Mia cara Cassandra… una chiacchierata lunga vent’anni

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 11 (2019), pagg. 120-125. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


L’epistolario rimastoci di Jane Austen comprende 161 lettere, delle quali la maggior parte (95) indirizzate alla sorella Cassandra. È un corpus significativo, che possiamo considerare come una lunga conversazione tra le due sorelle, una conversazione epistolare che, nei periodi in cui erano separate, sostituiva quella che avevano quotidianamente nella loro vita in comune. Che siano da considerare conversazioni ce lo dice la stessa JA, in una lettera del 3 gennaio 1801 (n. 29):

Ormai ho acquisito la vera arte epistolare, che come ci hanno sempre detto, consiste nell’esprimere su carta esattamente ciò che si direbbe alla stessa persona a voce; ho chiacchierato con te quasi alla mia velocità abituale per tutta questa lettera.

Manoscritto della citazione: I have now attained the true art of letter-writing, which we are always told, is to express on paper exactly what one would say to the same person by word of mouth; I have been talking to you almost as fast as I could the whole of this letter.
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Cecilia e (non solo) Orgoglio e pregiudizio

 

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 11 (2019), pagg. 42-51. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


 

Frances (Fanny) Burney (1752-1840) fu una delle più famose scrittrici dell’epoca. Le sue opere sono citate diverse volte nelle lettere e nei romanzi di Jane Austen, e Cecilia (1782) non fa eccezione. La troviamo in una lettera del 24 gennaio 1809 a Cassandra, in cui è citata la protagonista del romanzo, Cecilia Beverley:

Prenditi cura della tua preziosa persona, non affaticarti troppo, ricorda che le Zie Cassandra sono scarse quanto le signorine Beverley.[1]

nella famosa difesa del genere “romanzo” in L’abbazia di Northanger (cap. 5), insieme a un altro libro di Burney, Camilla e a Belinda di Maria Edgeworth:

“E che cosa state leggendo signorina?” “Oh! È solo un romanzo!” risponde lei, mentre posa il suo libro con affettata indifferenza, o con momentanea vergogna. “È solo Cecilia, o Camilla, o Belinda”, o, in breve, solo un’opera in cui si dispiegano gli enormi poteri dell’intelletto, in cui la massima conoscenza della natura umana, la più felice descrizione delle sue sfaccettature, la più vivida dimostrazione di spirito e intelligenza, sono trasmesse al mondo nel linguaggio più ricercato.

e nel cap. 20 di Persuasione, dove Anne Elliot pensa a Miss Larolles (un personaggio del romanzo) quando tenta di avvicinarsi al capitano Wentworth durante il concerto che la rende consapevole della gelosia del capitano nei confronti di Mr. Elliot:

a causa di altri spostamenti, e di qualche sua piccola manovra, Anne fu in grado di mettersi molto più vicina all’estremità della panca di quanto lo fosse prima, molto più a portata di mano di qualcuno che passasse. Non lo poté fare senza paragonarsi a Miss Larolles, l’inimitabile Miss Larolles, ma comunque lo fece, e con effetti non molto più felici.

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Tre o quattro famiglie in un villaggio di campagna

Una Jane Austen che diventa una editor per la nipote Anna, con complimenti, critiche e consigli su un manoscritto che non vedrà mai la luce ma ci darà la possibilità di sapere, direttamente dalla sua voce e non solo attraverso le sue opere, quali fossero le sue idee sulla scrittura di un romanzo.

 

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 10 (2018), pagg. 142-152. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


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Santo innevato o governante ai fornelli?

Una curiosità che riguarda numerose traduzioni italiane di Pride and Prejudice, nelle quali una governante diventa un santo e un zuppa una manciata di neve.

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 10 (2018), pagg. 72-75. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


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Austen e Vermeer

Un articolo dalla rivista “Persuasions On-Line” della Jane Austen Society of North America, nel quale Marsha Huff analizza alcuni dipinti di Johannes Vermeer mettendoli a confronto con brani tratti dai romanzi di Jane Austen.

Austen e Vermeer, artisti e colleghi
di Marsha Huff
Volume 42, No. 1 – Winter 2021

Quando John Murray pubblicò Emma, chiese a Walter Scott di scrivere una recensione del romanzo per la pubblicazione sulla sua rivista letteraria, la Quarterly Review. Scott, nella sua recensione non firmata, afferma che le prime opere dell’autrice di EmmaRagione e sentimento e Orgoglio e pregiudizio – “appartengono a un tipo di narrativa nata quasi ai nostri giorni, e che tratteggia personaggi e vicende presi dalla normale vita quotidiana”. Scott sostiene che in questo nuovo “tipo di narrativa”, l’autrice di Emma e dei romanzi precedenti “è quasi da sola”. Per quanto riguarda Emma, scrive:

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Note austeniane

Questo articolo intende mettere in evidenza l’utilizzo della musica nelle opere di un’autrice che l’aveva coltivata quasi quotidianamente nel corso della sua vita. Dagli esempi riportati si può constatare come la musica sia presente in molti modi, sia per mettere in luce caratteri, sentimenti e stati d’animo dei personaggi dei romanzi, sia per sottolineare alcuni sviluppi della trama, sia, infine, per alimentare il gusto parodico e umoristico sempre presente nell’opera austeniana.

L’articolo originale è apparso sulla rivista di Jane Austen Society of Italy “Due pollici d’avorio”, numero 9 (2017), pagg. 7-16. Per richiedere l’intero numero, scrivere a info@jasit.it.


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