Jane Austen e Venezia

Un recente articolo di Diana Birchall apparso sul sito Austen Auhors si è dedicato alle lontane corrispondenze che legano Jane Austen a una delle nostre città, Venezia. Venezia è in particolar modo la mia città – di cuore, se non più di residenza – e spesso, passeggiando lungo i canali, mi sono ritrovata a pensare a quanto Jane Austen ne sarebbe rimasta affascinata, se avesse avuto modo di visitarla. La linea che collega al cielo i suoi tetti e i suoi innumerevoli campanili è come il raffinato orlo di un merletto, le fondamenta che si stendono sotto il sole, lungo i corsi dell’acqua, assomigliano ai nastri di seta di un abito da ballo, e i profili delle donne dietro le vetrate istoriate che si affacciano sui campi e sulle calli ricordano le miniature, i cammei, i medaglioni così diffusi nell’epoca Regency. E più di tutto, la nostra scrittrice sarebbe stata entusiasta delle complicate dinamiche sociali di una città così piccola eppure così viva, porto di ricchezze, di racconti, di marinai, di tradizioni straniere e di infiniti pettegolezzi locali. Venezia sarebbe stata per lei uno straordinario patchwork di tutti i luoghi delle sue narrazioni: le chiacchiere di Hartfield, la vanità di Bath, gli intrighi di Londra, i misteri di Northanger Abbey, la sontuosità di Pemerley, l’odore del mare di Lyme Regis.

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