Rappresentazioni teatrali casalinghe: un’immagine infangata, di Maria Grace

L’11 ottobre 2019 è apparso sul blog English Historical Fiction un articolo di Maria Grace sulle rappresentazioni teatrali private ai tempi di Jane Austen, che abbiamo tradotto per voi.

Rappresentazioni teatrali casalinghe: un’immagine infangata
di Maria Grace

Jane Austen e il teatro casalingo

Per quanto il teatro fosse senza dubbio un divertimento dei ricchi, vi assistevano anche membri meno abbienti tra i piccoli possidenti terrieri, compresa Jane Austen e la sua famiglia. Dal 1782 al 1789, mentre viveva nella canonica di Steventon, Jane Austen e la sua famiglia rappresentarono drammi moderni e classici nel salotto e nel granaio. Deve essere stata molto pratica con la sfida di mettere in piedi un intrattenimento simile: scegliere un’opera teatrale adatta che andasse bene per lo spazio fruibile per la rappresentazione, gli attori a disposizione e le loro relative abilità; allestire lo spazio, costruire lo scenario, i costumi e gli oggetti di scena; invitare gli ospiti e gestire la pubblicità.
Spesso i partecipanti a rappresentazioni dilettantesche come queste imparavano le basi della tecnica teatrale in collegio. Lì, recitare veniva considerato uno strumento per esercitarsi nella dizione e nella grazia del movimento. (Mettere in scena opere teatrali è stata parte dei programmi delle scuole pubbliche in Inghilterra fin dal XVI secolo – Haugen, 2014).
La scenografia per il teatro offriva ai giovani un’opportunità per dimostrare le proprie doti nel dipingere gli sfondi: tavole piatte che venivano messe al loro posto dal lato del palcoscenico o fatte cadere dall’alto. Se nel gruppo non c’erano artisti, poteva essere assunto un pittore di scenari. Costumi e arredi di scena potevano essere fatti appositamente per l’occasione, oppure riadattati da quello che c’era già a portata di mano, in relazione, in misura non trascurabile, al portafoglio della famiglia che ospitava l’evento.
In fin dei conti, soprattutto se fatte in piccola o modesta scala, le rappresentazioni casalinghe venivano considerate un’attività accettabile per i giovani alla ricerca di qualcosa per mitigare la noia. Una propaganda minima, un piccolo pubblico, un testo adatto e membri anziani della famiglia en costume mettevano il sigillo di divertimento innocente alle recite casalinghe. (Vickery, 1998).

Su traballanti basi morali

Anche così, c’erano molte possibili insidie per i partecipanti, comprese questioni che il moderno osservatore non potrebbe riconoscere con facilità.
James, il fratello di Jane Austen (che, assieme a Henry sembrava essere il principale promotore delle rappresentazioni teatrali) scrisse prologhi ed epiloghi per le commedie che misero in scena. Sia nel teatro professionale che in quello dilettantesco, queste addizioni, rappresentate prima e dopo il dramma, creavano uno spazio di transizione perché il pubblico passasse nel mondo della commedia e poi uscisse di nuovo fuori per entrare nel pezzo breve alla fine della rappresentazione o nel mondo reale se non c’era il pezzo breve. (Molto spesso questi contenevano anche elementi politici e filosofici che potevano renderli controversi.) Sovente giornali e riviste stampavano questi pezzi tratti sia dalle rappresentazioni pubbliche che da quelle private.
“Nelle rappresentazioni pubbliche, abitualmente era una delle attrici principali a pronunciare l’epilogo, e gli stereotipi culturali riguardo alla moralità rilassata di donne che recitavano professionalmente coloravano l’esperienza del pubblico con allusioni sessuali. […] I palcoscenici privati cercavano di differenziarsi da quelli pubblici in un particolare modo: i loro prologhi ed epiloghi erano pronunciati sia da uomini che da donne. Sganciare sia il prologo che l’epilogo dalle loro connotazioni convenzionali di genere può essere stato un modo per renderli più adatti all’intrattenimento domestico, in particolare quando c’era a repentaglio la reputazione delle donne.” (Haugen, 2014)
E così, il solo utilizzare la consuetudine dell’epilogo, già poneva le rappresentazioni domestiche su traballanti basi morali.

Le rappresentazioni domestiche nei romanzi

Maria Edgeworth

Con una cosa tanto piena di ambiguità e di pericoli, non è sorprendente che Austen e altre autrici utilizzassero le rappresentazioni teatrali casalinghe come uno strumento letterario per denunciare aspetti meno raccomandabili dei loro personaggi e dei loro mondi. Tre romanzi del 1814 di Jane Austen, Maria Edgeworth e Francis Burney ritraggono il teatro non solo come una minaccia alla virtù femminile, che conduce a pericolosi coinvolgimenti, ma come qualcosa che ha la capacità di scatenare desideri inammissibili e di svelare sgradite verità personali e sociali. (Giusto una nota a margine: tutte e tre le autrici avevano partecipato personalmente a rappresentazioni teatrali in casa e in famiglia.)

Frances Burney

Tutte e tre le autrici usano il teatro per rivelare verità nascoste sui loro personaggi. In Mansfield Park di Jane Austen, la virtù di Fanny viene espressa dalla sua opposizione all’intera faccenda, che rivela anche la debolezza di carattere in Henry Crawford e Maria Bertram. Maria più avanti viene rovinata da ciò che è cominciato con il pretesto del teatro.

In Patronage (Protezione) di Maria Edgeworth l’attenzione è su ciò che il talento per la recitazione indica riguardo alla sincerità e all’integrità, soprattutto se l’attrice è donna. Stare in scena alla fine manifesta il vero carattere della sua Georgiana, le cui capacità recitative rivelano che lei è sostanzialmente vanitosa e falsa, qualcuno per cui l’intera vita è una rappresentazione.

The Wanderer (La girovaga) di Burney utilizza le rappresentazioni private per mettere in dubbio e sconvolgere le gerarchie consolidate di classe e genere. Mentre i personaggi partecipano al dramma, loro, assieme ai lettori, mettono in discussione identità e categorie che di solito sono chiare e ben comprensibili. Sebbene per la fine del romanzo l’indispensabile decoro venga ristabilito, la rappresentazione offre spazio per un disordine e un’incertezza che sono essenzialmente sgradevoli per lo status sociale costituito.

Il trattamento delle rappresentazioni teatrali casalinghe in questi romanzi è diverso da quello che si può trovare nei romanzi precedenti, che ritraevano quegli eventi in una luce più positiva. Questo cambiamento riflette una crescente preoccupazione e un disagio per questi spettacoli.

Mettere in piedi un piccolo teatro

Intorno al 1790 le posizioni nei confronti dei teatri casalinghi cominciarono a trasformarsi.

Blowing up the Pic Nic Society di Gilray

“In gran parte si può attribuire ai profondi cambiamenti che si stavano verificando nell’ambiente politico e culturale a causa della Rivoluzione Francese, del Regno del Terrore e delle sue conseguenze. In un clima di tale paura e ostilità, teatri privati eccessivi, con sfarzose esibizioni di opulenza, divennero un bersaglio facile. Per quanto, in grande misura, la stampa continuasse a seguire gli sviluppi di rappresentazioni come quelle con avido interesse e pubbliche recensioni lusinghiere – spesso fino al punto da sfiorare l’esagerazione – la circolazione di diverse pubblicazioni polemiche e deleterie e una serie di caricature eccezionalmente pungenti di James Gilray cominciarono ad avere un effetto negativo sulla percezione pubblica.” (Haugen, 2014)

La Pic-Nic Society, allestita principalmente dalla Contessa di Buckinghamshire, cominciò a rappresentare commedie nel 1802. La società, che utilizzava un teatro privato a Tottenham Street, non fece nulla per migliorare l’opinione pubblica sul teatro amatoriale. Il gruppo non solo rappresentava drammi, ma ospitava un’intera serata di intrattenimenti: si ballava, si cantava, si giocava a carte e si cenava a pic-nic (su per giù come un moderno rinfresco, in cui tutti i partecipanti contribuivano al pasto). Con la reputazione della contessa di inveterata giocatrice di faraone e di scommettitrice compulsiva, la Pic-Nic Society venne macchiata a causa dei suoi eccessi aristocratici. Con accuse di decadenza e dissolutezza che abbondavano e le taglienti caricature dispregiative di Gilray che circolavano in lungo e in largo (Dilettanti theatricals – Teatro dilettantesco e Blowing up the Pic Nic Society – La Pic-Nic Society viene fatta esplodere), la Pic-Nic Society si ripiegò sotto il peso della pubblica censura.

“Mettere in piedi un piccolo teatro”

Gli eccessi degli aristocratici non erano certo l’unica preoccupazione che riguardava la ‘sicurezza’ e il decoro delle rappresentazioni dilettantesche. In Mansfield Park di Jane Austen Tom parla di “mettere in piedi un piccolo teatro”, paragonandolo all’idea di mettere in piedi un piccolo inferno; per lui il teatro forniva un’opportunità di dire e fare cose che erano normalmente proibite nella buona società.

“Recitare, per la sua stessa natura, consiste nell’assumere gesti, comportamenti, maniere ed emozioni per modellare e rimodellare personaggi e identità in un processo che, allo spettatore, appare quasi così veloce e semplice come cambiare i costumi. Ma quando questo gioco dei ruoli avviene su un palcoscenico privato, la mutevolezza dei confini che definiva e identificava duecentocinquanta categorie della vita di ogni giorno nel XVIII secolo – genere, classe, posizione sociale, rango, razza, appartenenza nazionale – è messa a nudo, perché la distinzione tra attore e ruolo è indistinta in un contesto in cui le relazioni strette di famiglia e amicizia tra attori e pubblico delimitano ogni obiettività o distanza.” (Haugen 2014)
La sfumatura di queste linee fondamentali rappresentava un pericolo per le persone vulnerabili in società – in particolare i bambini e le giovani donne – che avevano bisogno di essere protetti da questi inquietanti e potenzialmente rovinosi effetti.

Rappresentazioni teatrali casalinghe: un’immagine infangata

Dilettanti Theatricals di Gilray

Liberarsi dalle appropriate restrizioni

Oltretutto, recitare spesso esigeva che gli attori sospendessero il comportamento educato per il bene del dramma. Alla fine dell’era Georgiana, la dimostrazione di “comportamento educato” aveva raggiunto quasi proporzioni di culto. Discostarsi poteva significare rovina sociale, in particolare per le signorine nubili. Un comportamento corretto, educato, richiedeva definite restrizioni emotive davanti agli altri. (Unica eccezione per le signore: potevano svenire quando si trovavano davanti a una situazione estremamente angosciante o volgare.) Le convenzioni per il palcoscenico dell’epoca incoraggiavano le attrici a svenire in eccesso e gli attori maschi a sbraitare e inveire in modo espressivo. (Possiamo dire esagerare? Ma sto divagando.)

Inoltre, ci si aspettava che il pubblico rispondesse a queste esibizioni con sospiri, gemiti e lamenti. Tante emozioni! Cosa doveva fare una casa perbene?

Se questo non era abbastanza, era molto probabile che le rappresentazioni comportassero un contatto fisico tra attori e attrici durante il loro svolgimento. Per quanto fosse accettabile per un’attrice professionista (che non era considerata affatto una gentildonna), quel genere di comportamento era molto sconveniente per la figlia di un gentiluomo con una reputazione e prospettive di matrimonio da considerare. Farlo sotto l’apparenza di una rappresentazione teatrale offriva solo una sottile patina di protezione.

Il reverendo Thomas Gisbourne (1797) ricapitolò la situazione:
“Alcuni anni fa la consuetudine di recitare in teatri privati, allestiti da individui con un patrimonio, prevaleva di quando in quando. […] Prendiamo il beneficio di tutte queste circostanze favorevoli; tuttavia, qual era anche allora la tendenza di un divertimento del genere? Incoraggiare la vanità; suscitare una sete per applausi e ammirazione di conseguimenti che, se dovevano essere esibiti in tal modo, sarebbe stato meglio in genere che gli individui non possedessero; distruggere la diffidenza, dalla familiarità incontrollata con persone dell’altro sesso, che inevitabilmente risultava dall’essere uniti a loro nel corso della messa in scena; creare una generale passione per la lettura di drammi che spesso erano inadatti a esser letti; e assistere a rappresentazioni drammatiche che spesso erano inadatte a essere viste.”

Le osservazioni personali di Jane Austen

Su raccomandazione di sua sorella Cassandra, Jane Austen lesse il lavoro di Gisbourne nel 1805. A quanto pare, Austen si sorprese ad approvare le parole del reverendo. Sebbene non ci sia modo di sapere se lo approvasse, non è un’esagerazione immaginare che le sue stesse esperienze con il teatro casalingo possano aver contribuito alla sua reazione.

Nel 1787, sua cugina Eliza Hancock fu ospite dagli Austen e i giovani rappresentarono The Wonder (Il prodigio). La tradizione di famiglia degli Austen vuole che Eliza abbia amoreggiato sia con James che con Henry (che erano gli organizzatori del teatro familiare). Eliza recitò il ruolo dell’eroina della commedia, mentre Henry fu il protagonista maschile. La commedia offriva molte opportunità per “attività da palcoscenico” tra i due attori. (Austen Only, 2010)
Alcuni insinuano che Eliza Hancock fu di ispirazione per Jane Austen per diverse opere dei suoi Juvenilia, in particolare per Henry ed Eliza e per Lady Susan. Si suppone che sia anche il modello per Mary Crawford in Mansfield Park. Alla fine Eliza e Henry si sposarono, nel 1797, dopo che il suo primo marito fu ghigliottinato nel 1794.

Non ci si può impedire di chiedersi se Jane Austen abbia messo un po’ di se stessa nel personaggio di Fanny Price, che vide subito come i giovani innamorati del gruppo potessero trasformare l’occasione del teatro a proprio temporaneo vantaggio… e definitiva rovina.

Fonti

Baer, Marc. Theatre and Disorder in Late Georgian London. Clarendon Press. 1992

Byrne, Paula. Jane Austen and the Theatre. Bloomsbury Academic. 2007

Collins, Irene. Jane Austen, the Parson’s Daughter. London: Hambledon Press, 1998.

Fullerton, Susannah. Jane Austen and Crime. Sydney: Jane Austen Society of Australia, 2004.

Gisborne, Thomas. An Enquiry into the Duties of the Female Sex. London: Cadell and Davies, 1797.

Haugen, Janine Marie, “The Mimic Stage: Private Theatricals in Georgian Britain.” (2014). English Graduate Theses & Dissertations. 68. https://scholar.colorado.edu/engl_gradetds/68

Hudson, Chuck. “Theater in Georgian England.” The Historic Interpreter. March, 16, 2015. Accessed July, 2, 2019. https://historicinterpreter.wordpress.com/2015/03/16/theatre-in-georgian-england/

Laudermilk, Sharon H., and Teresa L. Hamlin. The Regency Companion. New York: Garland, 1989.

Selwyn, David. Jane Austen and Leisure. London: Hambledon Press, 1999.

Vickery, Amanda. The Gentleman’s Daughter: Women’s Lives in Georgian England. New Haven, Conn.: Yale University Press, 1998.

Wakefield, J. F., “Jane Austen: Fanny Price and Private Theatricals.” Austen Only. June 6, 2010. Accessed June, 2, 2019. http://austenonly.com/2010/06/06/jane-austen-fanny-price-and-private-theatricals/

Fonte articolo

Ringraziamo Maria Grace per averci concesso di tradurre questo articolo, e vi invitiamo a visitare il suo blog, Random Bits of Fascination.

Maria Grace scrive fiction da quando aveva dieci anni, anche se i suoi primi romanzi non verranno mai pubblicati.
Dopo la laurea e un dottorato in Psicopedagogia, ha insegnato all’università per sedici anni, dopodiché è tornata al suo primo amore, la scrittura.
Ha pubblicato numerosissimi romanzi collegati a Jane Austen, e alcuni saggi, come Courtship and Marriage in Jane Austen World (Corteggiamento e matrimonio nel mondo di Jane Austen).
Per conoscere i suoi libri e altri frammenti sparsi di fascinazione, visitate il suo blog Random Bits of Fascination

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