione a cura della Jane Austen Society of Italy.

Nigel Nicholson, The World of Jane Austen, 1991, Phoenix Illustrated Orion Publishing Group, London.

John Curtis, Jane Austen’s England, 2005, Salmon Books, Sevenoaks, Kent.

 

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