Speakers’ Corner n.3 – I Ricordi di Viaggio in Austenland a portata di mano

Care lettrici e cari lettori, nonché viaggiatrici e viaggiatori,
come anticipato e promesso all’inaugurazione, abbiamo raccolto i Ricordi di Viaggio in Austenland del nostro Speakers’ Corner n.3 in un… taccuino elettronico, impreziosito dalla copertina di Petra Zari.

Speakers-Corner-3

Potete scaricarlo gratuitamente nel formato PDF da questo collegamento:

Speakers’ Corner n.3 – Ricordi di Viaggio in Austenland

Questa raccolta resterà sempre a disposizione nella nostra pagina Pubblicazioni, nella sezione Pubblicazioni originali JASIT – Speakers’ Corner, dove trovate anche i numeri precedenti.

A questa terza edizione dello Speakers’ Corner (che è ormai diventato una tradizione di JASIT, sempre desiderosa di ascoltare la vostra voce) hanno contribuito, nell’ordine: Luana Solla, Raffaella Amicucci, Alessandra Quattrocchi, Silvia Carnevale, Catia Boetti, Roberta Zanasi, Romina Angelici, Anna Carini, Valeria Altiero.

Buona lettura, Buon viaggio e alla prossima edizione!


Le raccolte PDF delle edizioni precedenti dello Speakers’ Corner di JASIT
Speakers’ Corner n.1 – Riflessioni su Jane Austen
Speakers’ Corner n.2 – Da Elizabeth a Fanny: il variegato universo delle giovani donne di Jane Austen

Tutti i post dello Speakers’ Corner n.3 su jasit.it

Pagina Pubblicazioni JASIT

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Speakers’ Corner n. 3 – Ricordi di viaggio in Austenland – fine lavori

Speakers-Corner-postCare lettrici e cari lettori, nonché viaggiatrici e viaggiatori,

siamo giunti al termine della condivisione dei diari di viaggio e delle foto delle Janeite che hanno visitato i luoghi di Jane Austen durante le vacanze. Le ringraziamo per aver sfruttato al meglio l’angolo di blogosfera a disposizione (mille parole) per raccontare i loro “Ricordi di viaggio in Austenland”. Nel giro di questi ultimi quattro giorni, grazie ai loro contributi, abbiamo potuto visitare Chawton, Winchester, Lyme Regis, Bath, Londra, da un punto di vista privilegiato, guidato dalle loro esperienze e considerazioni.

Di seguito trovate i link agli articoli che hanno reso vivo e interessante il nostro viaggio, e che presto raccoglieremo nel fascicolo dedicato a questo Speakers’ Corner n.3:

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Ringraziamo ancora coloro che hanno accolto il nostro invito, e anche chi ha partecipato o vorrà partecipare al dibattito nei commenti.

Speriamo di poter ripetere presto questa stimolante esperienza!

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Diario da Chawton

Qualche pagina del diario di Valeria Altiero direttamente da Chawton.

Chawton, 5 aprile 2015, Domenica di Pasqua

Foto di Valeria Altiero
Foto di Valeria Altiero

Caro Diario,
ogni giorno di questo viaggio in Inghilterra sembra essere il più bello ma poi vedo cose e visito luoghi che mi lasciano sempre più senza parole!
Quando ho progettato questo itinerario sentivo di me che avevo bisogno di vedere da vicino i luoghi dei miei idoli letterari e così, nonostante le distanze e i tempi stretti, mi sono avventurata con la mia famiglia nei panorami mozzafiato del Lake District per vedere quello che Beatrix Potter scriveva nei suoi racconti e dipingeva nei sue disegni; siamo poi passati nell’Inghilterra Tudor di Stratford Upon Avon per avvicinarci anche solo minimamente alle origini del genio poetico di Shakespeare ed infine oggi siamo stati nell’Hampshire per “chiudere il cerchio” completando il percorso nell’Austenland e avere l’occasione unica (e spero ripetibile!) di poter mettere, con l’immaginazione, indietro le lancette del tempo a più di cento anni fa e di andare alla presenza di Miss Austen!!
Oggi ti scriverò, quindi, principalmente di emozioni, quelle vere, forti e incomparabili che ho provato visitando la casa in cui abitò Jane Austen a Chawton per circa 8 anni.
Durante tutta la visita non potevo credere di essere veramente lì!
Un sogno che si realizza… in mente mi dicevo: ma ti rendi conto che finalmente sei a casa “sua”? Ho aperto la porta e ho varcato la soglia non di una stanza ma di una vita, purtroppo breve, ma grande e unica!

Foto di Valeria Altiero
Foto di Valeria Altiero

Qui mi rendo conto che Chawton è davvero l’ombelico del mondo, il punto di partenza ma anche di arrivo dei viaggi alla ricerca di Jane. È qui che ella vive e vivrà per sempre.
Dentro di me un turbinio di emozioni. Divento improvvisamente “ladra” e con i miei sensi cerco di catturare tutto: i miei occhi vedono quello che fino ad ora ho letto solo sulle pagine dei libri, il mio naso annusa gli odori del giardino e dei sacchetti di lavanda posti sul tavolo della cucina, le mie orecchie ascoltano la musica come se Jane fosse lì a suonare il suo pianoforte, la mia bocca esulta all’ingresso nella cucina immaginando chissà quali prelibatezze ed infine le mie mani, che non toccano nulla per non sciupare, ma che fremono e vorrebbero immediatamente prendere parte alla vita della casa del tempo.
Ho cercato di dipingere tutto nella mia memoria così che ogni dettaglio abbia il suo posto e possa rimanermi a lungo impresso.
Cosa mi ha colpito di più? Un po’ tutto… ma forse il tavolino, perché so che ha contribuito alla creazione di parole che ancora oggi viaggiano nel tempo senza sosta. Ma non posso non pensare alla bellezza di tutti gli arredi, degli oggetti personali, del letto,dei quadri… e di tutta la calda atmosfera che regna nel cottage.
È incredibile ma questa casa è davvero il fulcro di tutto: è il luogo, lo spazio e il tempo, dimora di questa memorabile scrittrice e della vita tramandata dalle sue lettere, dai romanzi e dalle memorie di chi l’ha conosciuta.

Foto di Valeria Altiero
Foto di Valeria Altiero

Qui a Chawton ho trovato tutto l’universo mondo austeniano perché ogni oggetto può ricondurti lei e alla sua esistenza di donna e scrittrice… e soprattutto alle gioie e dolori della sua vita di ogni giorno.
Se Jane fosse stata vicino a me le avrei detto: “Grazie per le parole che ci hai regalato e per le storie che ci hai raccontato. I tuoi personaggi fanno parte della nostra cerchia di amici e a casa tua ci sentiamo un po’ a casa nostra. Continueremo a sorridere e piangere con i tuoi romanzi… ma soprattutto grazie per le sensazioni che ci fai provare ogni volta che ci avviciniamo a qualcosa che riguarda te. Sono proprio queste le emozioni di cui abbiamo bisogno per sentirci vive e per continuare ad amare e a sognare.”

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My Austenland

Anche Anna Carini condivide con noi la sua esperienza in Austenland, in compagnia della famiglia.

Il mio primo viaggio in Austenland si è svolto nell’anno di grazia 2012.
Con marito e figlia ci siamo recati a Chawton, Lyme Regis e Bath ed è stata un’esperienza unica per tutti e tre, e per me un sogno che si è avverato.
La visita di Chawton mi ha deliziato in ogni modo possibile a cominciare dal clima: siamo stati accolti da una splendida giornata di sole e catapultati in pieno periodo Regency. Il cottage ha regalato una quantità di sensazioni diverse: abbiamo immaginato di viaggiare sul piccolo donkey carriage degli Austen, siamo stati inebriati dai profumi del giardino in primavera (menta, liquerizia e altre piante officinali), incuriositi dalla cucina con il laboratorio di scrittura con penna d’oca e satura del profumo emanato dal recipiente con la lavanda del giardino, affascinati dalla visita del cottage (in particolare dalle croci di topazio di Jane e Cassandra, dalla ciocca di capelli della zia Jane e infine dal mitico tavolino vista strada). Il tavolino ha evocato visioni di tutti i tipi: Jane che scriveva e sorrideva maliziosamente dei suoi stessi pensieri, ancora Jane che si distraeva dal suo lavoro e osservava la carrozza per Winchester che transitava lungo la strada… Comunque a parte la fervida immaginazione, la mia sensazione più forte è stata quella che il luogo avesse un’aura particolare e che da un momento all’altro, entrando in una stanza qualsiasi, avrei visto materializzarsi qualche membro della famiglia Austen.

Foto di Anna Carini
Foto di Anna Carini

Lyme ci ha regalato un’altra meravigliosa giornata di sole. Abbiamo fatto una passeggiata, scendendo dal parcheggio fino al centro e respirando l’aria fortemente salmastra dell’Atlantico. Il piccolo museo di Lyme con una vetrina dedicata a Jane, ci ha impegnato fino all’ora di pranzo; anche i fossili hanno il loro fascino e non va dimenticato che la costa è nota come “costa dei dinosauri”; purtroppo non abbiamo potuto cimentarci nella ricerca personale dei fossili (avendo mal considerato un dettaglio del tutto insignificante quale la marea…). Nel pomeriggio abbiamo visitato il piccolo museo del mare situato nella zona adiacente il Cobb (ed utilizzato nelle riprese del film BBC Persuasione del 1995, dove era adibito ad abitazione degli Harville) e abbiamo percorso il Cobb in lungo ed in largo, sfidando la fortuna sui Granny’s Teeth e percorrendo il lungomare costellato da una quantità di casette colorate. Intanto, lungo tutto il percorso, la mia mente vagava su stralci di Persuasione, rammaricandomi di non aver abbastanza tempo per visitare i dintorni di Lyme.

Foto di Anna Carini
Foto di Anna Carini

Bath è stata l’ultima tappa del nostro itinerario austeniano. L’abbiamo visitata seguendo l’audioguida (“In the footsteps of Jane Austen” reperibile al seguente link http://channels.visitbath.co.uk/janeausten/audio-tour, proposta dal Jane Austen Centre) e che ci ha condotto nei luoghi più suggestivi. Siamo partiti dal centro con la sua Abbey Church, le terme romane e la Pump Room (ora una sala da thè), proseguendo con il Pulteney Bridge, Laura Place (“le cugine Dalrymple! le nostre cugine Dalrymple!” Ah! Come non evocare gli Elliot adoranti!), Great Pulteney Street (dove ho cercato di indovinare dove vivessero i signori Allen) e l’arcinoto nr.4, Sidney Place, luogo in cui gli Austen hanno vissuto per quattro anni. La visita è proseguita con il Jane Austen Centre (paradiso di tutti gli appassionati con tanti libri e gadget di ogni tipo), dove abbiamo perfino provato cappellini e ci siamo pavoneggiate con i parasoli (divertimento puro; prima o poi proverò l’ebbrezza di un abito Regency!). E poi Union Street, il gravely walk (dove Anne ed il Capitano Wentworth si rinnovano le promesse), il Royal Crescent, il Circus e le Assembly Rooms (ho sognato di danzare lì almeno un milione di volte!), Milsom Street e Camden Place (ora troppo trafficata e caotica, ma dalla quale si gode un panorama mozzafiato su Bath). La cittadina meriterebbe comunque una visita articolata su due giornate: c’è davvero tanto da ammirare e una sola giornata non le rende giustizia.

Foto di Anna Carini
Foto di Anna Carini

Dopo quel meraviglioso primo viaggio, siamo tornati l’anno successivo nel Regno Unito, dedicandoci ad un itinerario “cinematografico” nel Peak District e a Stoneleigh Abbey e nuovamente in pellegrinaggio a Chawton lo scorso anno (per poter vedere anche Chawton House) e rinverdire i ricordi; questa nuova visita ha creato un ulteriore legame (pare che Chawton sia come una droga, che però produce endorfine e crea una sana dipendenza!). Ad ogni modo l’emozione della prima visita non si dimentica mai!
Il prossimo itinerario presumo potrà essere la Cornovaglia e credo che, partendo da Londra in auto, una ulteriore visita a Chawton non sia da escludere.
Un ultimo pensiero: sono particolarmente grata ai miei famigliari che hanno sempre assecondato i miei deliri austeniani ed hanno partecipato con entusiasmo agli itinerari che proponevo e propinavo loro: è sempre un piacere viaggiare con voi!

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Pellegrinaggio a Chawton

Romina Angelici condivide con noi il diario del suo pellegrinaggio a Chawton.

È la mia prima volta a Londra con la famiglia e non posso non andare a trovare la mia cara Jane Austen- Prendere il treno per Alton è come entrare nel cuore della campagna inglese. Una modesta stazione ferroviaria ci accoglie senza clamore e senza difficoltà siamo convogliati in direzione di Chawton lungo il saliscendi di High Street. Oltrepassato il centro abitato giungiamo allo slargo di un rasatissimo parco. Da qui, superati la doppia rotonda e il French Horn pub – dove nemmeno Jane si fermava – imbocchiamo Winchester Road. Il quartiere è silenzioso, i cottage sono curatissimi e rifiniti, ogni anfratto è stato seminato di fiori. Guardo gli alberi secolari che si stagliano contro il cielo azzurro dell’Inghilterra e penso che quelle fronde odorose hanno ombreggiato anche la passeggiata di Jane e della sua abituale compagna. Ma il vero tuffo nel passato lo compio appena avvisto il sottopassaggio pedonale – con indicazioni del Jane Austen Trail – che conduce nel borgo di Chawton, un ristretto caseggiato che si riversa sulla strada. Già quando intravvedo la tenuta dei Prowtings, avverto l’imminenza di un cottage ben più importante. Siamo arrivati a quel fatidico crocevia! Sono qui, sono davvero qui, non ci credo ma voglio rendermene conto per godermi questo momento, registrare e annotare ogni particolare.
Mi attardo un po’ prima di entrare, costeggio e accarezzo le mura esterne, scruto le targhe commemorative che dichiarano con marmorea chiarezza che sono davanti alla casa dove Jane Austen esplicò pienamente il suo talento, trovò l’ambiente ideale e la sistemazione congeniale al fluire del suo genio creativo che le fece perfezionare i romanzi già scritti e produrne di nuovi e magnifici, a ritmi sorprendenti.
Infine mi decido, pregustando un itinerario che conosco solo per sentito dire. L’ingresso laterale immette direttamente nella Drawing Room, la stanza più grande della casa dove ricevevano visite e Jane suonava il piano esercitandosi ogni mattina prima di colazione. Le quattro donne di casa Austen si ritiravano qui ogni sera, dopocena, per cucire o dipingere mentre una di loro leggeva uno dei romanzi presi in prestito dalla biblioteca circolante.
Nella sala da pranzo, accanto al tavolo apparecchiato per il tè, Jane trascorreva la mattina, scrivendo vicino alla finestra rivolta verso la strada di passaggio, raccolta su un minuscolo tavolino rotondo con un pennino fine e sottile, come la sua ironia, sempre intinto nell’inchiostro.
Ora è esposto in tavola il servizio di porcellana Wedgwood che Jane accompagnò il fratello Edward e la nipote Fanny a scegliere e acquistare a Londra.
Nel vestibolo che collega le due stanze della zona giorno sono custoditi i tesori terreni – in fatto di gioielli – posseduti da Jane: accanto alla citata croce di topazio, che vive il suo momento di celebrità in Mansfield Park, regalata da Charles alle sue due sorelle, brilla un anellino turchese, la cui provenienza è un mistero, e un braccialetto di perline, bianco e celeste, che forse lasciò alla nipote Fanny. Quando Cassandra le scrive, subito dopo la perdita della cara zia Jane, le domanda quale oggetto vuole ricevere in memoria di lei: “Sii così buona da dirmi se preferisci una spilla o un anello”.
Salendo al primo piano, le scale immettono direttamente nella camera di Jane e Cassandra che dormivano insieme in un unico letto a due piazze (quello esposto è una replica). In un dente ricavato in fondo alla stanza, lateralmente, è incastonato un modestissimo catino con il lavabo e la brocca, per le abluzioni mattutine, permesse dal pozzo in cortile. Vicino alla finestra, che si affaccia sull’amato giardino, un tavolino e una sedia. Costellano tutto questo magico cammino nella casa di Jane, mazzetti di lavanda: poggiati delicatamente sul sofà o sulla sua sedia, quasi a volerne testimoniare l’impronta soave.

Foto di Romina Angelici
Foto di Romina Angelici

Non mi trasmettono emozioni particolari la stanza denominata “dell’ammiraglio” (per gli ospiti) e la camera di Mrs. Austen, se non per averne, gli oggetti, circondato la vita quotidiana di Jane. Invece nell’ala che volge verso il giardino interno, mi aspettano il letto originale a baldacchino, protetto da una teca e avvolto dalla trapunta patchwork realizzata dalle sue stesse mani, e il manichino che indossa il suo cappotto doppiopetto blu navy, con bottoni dorati, e fa materializzare per un attimo la sua figura, magra e alta, accanto alla quale mi posiziono, tremando nello sfiorare la manica che termina senza mano.

Foto di Romina Angelici
Foto di Romina Angelici

Non riesco a vedere la cucina ma la rimessa con il suo carrozzino che trainato dall’asino la conduceva nelle sue ultime passeggiate nei dintorni quando ormai la forza nelle gambe di camminatrice instancabile, l’aveva abbandonata.
Il giardino, orlato di un muro di cinta, avvolge la casa di profumi e colori, disegna angoletti furtivi e ombreggiati dai frondosi alberi. Essi silenziosamente hanno assistito alle sue passeggiate, hanno ascoltato qualche pensiero sussurrato, hanno carpito le confidenze tra sorelle e custodiscono tutto nella loro maestosa immobilità.
Dopo il pranzo con vista al Cassandra’s Cup, proseguiamo in direzione della Chiesa di S.Nicholas e della Chawton House. Visitiamo solo i giardini della magione di Edward Austen-Knight (occorrendo prenotazione per gli interni) apprezzando la bellezza dei luoghi ma con minore coinvolgimento. La Chiesa di S. Nicholas custodisce la perfetta quiete in cui riposano Cassandra e Mrs. Austen. Ci lasciamo tutto questo alle spalle con la tristezza per la caducità della vita, la sfortuna di alcune esistenze, la longevità di altre.

Foto di Romina Angelici
Foto di Romina Angelici

Il ritorno ad Alton è più duro e faticoso. Lungo il cammino volgo lo sguardo indietro più volte per cercare di imprimere nella mia mente a futura memoria, ogni particolare, anche il più insignificante e comunque suggello l’esperienza vissuta cogliendo un fiore da un cespuglio profumato nei pressi della stazione per portar via, sempre con me, il dolce aroma di quei luoghi.

Chawton, giovedì 3 luglio 2014

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Una passeggiata a Winchester

Roberta Zanasi ci accompagna a fare due passi, molto emozionanti, per Winchester.

Saluto i miei compagni di viaggio al pub Old Vine e passo dopo passo, mi lascio sempre più alle spalle l’andirivieni e il chiacchiericcio della High Street. Davanti a me si aprono le tipiche strade di paese inglese, con i loro piccoli giardini pieni di fiori, le ringhiere in ferro, le porte colorate, gli infissi bianchi e le finestre così pesantemente protette da occhi indiscreti. Non un’anima in giro. Se non fosse per le automobili parcheggiate ai lati della strada penserei di aver varcato un passaggio spazio temporale che mi ha riportato indietro di duecento anni. Non avrò sbagliato strada? Potevo chiedere indicazioni precise all’ufficio informazioni come mi aveva consigliato mio marito invece di volermi affidare ostinatamente alla mappa turistica presa alla stazione dei treni. Ma è mai possibile che nessuno stia andando dove vado io? O forse è stato l’acquazzone di poco fa a scoraggiare i visitatori? Accipicchia, quei dieci minuti di pioggia mi hanno risvegliato la cervicale. Mentre continuo per il percorso che dovrebbe portarmi al fatidico numero 8 di College Street faccio i miei esercizi per il collo, quelli che il mio medico mi ha consigliato di fare tutti i giorni per prevenire gli attacchi di cervicale ed emicrania, ma che puntualmente mi ricordo di fare solo quando inizio a sentire dolore. Mi annodo bene la pashmina e per associazione di idee ripenso ad un altro medico, il dott. Lyford, e alla sua illustre paziente che in passato ha sofferto, ben più di me, in questa stessa strada. Sì perché se la cattedrale è alle mie spalle e il college dietro a quell’arco in fondo alla strada di fronte a me, la direzione è quella giusta ergo, questa deve essere College Street, anche se non ho fatto caso al segnale con il nome della via. Cerco di capire che numero sia la casa che mi trovo davanti ma non lo trovo e ricordo di aver letto in Watching the English di Katie Fox dell’avversione degli inglesi a mostrare il numero di casa, quasi per proteggere il loro “castello” da eventuali intrusioni. Ora ho caldo, e il collo continua a darmi fastidio. Procedo ancora un po’ e decido di sedermi un attimo su un muretto che delimita un piccolo giardino ben tenuto di fronte a una graziosa ma desolata… casa… gialla. Seduta a bocca aperta vedo la targa metallica. La scritta slavata e sbiadita mi informa che
In this house JANE AUSTEN lived her last days and died 18 July 1817“.

Foto di Roberta Zanasi
Foto di Roberta Zanasi

Sono arrivata a destinazione. Sono seduta sul muretto del giardino del rettore del college, il Dott. Gabell, ai tempi di Jane Austen.
Le parole e le frasi di tutte quelle lettere e dei sei romanzi incominciano a ruotare come in un vortice nella mia mente. I volti, le voci, lo scroscio di quei vestiti, la musica dei balli, il rumore di un pennino intriso di inchiostro trascinato sulla carta, il gusto amarognolo del tè, il tocco del velluto e del taffetà. Quella casa evoca emozioni per tutti i miei sensi. E gli occhi mi si riempiono di lacrime quando mi si presenta davanti l’immagine di una donna stanca quasi da non stare in piedi che entra in casa appoggiata all’amata sorella. Ha più o meno la mia età e nella sua vita ha saputo sfidare la convenzioni del suo tempo non volendosi sposare per convenienza ma cercando di mantenersi con la sua scrittura. Non ha mai avuto una stanza tutta per sé in cui lavorare, ma da un tavolino poco più grande di un vassoio da tè ha dato vita a personaggi indimenticabili e si è presa gioco della società in cui viveva.
Non voglio piangere. Sono una persona adulta, con pensieri e problemi da adulta, non posso sciogliermi come un’adolescente davanti alla casa del proprio mito. Ma non ce la faccio e abbassando gli occhiali da sole che tenevo sui capelli, abbandono tutto il mio sense e cedo alla sensibility.

Foto di Roberta Zanasi
Foto di Roberta Zanasi

Tanto sono immersa in questi pensieri che non mi accorgo neppure che qualcuno, silenziosamente, mi ha raggiunto e sta guadando la casa da seduto sul muretto esattamente come me. Una turista, giapponese direi. In fretta mi asciugo la lacrima che è scivolata sotto agli occhiali. Guardo la ragazza con la coda dell’occhio, vorrei quasi dirle qualcosa. Non so chi sia ma so che condividiamo qualcosa, che nonostante le migliaia di chilometri e di anni di storia e cultura che ci dividono, stiamo provando la stessa sensazione. Anche lei ha gli occhi umidi. Chissà se, come me, sta protestando dentro di se per la trascuratezza con cui sembra tenuta questa casa, per quella targa così poco evidente, per quelle tende così serrate da non lasciare intravedere assolutamente nulla delle stanze a cui danno luce. Vorrei rivolgerle la parola, ma non so se abbia voglia di condividere quel momento con me e non voglio disturbarla. Così non faccio altro che togliermi gli occhiali da sole senza più temere che veda le mie lacrime e le rivolgo un piccolo cenno di saluto mentre passo davanti a lei per tornare alla vita reale, quella di tutti i giorni, fatta di computer, contratti, dizionari, ragazzini che sbuffano a lezione, quella dove Jane Austen è relegata ai pomeriggi piovosi o alle letture prima di addormentarmi. Lei mi guarda con un sorriso malinconico e risponde al mio cenno inclinando il busto, in un gesto tipico della sua cultura millenaria poi ricambia il mio sguardo e mi dice “Yes, I know”. Non c’è davvero nient’altro da dire.
Mentre mi allontano getto un ultimo sguardo alla finestra ad arco della casa gialla e mi immagino, dietro al vetro impolverato, una donna che in abito Regency verde scuro assiste alla scena sorridendo e ripensando orgogliosa alle piccole grandi cose che i suoi amati figlioli mandati per il mondo duecento anni prima, sono riusciti a fare.

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