Jane e l’arte epistolare

Sebbene Jane se ne sia discostata per precisa scelta stilistica nei suoi romanzi maggiori, la forma epistolare informava di sé sia i costumi e i modi dell’epoca, sia la vita stessa della famiglia Austen dato che era l’unico mezzo per dare notizie di sé e riceverne, prendere accordi, fare progetti. Si trattava di una vera e propria arte in cui Jane Austen può essere considerata, ancora una volta, eccellente:

Ormai ho acquisito la vera arte epistolare, che come ci hanno sempre detto, consiste nell’esprimere su carta esattamente ciò che si direbbe alla stessa persona a voce; ho chiacchierato con te quasi alla mia velocità abituale per tutta questa lettera.
(Lettera 29, 3 gennaio1801)

I have now attained the true art of letter-writing... (Ormai ho acquisito la vera arte epistolare...)
I have now attained the true art of letter-writing…
(Ormai ho acquisito la vera arte epistolare…)

Questa attività comportava il suo bel daffare perché oltre a essere un impegno quotidiano rappresentava anche un dovere da cui non ci si poteva esimere e a essa ci si dedicava quando, appena dopo colazione, si aspettava l’ora delle visite, o si approfittava di qualche momento di solitudine. Dato che vigeva un fiscalissimo regime di affrancatura, e il costo della lettera non era propriamente economico, non si sprecava nessuno spazio del foglio e, quando si poteva, si approfittava della franchigia spettante a qualche deputato locale: “Mary aveva tutta l’intenzione di scriverti con la franchigia di Mr Chute” (L25, 8-9 novembre 1800) o più frequentemente ancora si affidava a qualche visitatore di passaggio, o meglio a qualche familiare che se ne facesse latore, sebbene questo non fosse il mezzo di consegna che Jane prediligeva:

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La moda secondo Jane Austen

Quando circa un anno fa mi imbattei in un articolo su Repubblica.it sulle nuove creazioni in fatto di gioielli di Miuccia Prada, fui incuriosita dal rimando non del tutto scontato a Jane Austen, e con lei a un’epoca in cui il cammeo era compagno di un certo modo di vestire fatto di drappeggi, scialli, strascichi, scollature entro cui essere sfoggiato.
I materiali e le finiture del cammeo moderno (in plexigass) sono espressione di lavorazioni all’avanguardia mentre l’immagine e la funzione di tale gioiello rievocano utilizzi meno voluttuari e leziosi rispetto a quelli che potrebbe incarnare oggi:

Come vedi è andato tutto bene, specialmente dopo esserci messe sulle spalle il foulard di Mrs Lance, fissato con una spilla.
(Lettera 66, 24 gennaio 1809)

Accessorio indispensabile per fermare la mantella se incastonato come spilla, usato come pendente per impreziosire una mise da sera, se eri nubile dovevi procurartelo da sola come fece Cassandra, chiedendo alla sorella Jane di acquistarlo a Londra:

Ho comprato il tuo Medaglione, ma sono stata costretta a pagarlo 18 scellini – che dev’essere un po’ più di quanto intendevi spendere; è semplice e elegante, montato in oro.
(L85, 24 maggio 1813)

In realtà all’epoca lo shopping riguardava per la maggior parte gli accessori, dovendo per gli abiti acquistare “solo” la stoffa: popeline, raso, ermisino, mussolina, lino, broccato, crespo cinese. Le scorribande all’emporio riguardavano l’occorrente per partecipare a un ballo: calze di seta (poi da cifrare) e guanti bianchi:

Non dici nulla delle calze di seta; spero perciò che Charles non le abbia comprate, visto che non sono davvero in grado di pagarle, perché ho speso tutto il mio denaro per comprare guanti bianchi e stoffa di seta.
(L1, 9-10 gennaio 1796)

Abito Regency

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I menu di Jane Austen

Un contributo di Romina Angelici sulla cucina austeniana.

Impazzano sulla televisione digitale, fino a occupare interi canali tematici su quella satellitare, le trasmissioni dedicate all’arte culinaria – più o meno elaborata – e le beniamine del pubblico sono diventate – più di certe showgirl – le conduttrici di tali programmi: La prova del cuoco, I menù di Benedetta etc.
Prendendo a prestito sia il tema sia i titoli di queste trasmissioni, e richiamando l’attualità del fenomeno “Jane Austen”, che a duecento anni dall’uscita del suo romanzo più famoso rimane saldamente ancorata all’attenzione del grande pubblico, nonché a quella degli addetti ai lavori, vorremmo qui presentarla in un’ottica che ce la rende ancora più vicina (e cara): “prendendola per la gola”.
Non si pretende certo di approfondire le tematiche e la poetica di una scrittrice la cui consacrazione tra i classici della Letteratura è da considerarsi per chi scrive indiscussa, se non ovvia, ma si vuole dimostrare, allora come oggi, l’impellente attrattiva esercitata dal cibo.

Chawton Cottage: la stanza con il forno
Chawton Cottage: la stanza con il forno

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