Pride & Prejudice, di Megan Mulder della Z. Smith Reynolds Library

Sempre in tema di festeggiamenti per il Bicentenario di Pride and Prejudice, abbiamo tradotto questo articolo di Megan Mulder del 23 gennaio 2013 per la Z. Smith Reynolds Library della Wake Forest University di Winston-Salem, NC 27106.

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Pride and Prejudice, by Jane Austen (1813)

di Megan Mulder

Il 29 gennaio 1813 Jane Austen (1775-1817) scrisse alla sorella Cassandra con entusiasmanti notizie: “Voglio dirti che ho ricevuto il mio caro bambino da Londra.” Il “caro bambino” era una copia dell’appena pubblicato Pride and Prejudice.

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Nel 200esimo anniversario dalla sua pubblicazione Pride and Prejudice è un classico indiscusso, apprezzato dai lettori di oggi così come lo era da quelli del 1813. Ma il percorso della pubblicazione del romanzo fu lungo.

Jane Austen cominciò a scrivere romanzi quando ancora era adolescente. Penultima di otto [nel pezzo originale: “seven”] figli, la Austen ebbe la fortuna di nascere in una famiglia di appassionati di letteratura. I suoi genitori, i fratelli e la sorella avevano tutti un vivace interesse per i libri più popolari del momento e incoraggiavano le fatiche letterarie di Jane. Come il resto della famiglia, Jane era una lettrice vorace. Uno degli autori preferiti era Fanny Burney, una delle scrittrici più conosciute e di successo della fine del XVIII secolo. Che Jane Austen fosse un’ammiratrice fedele è evidente dal fatto che è elencata fra i sottoscrittori del romanzo della Burney del 1795, Camilla.

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La Austen appare nell’elenco delle sottoscrizioni come “Miss J. Austen, Steventon”. Questa fu l’unica volta che il nome di Jane Austen apparve stampato nel corso della sua vita.

Il romanzo che sarebbe divenuto Pride and Prejudice fu probabilmente scritto nel 1796 e originariamente era intitolato First Impressions. Il padre di Jane pensava tanto bene dell’opera della figlia ventiduenne, da scrivere all’editore di Fanny Burney per chiedere se fosse interessato a “un Romanzo Manoscritto, composto di tre Voll. all’incirca della lunghezza di Evelina di Miss Burney.”

L’editore, Thomas Cadell Jr., rifiutò di leggere il manoscritto.

Camilla-title-page-601x1024Nel frattempo, Jane continuò a scrivere. I manoscritti dei suoi romanzi e racconti erano circolati fra i suoi amici e famigliari. E nel 1803 vendette un romanzo intitolato Susan all’editore Benjamin Crosby per 10 sterline. Per questa somma la Austen cedette tutti i diritti d’autore a Crosby, che fu quindi libero di fare ciò che desiderava con il manoscritto. E ciò che fece fu nulla. Il libro rimase inedito, con estrema frustrazione per Jane Austen, che, alla fine, fu costretta a riacquistare il manoscritto dall’editore. Il romanzo fu pubblicato dopo la sua morte con il titolo di Northanger Abbey.

La Austen ebbe più fortuna con il romanzo intitolato Sense and Sensibility. Nel 1810, l’editore Thomas Egerton accettò il libro su commissione. Egerton avrebbe finanziato la pubblicazione e ricevuto il 10% di tutti i profitti sulle vendite, ma la Austen sarebbe stata responsabile per il rimborso di ogni perdita se il libro si fosse dimostrato un insuccesso. Per sua fortuna non lo fu. Sense and Sensibility: un Romanzo in tre Volumi, apparve nel 1811 e si rivelò piuttosto gradito dal pubblico. Come accadeva di solito con i romanzi del XVIII e XIX secolo, l’autore non era identificato da un nome. Il frontespizio riconosceva solo che il libro era scritto “By a Lady” (“Da una Signora”).

Quando la Austen offrì il manoscritto riveduto e corretto di First Impressions, ora intitolato Pride and Prejudice (il nuovo titolo era probabilmente in riferimento al finale di Cecilia di Fanny Burney), Egerton acquistò i diritti d’autore per 110 sterline. Il romanzo fu stampato in fretta e fu disponibile nei negozi a Londra a gennaio 1813.

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La prima edizione di Pride and Prejudice di proprietà della Z.S.R. Library

Nella sua lettera a Cassandra del 29 gennaio, Jane sembra davvero compiaciuta del libro:

Devo confessare che ritengo [Elizabeth Bennet] la creatura più deliziosa apparsa a stampa, e come farò a tollerare quelli a cui non piacerà almeno lei, non lo so proprio. Ci sono alcuni errori di stampa; e un “disse egli” o “disse ella” renderebbero talvolta il dialogo più immediatamente comprensibile, ma “Io non scrivo per quegli stupidi Folletti – Che non hanno in sé un bel po’ d’Ingegno.”

I lettori contemporanei della Austen furono d’accordo con il giudizio della scrittrice nel ritenere che Pride and Prejudice fosse al di sopra della media fra le opere di narrativa di successo. The Critical Review pubblicò un giudizio positivo sul romanzo nel Marzo 1813, elogiando particolarmente l’abilità della Austen nella caratterizzazione dei personaggi.

Il buonsenso e la condotta di Elizabeth sono di ordine superiore rispetto a quelli delle comuni eroine dei romanzi. Attraverso la sua indipendenza di carattere, che è mantenuta negli appropriati limiti del decoro, e la sua vitalità al momento appropriato, insegna all’uomo Orgoglioso della sua Discendenza a conoscere se stesso.

The Critical Review approvò anche la lezione che le giovani lettrici avrebbero probabilmente acquisito da Pride and Prejudice. La storia di Lydia, per esempio, mostrava “la stoltezza di lasciare che le giovani fanciulle l’avessero vinta“, oltre al pericolo di frequentare gli ufficiali. E la linea che l’autrice “segna… fra ciò che è prudente e ciò che è mercenario negli affari matrimoniali” fu giudicata potenzialmente “utile per le nostre gentili lettrici”. Il recensore concludeva con l’affermazione che

Questa opera, … si eleva molto a di sopra di qualsiasi romanzo che abbiamo letto di recente nel descrivere le scene domestiche. Né c’è un personaggio che risulti piatto, o che si imponga con importuna sfrontatezza all’attenzione del lettore. Non c’è una sola persona in scena della quale potremmo facilmente fare a meno; hanno tutti un posto appropriato, e occupano le diverse scene che li riguardano facendosi molto onore e fornendo molta soddisfazione al lettore.

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L’incipit di Pride and Prejudice è uno dei più famosi della Letteratura inglese

William Gifford, il direttore della rivista Quarterly Review, riecheggiò l’opinione generale che Pride and Prejudice fosse un miglioramento rispetto ai romanzi in voga all’epoca, sensazionalistici ed esagerati:

Ho per la prima volta dato un’occhiata a Pride and Prejudice; è davvero una cosa molto graziosa. Nessun passaggio oscuro, niente camere segrete, né vento ululante in lunghi corridoi; niente gocce di sangue su pugnali arrugginiti: robe che dovrebbero essere lasciate alle cameriere e alle lavandaie romantiche. [Gilson 27]

La prima stampa di Pride and Prejudice constava probabilmente di circa 1000-1200 copie – una tipica prima tiratura per un romanzo all’epoca. E come molti romanzi, fu pubblicato in un piccolo formato in dodicesimo (Il grande foglio stampato veniva piegato in modo da formare dodici pagine) in tre volumi.

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La copia del Z.S.R. della prima edizione del 1813 di Pride and Prejudice con carta marmorizzata e rilegatura in pelle risalente probabilmente alla fine del XIX secolo

Il romanzo in tre volumi stava diventando il formato standard per i romanzi popolari all’inizio del XIX secolo. Anche per i libri come Pride and Prejudice che non erano così lunghi da essere ingombranti in un unico volume, erano preferiti nel formato a volumi multipli. Questo era principalmente dovuto alla domanda delle biblioteche circolanti private, che erano nell’Ottocento i principali acquirenti delle opere di narrativa.

Le biblioteche circolanti inglesi ebbero origine alla fine del XVII secolo, quando alcuni librai ebbero l’idea di noleggiare i libri, oltre che venderli. A metà del XVIII secolo le biblioteche private erano un fenomeno diffuso. Dopo aver pagato una tassa d’iscrizione annuale, un membro era autorizzato a prendere in prestito libri dalla collezione della biblioteca. Molte biblioteche avevano livelli diversi di costi: una tariffa d’abbonamento più alta permetteva di prendere in prestito più libri in contemporanea. Per questo genere di biblioteca il vantaggio di opere in più volumi era che più utenti potevano avere accesso al libro contemporaneamente, ciascuno leggendo un volume e riportandolo indietro per il successivo.
La stessa Jane Austen era un’entusiastica sostenitrice di varie biblioteche circolanti. I libri, la lettura e le biblioteche compaiono costantemente nei suoi romanzi e nelle sue lettere.

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All’inizio del romanzo Elizabeth Bennet suppone che i suoi gusti letterari (e non solo) siano incompatibili con quelli di Mr. Darcy

Pride and Prejudice si rivelò ancor più apprezzato dai lettori di Sense and Sensibility. Anne Isabelle Milbanke (che presto sarebbe diventata Lady Byron) scrisse alla madre all’inizio del 1813 dicendo che Pride and Prejudice era “il romanzo alla moda del momento” fra le classi agiate nella Season londinese. Si fecero molte ipotesi sulla paternità del libro. A maggio la Milblanke scrisse: “Ho finito il romanzo dal titolo Pride and Prejudice, che ritengo un’opera eccellente… Mi piacerebbe sapere chi ne è l’autore – o l’autrice, come mi si dice.” [Gilson 25].

Sebbene il nome di Jane Austen non fosse comparso su nessuno dei frontespizi dei suoi romanzi nel corso della sua vita, la popolarità di Pride and Prejudice nel piccolo mondo delle classi agiate inglesi, fece sì che la sua identità diventasse presto ben nota. Nello scrivere al fratello Frank nel settembre 1813, la Austen notava che

La verità è che il Segreto si è talmente diffuso che ormai è a malapena l’Ombra di un Segreto – e quando uscirà il 3°, non ci proverò nemmeno a dire Bugie. – Cercherò invece di trarne tutto il Denaro possibile più che il Mistero.

Da donna nubile sulla trentina, senza patrimonio, Jane Austen aveva buone ragioni per sperare che i suoi libri l’avrebbero fatta guadagnare. In caso contrario sarebbe stata costretta a dipendere interamente sulla carità dei fratelli. Pride and Prejudice ebbe un discreto successo, tanto che nell’ottobre 1813 fu stampata una seconda edizione e l’anno successivo venne pubblicato il suo terzo romanzo, Mansfield Park.

Al tempo in cui Emma fu pronto per essere pubblicato nel 1816, Jane Austen era diventata piuttosto famosa, tanto che il Principe Reggente chiese che gli venisse dedicato (la Austen non era una grande ammiratrice del dissoluto principe, ma lo assecondò). Si era anche procurata un editore più prestigioso, John Murray, che pubblicò il libro con una commissione del dieci per cento.

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Il frontespizio della prima edizione di Emma della Z.S.R. Library

Jane Austen non visse per vedere pubblicati i suoi due ultimi romanzi (Persuasion e Northanger Abbey). Morì nel 1817 a 42 anni.

L’interesse nei suoi libri non mostra alcun segno di declino quasi duecento anni dopo. Pride and Prejudice non è mai stato fuori catalogo dal XIX secolo ed è stato sottoposto ad adattamenti per il teatro, la televisione e il cinema, a sequels, prequels, fan fiction e trasformazioni che Jane Austen non avrebbe mai potuto immaginare. Ma i lettori che ritornano all’originale concorderanno probabilmente con Sir Walter Scott nel dire che “Quella giovane donna ha un talento per descrivere il coinvolgimento, i sentimenti e i personaggi della vita comune, che per me è il più straordinario che abbia mai incontrato” [Gilson 475].

La ZSR Library ha ricevuto la prima edizione di Pride and Prejudice come parte della biblioteca di Charles Babcock. Il volume ha l’ex-libris anche di un precedente proprietario, Robert Hoe, un collezionista di libri del XIX secolo e produttore di macchine da stampa che fu il primo presidente del Grolier Club.

Letture raccomandate:

Bautz, Annika. The Reception of Jane Austen and Walter Scott. London: Continuum, 2007.

Erickson, Lee. “The Economy of Novel Reading: Jane Austen and the Circulating Library.” Studies in English Literature, 1500-1900 . 30. 4 (Autumn, 1990): 573-590. JSTOR http://www.jstor.org/stable/450560 .

Gilson, David. A Bibliography of Jane Austen. New Castle, Del.: Oak Knoll, 1997.
Harman, Claire. Jane’s Fame: How Jane Austen Conquered the World. New York: Henry Holt and Company, 2009.

L’articolo e tutte le immagini sono tratte da: http://zsr.wfu.edu/special/blog/pride-and-prejudice-by-jane-austen-1813/

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4 commenti

  1. interessante articolo e contributo. Particolarmente emozionante è stato vedere il nome di Miss J. Austen, Steventon tra le sottoscrittrici della biblioteca circolante (un’istituzione tutta british?).
    Ringrazio sempre per l’opera di traduzione e reperimento di materiale che rimarrebbe per me altrimenti doppiamente sconosciuto.

    1. è vero molto emozionante!
      A ha impressionato molto anche questa asserzione, ovvia e scontata ma su cui non mi ero mai soffermata a riflettere:
      “Pride and Prejudice non è mai stato fuori catalogo dal XIX secolo…”
      lunga vita alle oper di J.A.!

      p.s. la questione delle biblioteche circolanti incuriosisce anche me!

  2. Le “circulating libraries” (“circolanti” è nel senso di “far circolare i libri”, diverso dalle biblioteche itineranti) erano gestite da privati che, a fronte di un abbonamento permettevano di prendere i prestito i libri del proprio catalogo. Erano quindi diverse dalle biblioteche attuali, pubbliche e gratuite, e nacquero e si svilupparono, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, dal Settecento in poi. All’epoca di JA erano molto diffuse, anche in piccolissimi centri, e JA ne parla in diverse lettere. Molte, specialmente nelle località di villeggiatura, erano anche una specie di empori, come quella che JA descrive in “Sanditon” o quella citata nella lettera di Lydia alla madre durante il soggiorno a Brighton, dove si legge che “erano appena tornate dalla biblioteca […] dove aveva visto degli ornamenti talmente belli da mandarla in visibilio” (“Orgoglio e pregiudizio”, cap. 42).

    1. ma pensa tu! non avevo affatto capito che “circolanti” si riferisse alla diffusione dei libri, pensavo davvero che fossero biblioteche circolanti (itineranti) per villaggi e città!
      grazie per il chiarimento!

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