Jane Austen e la poesia

Le sue letture erano molte estese in storia e belle lettere, e la sua memoria estremamente tenace. I suoi scrittori morali prediletti erano Johnson per la prosa e Cowper per la poesia.
(Henry Austen, Nota biografica sull’autore, 1817)

Tra i suoi scrittori preferiti, i primi posti erano occupati da Johnson per la prosa, Crabbe per la poesia, e Cowper per entrambe. […] Adorava Crabbe, forse per una certa somiglianza con lei nei dettagli più minuti e finemente cesellati, e talvolta diceva, per gioco, che se mai si fosse sposata avrebbe voluto diventare Mrs. Crabbe, guardando all’autore come a un’idea astratta, senza conoscerlo e senza curarsi di che tipo d’uomo fosse. Lo Scott poeta le piaceva moltissimo; non visse abbastanza da conoscere molto dei suoi romanzi.
(James Edward Austen-Leigh, Ricordo di Jane Austen, 1870, cap. V)

Così il fratello e il nipote di Jane Austen descrivevano le sue preferenze poetiche, ed entrambe le testimonianze risultano sicuramente attendibili, visto che proprio William Cowper (1731-1800), George Crabbe (1754-1832) e Walter Scott (1771-1832) sono tra i poeti maggiormente citati nelle lettere e nelle opere.

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George Crabbe

Lo scherzoso dettaglio biografico riguardante Crabbe descritto dal nipote è rintracciabile in una lettera del 21 ottobre 1813 alla sorella Cassandra:

No; non ho saputo della morte di Mrs Crabbe. Avevo solo intuito da una delle sue prefazioni che probabilmente era sposato. È quasi assurdo. Povera donna! Consolerò lui per quanto potrò, ma non garantisco di essere buona con i figli di lei. Avrebbe fatto meglio a non lasciarne nessuno.

Crabbe è citato brevemente anche in Mansfield Park (cap. 16), quando Edmund va in camera di Fanny per riferirle la sua decisione di partecipare alla recita alla quale, insieme alla cugina, si era opposto così fieramente. Prima di andar via, infatti, si scusa per averne interrotto la lettura e dice, fra l’altro:

Come procede Lord Macartney? (aprendo un volume sul tavolo e prendendone poi degli altri). Ed ecco i racconti di Crabbe, e L’ozioso, a portata di mano per distrarti, se sei stanca del tuo librone.

ma soprattutto è molto probabile che il nome della protagonista e alcune vicende del romanzo derivino da un suo poema, The Parish Register (Il registro parrocchiale), dove, nella seconda parte, intitolata “Matrimoni” (i titoli delle altre due sono “Battesimi” e “Sepolture”), è narrata la vicenda di Sir Edward Archer, un “cavaliere galante” che fa la corte alla figlia del suo fattore, una fanciulla “amabile e casta” il cui nome è appunto Fanny Price. La fanciulla rifiuta l’offerta di matrimonio del ricco pretendente perché è già innamorata di un altro.

Il riferimento è tutt’altro che certo, ma la coincidenza del nome e della vicenda, che somiglia al rapporto tra Fanny e Mr. Crawford, la rende comunque plausibile.

WilliamCowper
William Cowper

Più numerose sono le citazioni di Cowper. In una lettera del 18-19 dicembre 1798 troviamo un accenno a letture poetiche serali ad alta voce del reverendo Austen:

Adesso pranziamo alle tre e mezza, e immagino che finiamo prima che voi cominciate – Prendiamo il tè alle sei e mezza. – Temo che ci disprezzerai. – La sera il babbo ci legge Cowper, che ascolto quando posso.

In un’altra (3 novembre 1813), scrivendo da Godmersham (la residenza del fratello Edward) a Londra, dove Cassandra era dall’altro fratello, Henry, fa delle considerazioni su un domestico di quest’ultimo:

Sono lieta che William si offra volontario, e non sui terreni peggiori. Un’inclinazione per la Campagna è un peccato veniale. – C’è più Cowper che Johnson in lui, più amante di Lepri addomesticate e Blank verse che dell’enorme folla di esseri umani a Charing Cross.

richiamando una poesia di Cowper: Epitaph on a Hare (Epitaffio su una Lepre), e un brano della Life of Johnson di James Boswell: “Fleet Street ha un aspetto molto animato, ma ritengo che il maggiore affollamento di esseri umani sia a Charing Cross.”

Troviamo poi un’associazione ai fiori del giardino di Southampton (8-9 febbraio 1807):

Stiamo facendo mettere in ordine il Giardino, da un Uomo con un ottimo Carattere, un eccellente colorito e più economico del precedente. Dice che gli arbusti che costeggiano il sentiero di ghiaia sono solo di due tipi di rose, uno dei quali di qualità scadente; – intendiamo perciò prenderne qualcuno di una varietà migliore, e su mia richiesta particolare lui ci procurerà dei Lillà. Non posso fare a meno dei Lillà, per amore del Verso di Cowper. – Si parla anche di un Laburno.

dove il riferimento è a un poema di Cowper, The Task (Laburno, ricco / di fiori dorati; lillà, avorio puro.), lo stesso citato sia in Mansfield Park (cap. 6), quando Fanny protesta sommessamente con il cugino Edmund per l’intenzione di Mr. Rushworth di far tagliare degli alberi:

“Tagliare un viale alberato! Che peccato! Non ti fa pensare a Cowper? «Sì viali abbattuti, una volta ancora piango il vostro destino immeritato.»”

sia in Emma (cap. 41), nelle riflessioni di Mr. Knightley sui sospetti suscitati in lui dall’osservazione di alcune stranezze nei rapporti tra Frank Churchill e Jane Fairfax:

Lui era a pranzo dagli Elton, con la famiglia di Randalls e Jane, e aveva visto uno sguardo, più di un singolo sguardo, a Miss Fairfax, che, dall’ammiratore di Miss Woodhouse, sembrava perlomeno fuori luogo. Quando fu di nuovo in loro compagnia, non poté fare a meno di ricordare ciò che aveva visto, né poté evitare valutazioni che, a meno che non fosse come Cowper e il suo fuoco al crepuscolo,

Creando io stesso ciò che vedevo

suscitarono in lui sospetti ancora maggiori sull’esistenza di una simpatia segreta, persino di un’intesa segreta, tra Frank Churchill e Jane.

C’è poi una citazione abbastanza nascosta in una lettera del 23-24 settembre 1813, scritta da Godmersham in un momento di tranquilla solitudine nella grande casa del fratello:

In questo momento sono da sola in Biblioteca, Padrona di tutto ciò che vedo – o almeno sono in grado di dirlo e di recitare l’intera poesia se mi va, senza offesa per nessuno. –

Il “Padrona di tutto ciò che vedo” è il primo verso della poesia Verses supposed to be written by Alexander Selkirk: “I am monarch of all I survey,”. Alexander Selkirk era una persona reale, che rimase oltre quattro anni da solo su un’isola deserta dell’arcipelago Juan Fernandez, e fu l’ispiratore del Robinson Crusoe di Defoe.

Cowper lo troviamo una seconda volta in Mansfield Park (cap. 45), con una citazione dal poema Tirocinium, che narra di un ragazzo che viene mandato a studiare lontano da casa e, quando torna, si sente come un estraneo in casa sua; una situazione simile a quella di Fanny, tornata piena di speranze a Portsmouth dalla famiglia di origine, e poi amaramente delusa nel non trovare quell’affetto e quella familiarità che si era aspettata, tanto da non desiderare altro che tornare dagli zii a Manfield:

La sua ansia, la sua impazienza, il suo forte desiderio di tornare da loro, era tale da farle avere sempre presente uno o due versi del Tirocinium di Cowper. “Con quale intenso desiderio vuole casa sua.” le saliva continuamente alle labbra, come la descrizione più veritiera di uno struggimento che non si poteva immaginare più intenso nel cuore di uno scolaro.

Ma il romanzo in cui Cowper è citato di più è Ragione e sentimento, dove lo troviamo per tre volte. Vediamo come:

“Oh! mamma, com’è stata fiacca, com’è stata banale la maniera in cui Edward ha letto ieri sera! Ho patito molto per mia sorella. Eppure lei l’ha sopportata con molta compostezza, sembrava non accorgersene. Sono riuscita a stento a restare seduta. Sentire quei bellissimi versi che spesso mi hanno fatto quasi impazzire, pronunciati con una tale impenetrabile calma, con una così orribile indifferenza!”
“Avrebbe certamente reso più giustizia a una prosa semplice ed elegante. In quel momento l’ho pensato, ma tu hai voluto dargli Cowper.”
“Ma come mamma, se non riesce a scuoterlo nemmeno Cowper! Però bisogna ammettere che i gusti possono essere diversi. Elinor non ha le mie stesse emozioni, e quindi può passarci sopra, ed essere felice con lui. Ma mi avrebbe spezzato il cuore, se fossi stata io ad amarlo, sentirlo leggere con così poco sentimento.” (cap. 3)

“Be’, Marianne”, disse Elinor, non appena se ne fu andato, “mi sembra che in una sola mattinata tu abbia fatto quasi tutto. Hai già accertato l’opinione di Mr. Willoughby in quasi tutti gli argomenti di una certa importanza. Sai che cosa pensa di Cowper e di Scott; ti sei accertata della sua alta opinione sulle loro bellezze così com’era suo dovere, e hai avuto tutte le assicurazioni possibili sul fatto che la sua ammirazione per Pope non vada al di là di quanto sia appropriato. Ma come farai ad alimentare ancora la vostra conoscenza, dopo questa straordinario sperpero di ogni argomento di conversazione? Avrete presto esaurito tutti i vostri soggetti preferiti.” (cap. 10)

“Voi, Miss Dashwood, dareste ordine di mandarvi tutte le nuove stampe di valore, e quanto a Marianne, conosco la sua grandezza d’animo, non ci sarebbe musica abbastanza a Londra per accontentarla. E libri!… Thomson, Cowper, Scott… li comprerebbe tutti in continuazione: ne comprerebbe tutte le copie, credo, per impedire che cadano in mani indegne; […]” (cap. 17)

In tutti e tre i casi il ricorso a una citazione letteraria (limitata a Cowper nel primo ed estesa ad altri nei due che seguono) è strettamente funzionale a caratterizzare i sentimenti delle due sorelle Dashwood.
Nel cap. 3 Marianne parla della lettura ad alta voce di Edward Ferrars, mettendo in luce quella che secondo lei è la differenza sostanziale che la divide dalla sorella: emozioni meno intense, che possono quindi far apprezzare a Elinor un modo di leggere che invece Marianne considera assolutamente inadeguato alla forza dei versi di Cowper (“… non riesce a scuoterlo nemmeno Cowper!”).
Nel cap 10 è Elinor che parla, in modo praticamente speculare a quanto aveva detto prima Marianne, facendo emergere i gusti “romantici” della sorella in particolare quando mette a confronto Cowper e Scott con Pope, un poeta ormai fuori moda, che Marianne può ammirare solo come un atto dovuto a un classico.
E nell’ultima citazione (stavolta è Edward Ferrars che parla) i tre poeti citati come sicuri acquisti da parte di Marianne sono sempre i “romantici” Cowper e Scott con l’aggiunta di James Thomson (1700-1748).

L’ultimo romanzo in cui troviamo il nome del poeta è anche l’ultimo, e incompiuto, scritto da Jane Austen, Sanditon, stavolta con una connotazione quasi parodica, visto che a citarlo è Mr. Parker, capitato per caso, dopo un incidente, in casa di Mr. Heywood. Parker è rimasto sorpreso, e nello stesso tempo lusingato, nell’apprendere che il suo interlocutore non conosce la cittadina balneare di Brinshore, concorrente della sua Sanditon, e usa un verso da una lunga poesia: Truth (Verità), nella quale il celebre Voltaire è contrapposto a una semplice campagnola:

“Non lo conoscevate? Ecco, mia cara (rivolgendosi esultante alla moglie), ora vedi come stanno le cose. Questa è tutta la celebrità di Brinshore! Questo gentiluomo non sapeva che al mondo esistesse un posto simile. Be’, in verità, signore, credo che potremmo applicare a Brinshore quel verso di Cowper, il poeta, quando descrive, contrapponendola a Voltaire, quella devota campagnola, «Lei mai sentita nominare a mezzo miglio da casa»”.

WalterScott
Walter Scott

Walter Scott è fra i tre il più citato: lo troviamo venti volte, tra lettere e romanzi, ma mi limito a riportare due brani dalle lettere.

Nella prima lettera (28 settembre 1814 alla nipote Anna) JA lamenta scherzosamente la fama di Scott, che, non contento di essere ampiamente celebrato come poeta, invade il campo dei romanzieri:

Walter Scott non ha il diritto di scrivere romanzi, specialmente belli. – Non è giusto. – Ha abbastanza Fama e Profitti come Poeta, e non dovrebbe togliere il pane di bocca agli altri. – Non mi piace lui, e non intendo farmi piacere Waverley se posso farne a meno – ma temo che dovrò.

La seconda è invece interessante perché mostra quanto l’autrice tenesse al romanzo che, all’epoca e ancora oggi, è forse quello meno amato dai lettori, Mansfield Park. Murray, l’editore di Emma, aveva scritto a Walter Scott per sollecitare una recensione al romanzo, subito dopo la pubblicazione nel dicembre 1815. La recensione, molto lunga e sostanzialmente positiva, fu pubblicata nel marzo del 1816, anonima, sulla rivista “The Quarterly Review”, di proprietà dello stesso Murray. L’editore mandò la rivista a JA e quest’ultima, nel restituirgliela, scrisse (1° aprile 1816):

Vi restituisco la Quarterly Review con molti Ringraziamenti. L’Autrice di Emma credo non abbia ragione di lamentarsi del trattamento ricevuto – salvo per la totale omissione di Mansfield Park. – Non può non dispiacermi che un Uomo così intelligente come il Recensore di Emma lo consideri talmente indegno di nota.

Come abbiamo visto in questo breve excursus, Jane Austen, era sicuramente una lettrice di poesie, e troviamo molti altri poeti citati nelle sue lettere e nelle sue opere. Se poi consideriamo le citazioni letterarie in genere (poesie, romanzi opere teatrali), in tutto il corpus austeniano (e di lettere ne abbiamo una minima parte di quante ne ha presumibilmente scritte) troviamo 197 opere di 115 autori (vedi l’elenco su jausten.it), una clamorosa smentita a quanto scrisse la stessa Jane Austen in una lettera dell’11 dicembre 1815 a James Stainer Clarke, il bibliotecario del principe reggente che le aveva proposto di scrivere un romanzo storico:

E io credo di potermi vantare di essere, con tutta la possibile Presunzione, la Donna più illetterata, e disinformata che abbia mai osato diventare un’Autrice.

Ma Jane Austen scrisse anche poesie? Sì, ma ne parleremo un’altra volta.

Nota
Le citazioni da lettere e romanzi sono tratte dal sito jausten.it

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