Mansfield Park: nuova edizione Einaudi, dal 9 aprile

mansfield_park_einaudiEinaudi pubblica domani 9 aprile una nuova edizione di Mansfield Park, iniziando con largo anticipo (esattamente un anno e un mese) le danze editoriali  per il bicentenario del 9 maggio 2014.

Analogamente all’edizione di Persuasione del 2011, anche in questa nuova uscita troviamo un’introduzione di Roberto Bertinetti. La traduzione è di Luca Lamberti.

Scheda del libro
Mansfield Park
di Jane Austen
Traduzione di Luca Lamberti
Introduzione di Roberto Bertinetti
Casa Editrice: Einaudi (Einaudi Tascabili, Classici)
Pagine: 503, brossura
Prima edizione: 9 aprile 2013
ISBN: 9788806215620

Sinossi
Fanny Price non ha niente delle protagoniste dei romanzi di Jane Austen: non ha il senso dell’umorismo di Elizabeth Bennet né la frivolezza di Emma, non possiede la consapevolezza e l’intelligenza di Elinor Dashwood o l’irruenza e l’intraprendenza di sua sorella Marianne. Perciò, sin da quando viene accolta ancora bambina in casa degli zii Bertram, Fanny capisce che l’unica cosa che può fare è ricevere l’educazione che, rispettando i dettami e i canoni dell’epoca, farà di lei una donna dolce e remissiva, “un’amica e una compagna ideale”. Tuttavia, quando da Londra arrivano a Mansfield Park i fratelli Crawford, due giovani più indipendenti dei compassati Bertram, nascerà una girandola di simpatie, passioni e illusioni i cui effetti toccheranno anche la timida Fanny, scuotendone le certezze e portandola a capire – grazie a una prosa deliziosamente ironica con cui l’autrice non manca di criticare l’educazione che la società inglese di inizio Ottocento riservava alle donne di essere qualcosa di più di una semplice e brava dama di casa.

Link utili
Mansfield Park sul sito della casa editrice Einaudi

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L’occhio di Jane sulla tazza di tè

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Un particolare dell’articolo di Pietro Citati, dalla pagina del 28 agosto 1983

Grazie ad una paziente ed efficace ricerca condotta da Romina Angelici, grazie alla disponibilità della redazione del Corriere della Sera, e grazie alla puntuale trascrizione di Giuseppe Ierolli, abbiamo recuperato un prezioso articolo del 23 agosto 1983 di Pietro Citati, L’occhio di Jane sulla tazza di tè. Buona lettura.

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Rileggendo due famosi romanzi della Austen

L’occhio di Jane sulla tazza di tè

Quando uno è in convalescenza, come mi è capitato negli ultimi tempi, quando il corpo è languido, inerte, incerto, incapace di tensioni e di sforzo, i libri vanno scelti con cura. Shakespeare turba, con la sua massa roteante di immagini. Tolstoj stanca, col suo passo troppo veloce. Balzac nausea, con la sua fisicità soffocante. Dostoevskij sconvolge, col suo urgere irrisolto di problemi. Nulla meglio di un romanzo di Jane Austen: un villaggio o una proprietà di campagna, poche figure e pochi avvenimenti, un’esile quantità di tempo, un’implacabile precisione di tocco e di linee. Ricordavo il famoso giudizio di Charlotte Brontë, che i lettori hanno sempre condiviso. «Non si occupa tanto del cuore umano, quanto degli occhi, delle bocche, delle mani, dei piedi. Ciò che vede acutamente, che parla acconciamente, che si muove flessibilmente, conviene al suo studio, ma ciò che palpita con intensità e pienezza, sebbene nascosto, ciò che è l’invisibile sede della vita e il senziente bersaglio della morte – questo Miss Austen lo ignora… Essa non agita il lettore con alcunché di veemente, non lo turba con alcunché di profondo. Anche ai sentimenti non fa che un raro saluto grazioso ma distante». Il mio corpo, che non voleva inquietudini e turbamenti, ne era rassicurato.

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