Austen e Vermeer

Un articolo dalla rivista “Persuasions On-Line” della Jane Austen Society of North America, nel quale Marsha Huff analizza alcuni dipinti di Johannes Vermeer mettendoli a confronto con brani tratti dai romanzi di Jane Austen.

Austen e Vermeer, artisti e colleghi
di Marsha Huff
Volume 42, No. 1 – Winter 2021

Quando John Murray pubblicò Emma, chiese a Walter Scott di scrivere una recensione del romanzo per la pubblicazione sulla sua rivista letteraria, la Quarterly Review. Scott, nella sua recensione non firmata, afferma che le prime opere dell’autrice di EmmaRagione e sentimento e Orgoglio e pregiudizio – “appartengono a un tipo di narrativa nata quasi ai nostri giorni, e che tratteggia personaggi e vicende presi dalla normale vita quotidiana”. Scott sostiene che in questo nuovo “tipo di narrativa”, l’autrice di Emma e dei romanzi precedenti “è quasi da sola”. Per quanto riguarda Emma, scrive:

La conoscenza che l’autrice ha del mondo, e la peculiare delicatezza con cui presenta personaggi che il lettore non può mancare di riconoscere, ci riporta alla mente alcune delle qualità della scuola di pittura fiamminga. I soggetti spesso non sono eleganti, e sicuramente mai grandiosi; ma sono modellati sulla natura, e con una precisione che delizia il lettore. (197)

Scott non nomina artisti specifici quando paragona lo stile di Austen alla “scuola di pittura fiamminga”, cioè alla pittura di genere. Come spiega Peter Sabor, Scott si riferisce agli artisti fiamminghi e olandesi del XVII secolo, “che hanno registrato accuratamente i piccoli dettagli della vita ordinaria […] concentrandosi sull’ambiente domestico e sugli interni”.

Johannes Vermeer è il più celebrato dei pittori di genere del XVII secolo. I critici rilevano che, mentre Vermeer, come i suoi contemporanei, dipingeva scene di genere, “il suo genio risiedeva nella sua capacità di trascendere le sue fonti” e “nel suo dono di trasmettere un tono morale di fondo” alle sue scene di vita quotidiana (Wheelock et al. 22). A questo proposito, Austen, come Vermeer, conosceva bene i romanzi della sua epoca, ma vedeva le loro debolezze e trascendeva quei modelli creando il proprio stile e la propria tecnica, e trasmetteva un tono morale con sfumature e sottigliezze, che spesso mancavano nei romanzi didattici dei suoi contemporanei.

In questo articolo, amplierò il conciso confronto di Scott abbinando le tele di Vermeer con alcuni passaggi dei romanzi di Austen, per illustrare le analogie dei modi in cui i due artisti hanno costruito scene domestiche. Scott sembra riferirsi principalmente alle analogie dei modi in cui Austen e i pittori di genere hanno raffigurato nella loro arte le attività e gli ambienti della vita quotidiana. Andrò oltre questa somiglianza superficiale per discutere le caratteristiche più significative condivise dai due artisti: la loro attenzione alle donne in ambienti domestici, con solo brevi sguardi al tumulto del mondo esterno, la loro preoccupazione per la psicologia – i pensieri e le emozioni – dei loro soggetti, e, cosa più importante, la complessità morale delle loro opere.

Austen e Vermeer condividono uno stile che ora è chiamato realismo, ma ognuno impiega un realismo altamente selettivo e controllato. Ad esempio, gli storici dell’arte ritengono che Vermeer possa aver usato una camera oscura per facilitare la rappresentazione realistica di luce, prospettiva e colore. Una camera oscura portatile era una scatola progettata per catturare l’immagine di un oggetto consentendo alla luce riflessa dallo stesso di entrare attraverso un piccolo foro nella scatola e apparire su una superficie opposta alla sorgente luminosa; poi, con l’uso di lenti e specchi, l’immagine era proiettata su una superficie visibile, quasi come una fotografia. Oltre ad essere realistica, l’immagine risultante enfatizzava l’effetto della luce intensa che rifletteva superfici lucide, come le perle, un effetto per il quale Vermeer è ben noto (Wheelock 36-38). I critici sottolineano, tuttavia, che Vermeer non usava la camera oscura per ricalcare immagini o scene. Egli “modificava frequentemente la scala e persino la forma degli oggetti per motivi compositivi” e anche “manipolava la luce” e le ombre per ottenere l’effetto desiderato (Wheelock et al. 25). Allo stesso modo, sebbene Austen abbia paragonato scherzosamente il suo lavoro ai ritratti in miniatura quando lo ha descritto come un “pezzettino di Avorio (largo due Pollici) sul quale lavoro con un Pennello talmente fine, che produce un effetto minimo dopo tanta fatica” (lettera del 16-17 dicembre 1816), include nei suoi romanzi solo dettagli precisi e selezionati del mondo fisico che contribuiscono allo sviluppo dei suoi personaggi e dei suoi temi.

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Johannes Vermeer nacque nel 1632 a Delft, in Olanda, dove visse per tutta la vita. Morì a quarantatré anni e fu sepolto il 16 dicembre 1675, esattamente cento anni prima della nascita di Jane Austen. Come Austen, la sua reputazione si basa su un piccolo corpus di opere: tre dozzine di dipinti nel caso di Vermeer. Anche se alle sue tele vengono spesso attribuiti dei titoli, l’autore non li ha mai precisati. Vermeer era molto stimato nei Paesi Bassi durante la sua vita, ma a causa dello scarso numero dei suoi lavori, e delle lacune nella documentazione, non era particolarmente considerato nel mondo dell’arte dopo la sua morte, fino a quando non fu riscoperto dal critico francese Théophile Thoré-Burger nel 1860. Molti dipinti di Vermeer erano stati in precedenza considerati di altri artisti, prima che Thoré-Burger ne correggesse l’attribuzione (Wheelock et al. 59-60). Per esempio, una bellissima tela di proprietà della regina Elisabetta II, comunemente chiamata “La lezioni di musica”, fu acquistata per conto di Giorgio III nel 1762 e sistemata nel castello di Windsor e poi a Buckingham Palace. Tuttavia, non fu correttamente identificata nell’inventario di corte come un Vermeer fino al 1876, quando fu esposta pubblicamente per la prima volta (Wheelock et al. 132).

La lezione di musica“. Collezione della regina Elisabetta II

In questo esame di Vermeer e Austen, inizierò in ogni caso con una tela di Vermeer, analizzandone la struttura e la composizione, per poi abbinarla a una scena scritta da Jane Austen suggerita dal dipinto di Vermeer. Il mio obiettivo è spiegare il modo dettagliato in cui Vermeer piega il mondo fisico alle sue composizioni e fare un confronto con l’abilità artistica di Austen nella composizione dei suoi romanzi.

Il concerto“. Isabella Stewart Gardner Museum, Boston, MA (rubato e mai ritrovato)

Questo dipinto, comunemente chiamato “Il concerto”, dimostra il modo in cui Vermeer nel suo lavoro si concentra sulle donne come “personaggi principali”. Ottiene questo effetto con la costruzione di linee prospettiche e il posizionamento mirato degli oggetti. In questa tela l’occhio è attratto dal gruppo di figure – un uomo e due donne – sul lato opposto della stanza attraverso la luce orizzontale del sole sul tavolo in primo piano e sulle piastrelle del pavimento, che puntano come frecce alle tre figure intorno allo strumento, un clavicembalo. L’uomo è rivolto verso la parete di fondo su una sedia stranamente girata lateralmente, creando una sorta di impronta con la forma di un diamante, che si allinea con le piastrelle e dirige l’occhio intorno a lui e verso le donne su entrambi i lati, immerse nella luce. Dell’uomo si vede soltanto la fascia del liuto sulla schiena, inclinata verso il volto della cantante. La parte curva del coperchio del clavicembalo conduce al volto della cantante, ma Vermeer ha cambiato la curvatura del coperchio dietro alla figura per minimizzarlo. La viola da gamba sul pavimento e il liuto sul tavolo coperto dal tappeto sviluppano il tema musicale del dipinto ma aggiungono anche qualcosa alla struttura: sono posizionati in parallelo alle direzioni incrociate delle piastrelle, con il liuto posizionato per condurre l’occhio alla donna seduta. Il risultato è che tutte le linee prospettiche puntano alle donne.

Come mostra questa analisi, il pittore rivela le sue priorità attraverso la composizione del quadro. Allo stesso modo, Austen crea scene che contribuiscono alla struttura generale di un romanzo collocando i suoi personaggi in incontri accuratamente costruiti che sviluppano le sue tematiche. Il dipinto di Vermeer si collega bene con la scena del concerto dai Cole di Emma, che si svolge il giorno dopo la consegna di un pianoforte a Jane Fairfax. Riunendo i suoi personaggi attorno al nuovo pianoforte dei Cole, Austen consente alla società di Highbury di fare ipotesi sull’identità dello sconosciuto benefattore di Jane. Uno dei temi principali di Austen in Emma – in realtà in tutti i romanzi – è la necessità della conoscenza di sé e l’effetto deleterio dell’autoinganno. A questo tema è dato molto spazio durante la festa dai Cole ed è toccato in questa descrizione del concerto, in cui si esibiscono due donne e un uomo, come nel dipinto di Vermeer.

Mr. Cole prega Miss Woodhouse di provare il nuovo strumento:

dato che, da ogni punto di vista, le faceva comodo suonare per prima, Emma diede un appropriato consenso.
Conosceva troppo bene i limiti delle proprie capacità per tentare più di quanto potesse eseguire con successo; non le mancavano né gusto né spirito nelle piccole cose che sono generalmente gradite, ed era in grado di accompagnare bene la sua voce. Un accompagnamento alla sua canzone la colse gradevolmente di sorpresa; una seconda voce, esile ma corretta, intonata da Frank Churchill. Al termine della canzone fu debitamente pregata di perdonarlo, e seguirono i soliti convenevoli. A lui fu imputato di avere una voce deliziosa, e una perfetta conoscenza della musica, il che fu appropriatamente negato […] Cantarono un’altra volta insieme, ed Emma volle poi lasciare il posto a Miss Fairfax, il cui modo di suonare, sia vocale che strumentale, era infinitamente superiore al suo, cosa che Emma non aveva mai tentato di nascondere nemmeno a se stessa.
Con sentimenti contrastanti, si sedette a poca distanza da coloro che circondavano lo strumento, per ascoltare. Frank Churchill cantò di nuovo. A quanto sembrava, avevano già cantato insieme un paio di volte a Weymouth. […] Verso la fine della seconda canzone di Jane, la voce divenne rauca.
“Può bastare”, disse lui quando fu conclusa, pensando ad alta voce. “Avete cantato a sufficienza per una serata, ora statevene tranquilla.”
Ci fu tuttavia la richiesta di un’altra canzone. …[…] Frank Churchill fu pronto a dire, “Credo che possiate farlo senza sforzo; la prima voce è così facile, il peso della canzone grava sulla seconda.”
Mr. Knightley si irritò.
“Quel tipo”, disse con indignazione, “non pensa ad altro che a mettere in mostra la sua voce. Così non va bene.” (Capitolo 26 – II/8)

Questa è una descrizione realistica della vita della gentry che sperimentiamo come se fossimo presenti nel salotto dei Cole. Ma nessun dettaglio è arbitrario o superfluo, dalle parole iniziali: “A Emma faceva comodo suonare per prima”, al suggerimento spontaneo: “A quanto sembrava, avevano già cantato insieme un paio di volte a Weymouth.” Il giudizio che Emma dà su di sé è onesto, ma è chiaro che intende mantenere la sua supremazia sociale su Jane Fairfax. Nella descrizione del comportamento di Frank durante il concerto e della collera finale di Mr. Knightley, Austen insinua sospetti e offre indizi – tra i quali, ovviamente, delle false piste – sul mistero che sarà poi svelato. All’inizio della serata la signora Weston aveva detto a Emma che credeva che il signor Knightley avesse mandato il pianoforte e che fosse innamorato di Jane. Il lettore è quindi portato a chiedersi se l’amore sia la fonte della preoccupazione di Mr. Knightley per Jane e della sua irritazione per Frank Churchill.

L’artista visivo e l’artista letteraria dirigono consapevolmente lo sguardo del rispettivo pubblico per raggiungere i loro obiettivi creativi. Vermeer costruisce “Il concerto” per focalizzare lo sguardo dello spettatore sulle donne nel quadro, anche se la maggior parte delle persone non è consapevole di quella sottile manipolazione. In Emma, Austen costruisce allo stesso modo linee prospettiche e manipola lo sguardo del lettore. La storia è raccontata da un narratore onnisciente, ma attraverso l’uso magistrale del discorso indiretto libero, Austen sviluppa la sua trama dentro e fuori la mente di Emma Woodhouse, indirizzando il lettore a vedere persone ed eventi attraverso gli occhi di Emma e ad adottare il suo punto di vista. Molti lettori non sono più consapevoli della manipolazione autoriale di Austen di quanto lo siano gli spettatori della pittura di Vermeer. Austen e Vermeer impiegano quindi tecniche comparabili per catturare e focalizzare la percezione del pubblico.

La suonatrice di chitarra”.  Lascito Iveaght, Kenwood House, Londra

Un altro argomento comune tra Vermeer e Austen è quello di donne che suonano strumenti a corda o a tastiera. L’immagine è comune, poiché nei secoli XVII e XVIII ci si aspettava che le donne nubili si inserissero nel mercato matrimoniale esibendo sia la bellezza fisica che le capacità musicali. Questo dipinto di Vermeer, comunemente chiamato “La suonatrice di chitarra”, mostra una giovane donna seduta vicino a una fonte di luce che ne evidenzia le dita armoniose e delicate e fa brillare la sua giacca di raso. La collana di perle delinea il volto sorridente, rivolto verso un ascoltatore e inclinato in modo civettuolo, come una sorta di segno d’intesa nei confronti di un corteggiatore. La ragazza è posta fuori centro e a sinistra sulla tela, suggerendo ulteriormente la presenza di un compagno invisibile vicino a lei. Un paesaggio idilliaco sul muro incornicia il suo viso in oro e introduce il mondo naturale nell’ambiente chiuso. In questo piccolo dipinto, Vermeer crea un personaggio realistico e drammatizza un momento della sua vita.

La rappresentazione più suggestiva di Austen della seduzione attraverso l’esibizione musicale è quella di Mary Crawford con la sua arpa in Mansfield Park. I commentatori hanno sottolineato le particolari seduzioni insite nel suonare un’arpa: la donna abbraccia lo strumento, suona con le braccia tese e le dita che si muovono rapidamente sulle corde, ed espone le caviglie mentre lavora sui pedali (Wells 108). Austen descrive Miss Crawford e la sua arpa viste da Edmund Bertram durante una visita alla canonica del dottor Grant e della sua signora:

L’arpa arrivò, e anzi aggiunse qualcosa alla sua bellezza, al suo spirito e alla sua allegria, poiché era sempre pronta a suonare, con un’espressione e un gusto che le si addicevano particolarmente, e c’era sempre qualcosa di intelligente da dire a conclusione di ogni aria. […] Una giovane donna, graziosa, vivace, con un’arpa elegante come lei; entrambe vicino a una finestra al livello del terreno, e aperta su un piccolo prato, circondato dal ricco fogliame dell’estate, era abbastanza per catturare qualsiasi cuore maschile. La stagione, la scena, l’aria, tutto era favorevole alla tenerezza e al sentimento. Mrs. Grant e il suo telaio da ricamo non erano affatto fuori posto: era tutto in armonia; e dato che ogni cosa gira nel modo giusto, una volta iniziato l’amore, perfino il vassoio con le tartine, e il dr. Grant che faceva gli onori di casa, erano degni di essere ammirati. (Capitolo 7)

La scelta delle parole da parte di Austen indica che sta dipingendo un quadro o, piuttosto, mostrando Mary Crawford che compone consapevolmente un tableau seducente. In questo tableau, Mary e la sua arpa sono “posizionate” con molto acume vicino a un’alta finestra aperta, che, come il dipinto di paesaggio nella tela di Vermeer, porta la natura nella stanza. Anche i dettagli casalinghi non sono “affatto fuori posto” nella costruzione della scena e possono  “girare nel modo giusto” per creare “armonia”, il cui doppio significato comprende sia la musica che l’atmosfera congeniale. Edmund è lo spettatore e la scena è espressamente visualizzata dalla sua prospettiva: “era abbastanza per catturare qualsiasi cuore maschile”. Austen descrive la crescente ammirazione di Edmund per Mary Crawford e prepara il terreno per la successiva, e negativa, reazione di Fanny Price all’esibizione di Mary nella stessa stanza. Durante la visita di Fanny, Mary invoca espressamente quella scena precedente quando preme sy Fanny per farla rimanere più a lungo e ascoltare il pezzo che Edmund “preferisce di più” (capitolo 22-II/4). Un pittore come Vermeer è in grado di catturare un momento drammatico in una tela ben congegnata, mentre una romanziera come Austen lavora su una grande tela, creando un mondo con scene e personaggi correlati.

Un certo numero di dipinti di Vermeer sembrano raccontare una storia. Come dice un critico d’arte, “Un elemento essenziale dell’immaginario poetico di Vermeer è l’universale che egli fa emergere dal regno del quotidiano, attraverso il suo modo peculiare di dipingere e la sua attenta scelta del momento narrativo” (Wheelock et al. 186). In altri dipinti, la scelta di Vermeer di un momento narrativo rivela una presa di posizione morale.

La ragazza con un bicchiere di vino“. Herzog Anton Ulrich Museum, Brunswick, Germania

Il dipinto noto come “La ragazza con un bicchiere di vino” sembra essere una scena di seduzione in cui una ragazza viene indotta a bere vino da un libertino che le ronza intorno, mentre il loro compagno – forse un pretendente deluso – è appisolato sullo sfondo. La ragazza, che si gira sulla sedia per guardare lo spettatore con un sorriso franco e spontaneo, sembra partecipare attivamente alla seduzione, e non ha l’aria di una vittima. È sia un ritratto realistico che una rappresentazione dello stato d’animo della ragazza, della psicologia alla base del suo comportamento. A differenza della maggior parte delle finestre nei dipinti di Vermeer, che di solito sono chiuse o leggermente socchiuse, questa finestra si apre verso l’interno per rivelare vetri colorati con la figura allegorica della Temperanza che regge una briglia. Vermeer include quindi un’implicita lezione morale nel quadro: si dovrebbe condurre la propria vita con temperanza e moderazione (Wheelock 70). Il dipinto racconta una storia messa in scena da personaggi ben definiti e trasmette un principio morale.

I personaggi di Austen suggeriti da questo dipinto potrebbero essere Willoughby ed Eliza Williams in Ragione e sentimento o Wickham e Miss Darcy in Orgoglio e pregiudizio. Ma, poiché quelle seduzioni si svolgono fuori scena e coinvolgono vittime innocenti, ho scelto personaggi della Austen che sono più simili a quelli del dipinto: Maria Bertram e Henry Crawford in Mansfield Park. Durante la visita a Sotherton, Maria, Henry e Fanny Price aspettano vicino a un cancello chiuso a chiave che Mr. Rushworth porti la chiave. Maria, parlando con il signor Crawford dei piacevoli momenti che ha trascorso con Julia durante il viaggio verso Sotherton, dice:

“Di natura, credo, sono vivace come Julia, ma ora ho altre cose a cui pensare.”
“Indubbiamente […] Le vostre prospettive, tuttavia, sono troppo rosee per giustificare la mancanza di buonumore. Avete una scena molto ridente di fronte a voi.”
“Intendete in senso letterale o figurato? Letterale, suppongo. Sì, certamente, il sole brilla e il parco ha un aspetto molto allegro. Ma sfortunatamente quel cancello di ferro, quel fossato, mi danno una sensazione di costrizione e di pena. Non posso uscire, come diceva lo storno.” Mentre parlava, e lo faceva in modo espressivo, andò verso il cancello; lui la seguì. “Mr. Rushworth ci mette così tanto a portare la chiave!”
“E per tutto l’oro del mondo voi non uscireste senza la chiave, e senza l’autorizzazione e la protezione di Mr. Rushworth, altrimenti credo che potreste passare senza troppe difficoltà girando intorno al bordo del cancello, con il mio aiuto; credo che si potrebbe fare, se davvero volete essere più libera, e potete permettervi di credere che non sia proibito.”
“Proibito! sciocchezze! Posso sicuramente uscire in questo modo, e lo farò. Mr. Rushworth sarà certo qui a momenti… e noi saremo ancora in vista.” […]
Fanny, rendendosi conto che c’era qualcosa di sbagliato, non poté fare a meno di tentare di impedirlo. “Vi farete male, Miss Bertram”, esclamò, “vi farete sicuramente male con quei rovi… vi strapperete il vestito… c’è pericolo di scivolare nel fossato. Fareste meglio a non andare.”
La cugina era già in salvo dall’altra parte mentre venivano pronunciate quelle parole, e, sorridendo con tutto il buonumore del successo, disse, “Grazie, mia cara Fanny, ma io e il mio vestito siamo sani e salvi, e quindi a presto.” (Capitolo 10)

Non c’è passaggio nei romanzi di Austen così carico di simbolismo e doppi sensi. Il ruolo di Fanny è simile a quello della figura della Temperanza nella pittura di Vermeer. Si siede vicino al cancello chiuso attraverso il quale una donna prudente non dovrebbe passare senza il suo promesso sposo autorizzato. Un uomo non autorizzato induce in tentazione la donna per farle aggirare il cancello serrato, facendole rischiare danni fisici e una caduta nell’abisso (il fossato) per vagare con lui in libertà. La donna ignora la figura prudente e, aiutata dall’uomo, sfugge alla prigione delle sbarre di ferro. Maria si paragona allo storno imprigionato in una gabbia del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne. Susannah Fullerton, in Jane Austen and Crime, sottolinea che, mentre il signor Rushworth è zelante contro i bracconieri dei suoi uccelli selvatici, non riesce a scoprire che Henry Crawford, proprio sotto il suo naso, sta tentando il bracconaggio con la sua promessa sposa, che, in effetti, si paragona a un uccello. Mr. Rushworth è come l’uomo addormentato nel dipinto di Vermeer. Austen crea sia una scena pienamente compiuta, sia un preannuncio attentamente costruito della successiva caduta in disgrazia di Maria causata dalla sua passione sfrenata e dal suo carattere indisciplinato, tratti che condivide con Henry. In questo passaggio, il metodo di lavoro di Austen è simile a quello di Vermeer sia nella materia che nella filosofia sottostante. E, come Vermeer, Austen è interessata alla psicologia dei suoi personaggi tanto quanto lo è al loro aspetto e alle loro azioni.

Donna che regge una bilancia“. National Gallery of Art, Washington, D.C.

Forse il dipinto di genere più esplicitamente morale di Vermeer è “Donna che regge una bilancia”. Una donna vestita con il blu e il bianco della Vergine Maria si trova a un tavolo per testare una bilancia vuota prima di aggiungere dei pesi. Sembra essere incinta, suggerendo una figura materna come Maria. Il dipinto sulla parete di fondo, che incornicia la donna, è “Il giudizio universale”, in cui Gesù siede in cielo (posizionato direttamente sopra la testa della donna), preparandosi a pesare e giudicare le anime sottostanti. I commentatori suggeriscono che lo specchio sul muro rivolto verso la donna rappresenti la consapevolezza di sé e che la bilancia vuota rappresenti uno stato attuale di equilibrio (Wheelock et al. 142). I gioielli sparsi sulla tavola sono un riferimento alla vanità dei beni terreni. Questo è un cosiddetto dipinto “vanità”, che sottolinea la mancanza di importanza della vita fugace sulla terra rispetto all’eternità dell’anima. La bilancia retta dalla donna si muoverà in una direzione o nell’altra a seconda delle scelte della donna, dell’esercizio del suo giudizio. Il dipinto incarna quindi la più antica preoccupazione della filosofia occidentale: come si dovrebbe vivere una buona vita? La risposta di Vermeer è espressa in termini di valori cristiani, ma non è chiaro quale sarà la scelta della donna.

Il dipinto di Vermeer riporta alla mente la più virtuosa delle donne austeniane: Fanny Price. Mansfield Park è il romanzo in cui Austen affronta direttamente la questione di come si dovrebbe vivere una buona vita. Mentre i personaggi fanno delle scelte in risposta a questa domanda, è il loro giudizio buono o cattivo che determina il loro destino. Le parole “giudice” e “giudizio” ricorrono più e più volte nel romanzo. La trama è guidata dal giudizio rilassato di Sir Thomas, di Maria Bertram e di Henry Crawford; dal giudizio egoista e prevenuto di Mrs. Norris; e da quello vacillante di Edmund. Ma il lavoro pesante ricade su Fanny, l’unica persona che esercita costantemente il buonsenso. Riconoscendo la chiara visione di Fanny, Edmund la cerca prima del ballo di Mansfield per chiedere la sua opinione su Mary Crawford. Henry Crawford, durante la sua visita a Portsmouth, chiede consiglio a Fanny riguardo al viaggio di ritorno, dicendo: “Il vostro giudizio è il mio modello di ciò che è giusto.” (Capitolo 42-III/11). Il giudizio di Fanny è messo alla prova in modo cruciale nella questione centrale della sua vita: se accettare o meno la proposta di Henry. Nonostante le pressioni da tutte le parti per sposare Henry, Fanny rimane ferma nella sua scelta di rimanere nubile piuttosto che sposare un uomo senza principi che non ama né rispetta. Come Vermeer, Austen approfondisce la vita intima dei suoi personaggi mentre fornisce una cronaca realistica della loro storia mondana.

Donna in blu che legge una lettera“. Rijksmuseum, Amsterdam, Paesi Bassi

La parte finale della mia analisi che mette fianco a fianco i momenti narrativi di Vermeer e Austen si concentra su una signora che legge una lettera, un argomento che appare molte volte sia nel lavoro di Vermeer che in quello di Austen. Vermeer posiziona la signora al centro esatto della tela. Infatti, l’esame a raggi X ha dimostrato che ha dipinto e poi cambiato la forma della giacca blu e la posizione della mappa affinché la larghezza della parete bianca a sinistra fosse uguale alla larghezza di quella a destra. Come abbiamo visto, Vermeer ha spostava gli oggetti in questo modo per ottenere l’effetto desiderato. I mobili sono posizionati di fronte alla donna, mettendola a distanza e sottolineando la sua solitudine mentre legge quella che sembra essere la seconda pagina di una lettera. Mentre la sedia e la mappa proiettano ombre sulla parete di fondo, la donna non proietta ombra, espediente che la allontana ulteriormente dalla struttura temporale della scena (Wheelock et al. 136). Un’altra pagina della lettera giace sul tavolo, sopra una collana di perle, suggerendo che la lettera è più importante dei gioielli. La mappa sul muro ha due scopi narrativi: suggerisce che chi ha scritto la lettera è via per un viaggio, e allude a eventi contemporanei al di là della tela, come i conflitti armati della marina olandese e il commercio all’estero di ricche navi mercantili olandesi.

Austen impiega una tecnica simile e obliqua per portare il mondo esterno nelle sue commedie domestiche. In Orgoglio e pregiudizio fa alloggiare la milizia a Meryton e a Brighton – allusioni alla minaccia di un’invasione francese – e in Persuasione fa consultare alle ragazze Musgrove la Lista della Marina, permettendo al capitano Wentworth di raccontare le sue avventure in mare. Potremmo considerare questo dipinto accanto a un numero qualsiasi di donne Austen assorbite in lettere: Elizabeth Bennet con la lettera di autodifesa di Darcy; Emma con la spiegazione di Frank Churchill del suo fidanzamento segreto; oppure Fanny Price, che teme il bussare del postino a Portsmouth e legge le lettere di Mary Crawford e Edmund. Ho scelto un momento narrativo di Persuasione, che unisce il turbamento di una donna che riceve una lettera inaspettata con la spasmodica attenzione con cui la legge.

Al White Hart di Bath, il capitano Wentworth scrive frettolosamente una lettera, che lascia sul tavolo di fronte ad Anne Elliot. Anche se non è sola nella stanza, la sua risposta intensamente emotiva mentre legge la lettera la isola efficacemente, come la donna nel dipinto di Vermeer.

Lo sconvolgimento che un solo istante aveva provocato in Anne era quasi inesprimibile. La lettera, con un indirizzo a malapena leggibile, a “Miss A. E.”, era evidentemente quella che era stata ripiegata così in fretta. […] Dal contenuto di quella lettera dipendeva tutto quello che questo mondo poteva ancora offrirle! […] sprofondando nella sedia che era stata occupata da lui, prendendo proprio posto dove lui si era chinato e aveva scritto, i suoi occhi divorarono le seguenti parole:

Non posso più ascoltare in silenzio. Devo parlarvi con i mezzi che ho a disposizione. Mi straziate l’anima. Sono metà in agonia e metà pieno di speranza. Ditemi che non è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti non sono svaniti per sempre. Mi offro di nuovo a voi con un cuore ancora più vostro di quando lo avete quasi spezzato la prima volta otto anni e mezzo fa. Non osate dire che un uomo dimentica più presto di una donna, che il suo amore ha una fine più prematura. Non ho amato altri che voi. Posso essere stato ingiusto, debole e pieno di risentimento, ma mai incostante. Solo per voi sono venuto a Bath. Solo per voi penso e faccio progetti. Non l’avete visto? Potete forse non aver compreso i miei desideri? Non avrei certo aspettato questi dieci giorni, se avessi potuto leggere nei vostri sentimenti come credo voi abbiate decifrato i miei. Riesco a malapena a scrivere. Ogni istante ascolto qualcosa che mi annienta. Voi abbassate la voce, ma io riesco a distinguere il suono di quella voce anche quando ad altri sfuggirebbe. Creatura troppo buona, troppo eccellente! Ci rendete davvero giustizia. Sapete che esiste il vero affetto e la vera costanza tra gli uomini. Sappiate che tali sentimenti sono i più fervidi, i più immutabili, in
F. W. (Capitolo 23-II/11)

La lettera funge da soliloquio in cui Wentworth è in grado di dare sfogo a sentimenti che suonerebbero sentimentali se pronunciati ad alta voce. E Jane Austen non è mai sentimentale.

Naturalmente, la prima bozza di Austen della scena della proposta in Persuasione non includeva la lettera del capitano Wentworth. Era ambientata nell’appartamento dei Croft a Bath. Wentworth, su insistenza dell’ammiraglio Croft, chiede ad Anne se c’è qualcosa di vero nelle voci secondo cui lei sposerà William Elliot, poiché i Croft sono disposti a rinunciare al loro contratto di locazione di Kellynch se fosse previsto un matrimonio. Dopo aver ricevuto la ferma rassicurazione di Anne: “Non c’è nulla di Vero in questa voce”, Wentworth acquista coraggio:

Lui era in piedi accanto a una sedia […] si sedette – la spinse leggermente verso di lei – e la guardò con un’espressione che aveva qualcosa di più della voglia di sapere, qualcosa di più tenero. – Il Volto di lei non lo scoraggiò. – Ci fu un silenzio che valeva più di un acceso Dialogo; – Supplica, da parte di lui, consenso da parte di lei. (Capitolo 22-II/10 della prima stesura: cancellato)

L’efficacia della revisione di Austen è chiara quando si confrontano i due passaggi. Come Vermeer, che ha rielaborato i suoi dipinti per raggiungere il perfetto equilibrio, Austen ha rivisto il romanzo e ha sostituito questo “silenzioso […] Dialogo” con la sentita dichiarazione d’amore di Wentworth in una lettera. A nessuno dei suoi altri eroi è permesso di dichiarare il suo amore in uno sfogo così lungo ed emotivo. La lettera fornì alla Austen la struttura perfetta per il suo scopo.

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Walter Scott ha paragonato il lavoro della Austen alla “scuola fiamminga di pittura” come mezzo per descrivere il modo in cui prende i personaggi dalla “normale vita quotidiana”, “modellati sulla natura, e con una precisione che delizia il lettore.” Quando il breve paragone di Scott viene applicato ad Austen e al pittore di genere più acclamato, Johannes Vermeer, è chiaro che i tratti condivisi dai due artisti si estendono oltre le loro rappresentazioni realistiche della vita della gentry. Concentrandosi sulle donne nelle scene domestiche e negli incontri sociali, entrambi gli artisti esplorano i pensieri e le emozioni dei loro personaggi e la dimensione morale delle loro vite e delle loro scelte. E anche se Austen e Vermeer lavorano con mezzi espressivi, le loro tecniche sono simili: entrambi sono altamente selettivi nei dettagli concreti inclusi nel loro lavoro, ed entrambi piegano il mondo fisico e manipolano la visione del loro pubblico per raggiungere i loro obiettivi artistici. Un esame dei due artisti fianco a fianco illumina le loro realizzazioni.

RINGRAZIAMENTO

Vorrei ringraziare l’anonimo lettore del comitato editoriale e Susan Allen Ford, editor di Persuasions, per la loro preziosa assistenza. La loro guida e i loro commenti mi hanno aiutato a trasformare questo saggio da un leggero intrattenimento a un argomento convincente sull’arte condivisa da Jane Austen e Johannes Vermeer.

OPERE CITATE

  • Austen, Jane. Jane Austen’s Letters. Deirdre Le Faye.  4th ed.  Oxford: OUP, 2011.[In italiano: jausten.it/jalettere.html]
  • The Works of Jane Austen. Ed. R. W. Chapman. 3rd ed. Oxford: OUP, 1933–1969. [In italiano: jausten.it/jarcind.html]
  • Fullerton, Susannah. Jane Austen and Crime. Madison, WI: Jones, 2006.
  • Sabor, Peter. “‘Finished up to nature’: Walter Scott’s Review of Emma”. Persuasions 13 (1991): 88–99.
  • [Scott, Walter.] “Emma; a Novel.”Quarterly Review (October 1815): 188˗ [published 1816]. [In italiano: jausten.it/jarcemmarecescott.html]
  • Wells, Juliette. “A Harp Arrives at Mansfield Park: Music and the Moral Ambiguity of Mary Crawford.”  Persuasions 28 (2006): 101–14.
  • Wheelock, Arthur K., Jr. Jan Vermeer.  1981. New York: Abrams, 2004.
  • Wheelock, Arthur K., Jr., Ben Broos, Albert Blankert, Jorgen Wadum. Johannes Vermeer. Ed. Arthur K. Wheelock, Jr. New Haven: Yale UP, 1995.

 

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